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Porfido: operai come schiavi

Fabrizio Bignotti, Stefano Pisetta

E’ freddo, tira un forte vento, ancora più intenso in quella cava
posizionata in una zona particolarmente esposta. Condizioni di lavoro oggettivamente proibitive per gli operai e per la loro salute, visto il forte aumento dell’esposizione alle polveri di silice sollevate dai turbini d’aria. I colleghi delle aziende vicine sono stati già messi in cassa integrazione per la giornata, come prevedono le norme contrattuali e lo stesso Inps.

Gli operai di quella cava fanno la stessa richiesta al loro titolare, che decide, sulla base di non si sa quali criteri personali, di negare tale sospensione. Non solo: alle legittime proteste degli operai, usa l’arma del ricatto, proibendo a chi deciderà di non lavorare la possibilità di utilizzare il buono per consumare il pasto presso la mensa di Fornace.

L’episodio, che non ha bisogno di commenti, è stato segnalato dai lavoratori al sindacato, che ha cercato di intervenire chiedendo spiegazioni al datore di lavoro (che si è reso irreperibile); lo stesso sindacato, vista la situazione ha provveduto a pagare ai lavoratori di quella cava il buono pasto, in attesa di andare a fondo nella vicenda.

Si tratta di una situazione allarmante e deprecabile per almeno due motivi; da un lato episodi del genere ci riportano agli anni ‘60, prima dello Statuto dei lavoratori, quando gli operai non avevano tutele e sottostavano ai voleri personalistici dei padroni, in una sorta di moderna schiavitù; dall’altro, si sottolinea che il titolare della cava in questione è il sig. Marco Scenico, presidente della sezione porfido di Confindustria.

E’ sconcertante che il settore sia rappresentato da persone che hanno una tale concezione di chi lavora, proprio in questo momento in cui la Provincia e le parti sociali stanno concentrando l’attenzione sull’ambito del porfido anche e soprattutto per assicurare il massimo grado di tutela della salute e della sicurezza e, in particolare, attraverso la definizione delle buone pratiche per ridurre l’esposizione degli addetti alle pericolose polveri tipiche del settore.

La domanda sorge spontanea: sarebbe questa l’imprenditoria illuminata che dovrebbe gettare le basi per la nascita del Distretto della Pietra come previsto dalla recente legge?

A noi pare che la mancanza di sensibilità rispetto alla salvaguardia della salute dei lavoratori sia un elemento gravissimo e la dica lunga rispetto alle vere intenzioni di certi imprenditori: sfruttare al massimo i lavoratori per fare profitto a tutti i costi, negando anche il diritto alla salute e la dignità di chi lavora.

Fabrizio Bignotti, Stefano Pisetta, (Filca CISL)