Dove investire i soldi dei vitalizi
Volendo girovagare per le vie di Trento alla maniera di Antonio Pranzelores, è d’obbligo partire dal nuovo che si affaccia sulle rive dell’Adige. “Ma lè na cunelera!” aveva esclamato a suo tempo un’anziana signora di Piedicastello, alla vista del complesso di edifici realizzati da Renzo Piano.
In effetti, se anche la proposta di vitalizzare il quartiere, trasformandolo in residenza per studenti e docenti, dovesse cadere nel vuoto, l’intera area potrebbe prendere il nome di “landa dei conigli”. Così, in attesa che il quartiere venga utilizzato come campo di raccolta, similmente alla più famosa “landa dei gatti” sulle rive dell’Inn, rassegnamoci all’idea che vi dimorino i simpatici roditori atesini. Interrotte le barriere dell’Adigetto, del lungoadige e della ferrovia, i conigli selvatici, dopo aver conquistato il cimitero cittadino (si sa, l’appetito vien mangiando), non tarderanno a prender possesso dei dintorni del Muse.
Sempre a proposito di appetito, le nutrie e le pantegane dell’Adigetto, indifferenti alla disputa Botta/Piano, hanno scelto il comodo rifugio del palazzo madruzziano come base da cui partire all’assalto della carta che verrà conservata nella futura biblioteca d’Ateneo. Il tutto sarebbe pane per i denti di brillanti comici alla Gardin, se non fosse che la battaglia persa contro la fauna stanziale atesina è solo l’ultima di una lunga serie di sconfitte. Se lasciamo infatti la città futura ed entriamo nel cuore storico di Trento, come si presenta la città al visitatore, ora che si avvicina il tempo di anniversari importanti?
Diamo uno sguardo al Castello, alla sua piazza, alle antiche scuderie clesiane: l’auto la fa da padrone, con gli incolonnamenti di via Clesio e il parcheggio in superficie; “C’è più Italia dentro alle tue mura austriache fosche e tremende che non in tutto il resto del Paese” scrisse la madre di Carlo e Nello Rosselli, in pellegrinaggio laico ai luoghi di guerra con i figli, in ricordo del figlio maggiore Mario, caduto nel conflitto. Transitando sotto le mura, come si potrà mai meditare, in quel frastuono, su queste parole di Amelia Rosselli?
Presa finalmente la giusta decisione di destinare al Museo storico la ex-questura, si pone ora il problema del reperimento delle risorse per il recupero del manufatto. In assenza di un singolo privato facoltoso alla Della Valle, visti i chiari di luna del bilancio pubblico, si potrebbe lanciare un appello alla generosità dei percettori di vitalizi. Da un loro atto di liberalità si potrebbe ricavare il gruzzolo necessario, oltre che per le scuderie clesiane, anche per il restauro del Palazzo delle Albere, delle barchesse e della torre che fu la casa natale di Cesare Battisti, tutti manufatti che ora giacciono in uno stato di deplorevole abbandono. Fermiamoci qui. Trento, per non perdere il suo status di capitale regionale, attende dai suoi rappresentanti politici di oggi e di ieri atti responsabili, che le permettano, nella scala dei valori, di riposizionarsi al giusto posto nel contesto nazionale.