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QT n. 4, aprile 2009 Servizi

Quando arrivano i vigili

Studenti fracassoni, cittadini insofferenti: e in mezzo, le forze dell’ordine

Studenti

L’immagine peggiore, lo stereotipo, dello studente universitario – a Trento come in altre città – trova la sua incarnazione davanti ai locali da happy hour: grossi problemi di ritenzione idrica – studente piscione; difficoltà nella modulazione della voce – studente urlatore; grossa propensione alla vita in branco – studente formica.

Del resto, per lo studente, il trentino medio è un vecchio tirchio e rompipalle: pur ricevendo un sacco di soldi da affitti, esercizi pubblici e supermercati, lo vorrebbe sempre zitto in casa.

Sto estremizzando, è vero, ma in questo (forse in ogni) stereotipo c’è un po’ di verità. Le forze dell’ordine intervengono nei casi in cui questi pregiudizi si palesano, si scontrano, con più evidente foga. Vi sarebbe una ricca aneddotica al riguardo, anche vissuta in prima persona: studenti troppo concitati nel gesticolare, ritardi nell’arrivo delle pattuglie, l’impatto del controllo in biblioteca comunale, vicini che si lamentano ad ogni piè sospinto... Restiamo, quindi, sui vicini che si lamentano.

Il Comandante della Polizia Municipale, Lino Giacomoni, divide in due ceppi il fenomeno. La parte principale, dal suo punto di vista, riguarda l’esterno dei locali assiepati di avventori: “I ragazzi disturbano chiacchierando, cantando, salutandosi, bevendo fuori dai bar, e questo - lamentano i cittadini - disturba il risposo, impedisce di tornare a casa tranquillamente. Ma ciò che infastidisce maggiormente la popolazione sono i ‘ricordini’: “Fanno la pipì sui muri”.

E’ incontestabile che far orinatoio della via pubblica sia disdicevole. Ma mi domando: appurato che in certi bar – il Fiorentina, per esempio, ma non solo… – le file per il bagno sono paragonabili a quelle al botteghino per i concerti di Neil Young, i bagni pubblici dove sono? La responsabilità può essere imputata sia a esercenti che a clienti? I bagni chimici sono antiestetici: l’altra soluzione, illustratami da Giacomoni, è quella di multare, come succede già in altre città, i clienti che, dopo una certa ora, s’attardano a consumare in strada.

Ci sono poi le segnalazioni di abitazioni private considerate troppo rumorose: dal 2007 – per quello che riguarda il famigerato condominio rosa di via Taramelli, dove si concentrano molti studenti – i dati sono in discesa; pare comunque che due o tre segnalazioni su dieci siano a carico della popolazione universitaria, a fronte d’una popolazione universitaria stimabile attorno al 5-10%. Lo studente è quindi rumoroso; non così tanto, però, come la differenza di prezzo con cui vengono concessi gli affitti pare suggerire. Il problema, per ovvi motivi logistici, riguarda più di tutti quegli studenti che non vivono con mamma e papà: fuori sede, veneti, del sud italia, stranieri. Il fenomeno si svolge sempre secondo il medesimo copione: gli universitari organizzano una festa nella casa in cui abitano, che può andare dalla festa hawaiana con centinaia di persone, alla cena in terrazzo con una decina d’amici; arriva la segnalazione e parte la pattuglia; una volta sul posto, i vigili chiedono che si rispetti il diritto alla tranquillità e al riposo; gli studenti si scusano e abbassano il volume dello stereo e delle chiacchiere cominciando a defluire. A volte s’accorgono dell’arrivo della pattuglia e si tacitano in tempo.

Una particolare prassi avviene nei casi in cui i vigili entrano nelle abitazioni degli studenti. Sono gli stessi inquilini che “invitano” ad entrare le forze dell’ordine. Ci racconta una studentessa, Federica, che spesso gli universitari “hanno paura a negare la porta alle forze dell’ordine, non sapendo cosa potrebbe succedere. Io non sapevo nemmeno si potesse...”.

Una volta dentro si procede ad una rapido censimento dei presenti nell’appartamento incriminato: “Se la cosa è sistemata, poi non vai avanti; se però il problema si presenta ancora allora il rapporto rimane”. La procedura, secondo Giacomoni, viene svolta ai fini di poter arrivare ad un’azione sanzionatoria. “L’identificazione non è sempre a scopo di erogazione della sanzione, ma di individuare un un responsabile con cui parlare, con cui agire se la cosa non finisce”. Quindi, cercando di riassumere, se fai un po’ di casino una volta la scampi, se lo fai una serie di volte no.

Quando abitavo al Taramelli, una sera che mi son trovato nell’appartamento sbagliato durante la festa sbagliata, son finito anche io in quel taccuino. Francamente, pur sapendo che non v’erano ripercussioni legali, mi sentivo intimorito.

Per Giacomoni, in conclusione, non c’è pregiudizio di sorta fra forze dell’ordine e universitari, in nessuno dei due sensi. Anzi, gli studenti sono solitamente molto educati, “anche dato il loro livello d’istruzione ed il rispetto che portano per la divisa”. Il che è bello; ma, da una parte e dall’altra, siamo sicuri sia sempre vero?