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Biblioteche a pagamento?

Attilio Pedenzini

È in corso un dibattito che investe nella fondamenta il Sistema bibliotecario trentino e ne mette in discussione i cardini. Finora siamo stati abituati a contare su una capillare rete di biblioteche gestite dai comuni all’interno di una grande rete provinciale, il Sistema appunto, che attraverso il prestito interbibliotecario costituisce un’unica grande biblioteca. Questo strumento garantisce da un lato il reperimento dei testi chiesti dai cittadini indipendentemente dalla biblioteca che li possiede, dall’altro la specializzazione delle biblioteche, attraverso la “carta delle collezioni”, che evita acquisti in serie dello stesso volume.

Il prestito interbibliotecario, introdotto nel ‘92, è passato da 3.411 prestiti del primo anno ai circa 60.000 del 2009, indice di un successo importante. A fronte di questo successo, il costo annuo per la Provincia, riferito all’intero Sistema, è di circa 150.000 euro, l’equivalente di meno di un terzo dei contributi erogati per il funzionamento dei gruppi politici in Consiglio provinciale.

Ora, sulla base della considerazione che 150.000 euro sono una spesa che mette in difficoltà il bilancio provinciale, l’idea che si fa strada sarebbe quella di chiedere un contributo annuale ai cittadini per l’iscrizione alle biblioteche, si parla di 10 euro a testa. Sembrerebbe poca cosa, se non fosse che il principio alla base dell’esistenza delle biblioteche è garantire un accesso libero al sapere, indipendentemente dalle condizioni economiche dei cittadini, anzi, a maggior ragione nei confronti di quanti non si possono permettere di frequentare le librerie o vivono lontano dai centri culturali maggiori.

Giova a questo proposito ricordare che oltre alle Dolomiti, patrimonio dell’umanità, l’UNESCO ha anche prodotto un “Manifesto sulle biblioteche pubbliche” che riconosce il principio della gratuità delle stesse. Ciò perché “la libertà, il benessere e lo sviluppo della società e degli individui sono valori umani fondamentali. Essi potranno essere raggiunti solo attraverso la capacità di cittadini ben informati di esercitare i loro diritti democratici e di giocare un ruolo attivo nella società. La partecipazione costruttiva e lo sviluppo della democrazia dipendono da un’istruzione soddisfacente, così come da un accesso libero e senza limitazioni alla conoscenza al pensiero, alla cultura e all’informazione. La biblioteca pubblica costituisce una condizione essenziale per l’apprendimento permanente, l’indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali”.

Parallelamente, si parla di incentivi ai comuni per trasferire le biblioteche sotto il controllo delle Comunità di valle. Tralasciando ogni considerazione sull’esistenza stessa dell’ente intermedio per come è andato configurandosi, francamente non si capisce il senso di un’operazione che si inserirebbe all’interno di un sistema che prevede già, oltre alle singole biblioteche, i sistemi bibliotecari, la rete provinciale e il prestito interbibliotecario, se sopravvivrà. A meno che (ma sarebbe opportuno dirlo all’opinione pubblica) non ci si trovi di fronte al problema di dover chiudere qualche biblioteca per dirottare fondi al ritiro in Trentino di qualche squadra di calcio.