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QT n. 1, gennaio 2018 Servizi

Folgaria: i padroni del paese se ne infischiano

FolgariaSki, società pubblica, commette abusi edilizi come un palazzinaro napoletano. I boss marcano il territorio: loro fanno quello che gli pare. Con Ugo Rossi compiacente e il sindaco Walter Forrer subalterno.

È una storia di abusi edilizi quella che è scoppiata a Folgaria: una vicenda di per sé non memorabile (stiamo parlando di un bar sulle piste da sci), eppure indicativa dei rapporti di forza e di potere, dei limiti di una politica titubante, dell’arroganza di chi si crede padrone di tutto.

Un vicenda quindi emblematica, e al contempo paradossale: stiamo infatti parlando di un contenzioso tra il Comune di Folgaria e FolgariaSki, che è una società parapubblica di cui lo stesso Comune è azionista (16,94% del capitale sociale), e a cui è obbligata a riferire ogni anno del proprio operato. Invece, come vedremo, Folgaria Ski, che vive solo di soldi pubblici (il grande azionista è Trentino Sviluppo, della Provincia) fa quello che vuole, anzi pretende di porsi sopra leggi e regolamenti, e imporre al Comune i propri voleri e anche i capricci.

La questione, dicevamo, riguarda delle costruzioni adibite a gabinetti, deposito sci, cassa, ski-bar. Niente di straordinario o milionario, quindi. Sono naturalmente edifici soggetti al Piano Regolatore, che prevede che siano amovibili, e “realizzati con strutture e materiali leggeri quali legno, acciaio e vetro”. Ma FolgariaSki se ne impippa e realizza le strutture, forse per risparmiare quattro soldi, in cemento armato.

Il Comune, ricevuta la comunicazione di fine lavori, effettua un sopralluogo e rileva la difformità, oltre a tutta una serie di altri abusi, e impone la demolizione e ricostruzione in conformità con il permesso di costruire ricevuto.

Già qui siamo fuori del seminato: un’azienda pubblica, partecipata del Comune, che si fa beccare a infrangere le normative comunali non è una bella cosa.

Ma non è finita. Perché FolgariaSki decide di resistere e presenta ricorso al Tar. Pensano evidentemente di avere ragione. Invece no, il Tar dà loro torto, con una sentenza del 4 dicembre che condanna la società anche al pagamento delle spese processuali del Comune (e sono sempre soldi pubblici che se ne vanno, in avvocati dell’una e dell’altra parte).

Intanto la situazione si è complicata. La stagione invernale è iniziata e FolgariaSki negli edifici abusivi, senza certificati di abitabilità e agibilità, dà il via all’attività commerciale. Una situazione napoletana.

Possibile innanzitutto perché il gruppo egemone tuttora al comando di FolgariaSki, nonostante i disastri perpetrati, nonostante viva dei soldi pubblici, si ritiene il padrone del paese, che pensa di poter taglieggiare con la minaccia di chiudere gli impianti. Il bello è che anche il sindaco Walter Forrer, eletto proprio per mettere un alt a questa deriva, invece subisce tutto. Iscrittosi al Patt (nonostante fosse di tradizione socialista) per sentirsi spalleggiato, viene invece pressato da Ugo Rossi, che ha stretto un’alleanza col gruppo folgaretano (non a caso mantenuto con i soldi pubblici al vertice della società impiantista).

Qui siamo in presenza di un ulteriore groviglio di contraddizioni: il presidente della Provincia, tramite Trentino Sviluppo, ha salvato la società impiantista, e sempre attraverso Trentino Sviluppo ne ha imposto la continuità del management; ed ora pretende, in nome del business, che il Comune si inchini alla società, anzi ai suoi amministratori, anche quando questi si mettono sotto i piedi le leggi urbanistiche.

Forrer infatti è ora di fronte a un problemaccio, creato paradossalmente proprio dalla vittoria al Tar. Perché gli arroganti di FolgariaSki si sono ficcati in un vicolo cieco, e lui dovrebbe sanzionarli. Anzi, dovrebbe rifiutare la sanatoria (richiesta a questo punto da FolgariaSki per cavarsela) emettere una ingiunzione di demolizione e nel frattempo, di fronte alla scelta unilaterale della società di aprire comunque al pubblico lo skibar in presenza di una mera autocertificazione di agibilità commerciale, imporre la chiusura dell’esercizio.

Dovrebbe, ma non ne ha il coraggio. E così si mette lui nei guai, che possono essere anche giudiziari.

Qualcuno dirà che è la burocrazia, sono i giudici, che soffocano gli affari.

No, sono gli arroganti, quelli che sgovernano, dissipano i soldi di tutti, rimangono comunque a cavallo grazie ai rapporti politici e pensano di poter fare quello che vogliono: sono loro il problema.

Come lo sono i politici provinciali che trattano i territori come campi di gioco dei loro vassalli; e i politici locali che, nonostante l’appoggio del voto popolare, si scoprono tremebondi di fronte a questi che ritengono poteri inattaccabili e inamovibili.