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QT n. 8, 15 aprile 2000 Scheda

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Il paese d’origine marca differenze culturali significative in termini di risorse scolastiche: frequenza effettiva a scuola nel paese d’origine, livello di preparazione rispetto all’età, capacità di apprendimento, abitudine alle norme generali che regolano l’istituzione scolastica, sesso (per i musulmani), conoscenza della lingua italiana (gran parte dei ragazzi albanesi conoscono l’italiano) e via dicendo. Alcuni dati sono indicativi di queste difficoltà.

Senegal: In alcune regioni, meno del 30% dei bambini frequenta le scuole elementari e molti villaggi rurali non hanno scuole. L’età dei bambini è comunque nettamente superiore a quella prevista dalla classe di frequenza, per la forte incidenza di ripetenti.

Marocco: Ancora nell’88 solo il 68% dei bambini era iscritto a scuola. La pressione demografica e le politiche nazionali di contenimento della spesa pubblica ne sono fra le cause principali. Accentuato il divario tra scolarizzazione maschile e femminile. Diffuse le scuole coraniche.

Albania: L’estensione della scuola dell’obbligo da otto a dieci anni, pur prevista soltanto con la riforma del 1990, non sembra aver raggiunto i suoi scopi a causa dell’inizio della transizione politico- economica. Inoltre tale disposizione non è mai stata concretamente realizzata.

Nel predisporre un percorso didattico, bisogna tener conto di queste differenze "alla fonte" per non contravvenire al principio di uguaglianza di trattamento per tutti i bambini. L’inserimento di un alunno in classe presenta dunque notevoli difficoltà: quasi sempre arriva all’improvviso, al seguito della famiglia o per ricongiungimento, senza conoscere una parola di italiano. Primo passo obbligato è quindi l’insegnamento della lingua: si inizia ricorrendo alla comunicazione non verbale, raccogliendo informazioni sulla famiglia, accompagnandolo nei primi passi, facendolo interagire coi suoi nuovi compagni, facendolo familiarizzare con l’ambiente.

In questa fase, non si assegnano compiti, né in classe né a casa, ma al ragazzo, per un’ora al giorno, viene affiancato un insegnante che gli dà l’opportunità di portare avanti un lavoro individuale; fuori classe si punta sulla conversazione e sull’interazione coi pari. L’impadronimento delle basi della lingua è fondamentale: appena l’alunno sarà in grado di comprendere e spiegarsi, parteciperà più attivamente alla classe, imparerà senza annoiarsi e non tenderà a chiudersi in se stesso.

Quanto alla religione degli stranieri, in regione la cattolica arriva al 33% (Italia 30%), la musulmana al 29% (Italia 35%).