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QT n. 7, 6 aprile 2007 L’intervista

A proposito di pregiudizi….

Basta dare una sbirciata al nostro sondaggio (Musulmane in Trentino), per rendersi conto che le trentine, nel descrivere le donne islamiche, non lesinano le etichette. Il che non aiuta né le immigrate, alle prese con un percorso ad ostacoli quotidiano nella società d’arrivo, né le trentine, che corrono ai ripari tenendo le distanze. Proviamo allora, con l’aiuto di Leyla Dauki, mediatrice in un Centro per l’Immigrazione bolognese e collaboratrice della rivista "Afriche e Orienti", a sgretolare alcuni luoghi comuni che sono venuti a galla, per acquisire una chiave di lettura più vicina al mondo femminile musulmano.

"Le islamiche seguono i precetti religiosi in modo rigido e sono tutte praticanti".

Leyla Dauki

"E’ riduttivo – spiega Dauki - parlare genericamente di donne musulmane come se fossero tutte uguali, tutte provenienti da un mondo islamico dai confini geografici indefiniti. I retroterra culturali e sociali delle tante comunità presentano differenze enormi. Di quale donna musulmana parliamo? Quella pakistana, egiziana, iraniana, turca, albanese, siriana, senegalese? Quella di rito sciita o quella di rito sunnita? Quella che indossa l’hijab o quella senza? Quella che proviene da uno Stato secolare o da uno teocratico? A quale scuola giuridica il suo stato di provenienza fa riferimento? Insomma, le tante culture vivono l’Islam con modalità molto diverse".

"Le musulmane sono sottomesse all’uomo causa la loro appartenenza religiosa all’Islam".

"La causa della subordinazione della donna non è legata alla religione, bensì al perdurare di comportamenti sociali, di mentalità patriarcali non disposte a cedere sulle loro posizioni di potere e privilegio. La discriminante non è la religione, ma la posizione giuridica nei rispettivi ordinamenti, peraltro molto diversi da Paese a Paese, la cui conoscenza è fondamentale per capire la situazione delle donne".

"Il velo è spesso un’imposizione che indica una scarsa emancipazione ".

" Portare il velo può significare tante cose. Il velo è un modo per conservare la propria identità. Per molte donne fa parte di una tradizione religiosa nella quale si riconoscono, poiché rappresenta anche la realizzazione di sé. Può essere una libera scelta coerente con il proprio credo religioso che non impedisce di avere una vita assolutamente normale, come lavorare o studiare.

A volte è una soluzione per accedere a spazi pubblici, perché in certi contesti geografici portare il velo suscita il consenso unanime della comunità.

"E’ sbagliata l’idea che queste donne abbiano una scarsa cultura. Basti pensare alla storia, alla filosofia, alla letteratura e al ruolo che in tutto questo esse hanno avuto. Solo in epoca contemporanea, dalla fine del XIX, il ruolo delle scrittrici arabe è stato fondamentale: donne impegnate in battaglie politico-sociali che attraverso la scrittura o altre forme d’espressione artistica, dal cinema al teatro, hanno dato un contributo fondamentale. E di tutto questo fervore culturale in Italia non si conosce quasi nulla".