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QT n. 1, gennaio 2018 Monitor: Danza

InDanza Rovereto: una stagione che stenta a decollare

“Cantico dei cantici”

È un bilancio di mezza stagione purtroppo piuttosto sotto tono quello di InDanza a Rovereto, non tanto per la qualità degli spettacoli in cartellone quanto per la esigua presenza di spettatori presenti alle rappresentazioni. Non è la prima volta che succede; anche in passato alcuni appuntamenti del Circuito Trentino InDanza erano transitati per la Vallagarina senza grande successo di pubblico, ma quest’anno che la stagione di danza è più articolata e inserita a tutti gli effetti nella stagione teatrale di Rovereto, stupisce il fatto che ancora stenti a guadagnare visibilità, tanto più in una città che, grazie alla decennale attività di Oriente Occidente, ha avuto un ruolo pionieristico nella diffusione della danza - soprattutto nelle sue accezioni contemporanee - in regione. Il paragone tra i teatri gremiti all’inverosimile durante le settimane del Festival e le platee quasi vuote di InDanza pende però purtroppo a sfavore di quest’ultima iniziativa, anche se una grossa fetta del pubblico di riferimento dovrebbe essere la stessa...

Come si accennava, il problema non sembra essere legato più di tanto al tipo di spettacoli proposti, ma piuttosto alla loro comunicazione/promozione e, forse, allo scarsa fidelizzazione delle realtà cittadine (pensiamo in particolare alle numerose scuole di danza attive sul territorio, nonché al pubblico che solitamente affolla gli spettacoli di Oriente Occidente e dell’omonima kermesse trentina). È anche vero che quello di quest’anno è il primo tentativo di strutturazione di una vera e propria “stagione” di danza in chiave roveretana e la mancanza di spettatori potrebbe dunque essere imputata alla scarsa propensione alle novità - soprattutto quelle che scaturiscono dal capoluogo - del pubblico locale. Proprio per ovviare a una certa diffidenza degli habitués del teatro di prosa, converrebbe forse puntare di più su un target giovanile, insistendo sull’importanza della fruizione dal vivo di un’arte che, a differenza di altre, non è facilmente riproducibile neppure con i più moderni mezzi tecnologici, nonostante lo spopolare di alcune trasmissioni televisive in cui la danza non è un semplice contorno ma la protagonista dell’azione scenica.

Nell’auspicio che i prossimi appuntamenti in programma possano godere di un maggior interesse, veniamo ora agli spettacoli già rappresentati. L’apertura della rassegna è stata affidata a un nome di punta della scena contemporanea nazionale, il coreografo fiorentino Virgilio Sieni, seguito da due compagnie di giovani danzatori legati a importanti realtà coreutiche italiane come il Balletto Teatro di Torino e lo Junior Balletto di Toscana. Il primo appuntamento in calendario doveva essere quello di maggior richiamo; la compagnia diretta da Sieni, apprezzata a livello internazionale e conosciuta in regione per le ripetute partecipazioni ai Festival Drodesera e Oriente Occidente, viene in genere seguita da un discreto numero di appassionati. Questa volta però solo pochi eletti hanno assistito a una raffinata e intimistica interpretazione del “Cantico dei Cantici”, impreziosita a livello scenico dal tappeto in foglia d’oro realizzato dagli artigiani dell’Oltrarno fiorentino e dall’esecuzione dal vivo del contrabbassista Daniele Roccato: una sorta di rito iniziatico in cui il vuoto della platea rispecchiava quello primordiale volutamente ricercato sul palcoscenico.

Poetico e allo stesso tempo ironico anche il trittico “Il corpo sussurando”, proposto dai danzatori del Balletto Teatro di Torino, compagnia che vanta una lunga tradizione coreografica (è stata fondata da Loredana Furno nel 1979), ma che negli ultimi anni si è aperta alle influenze di diversi autori della scena contemporanea, come l’israeliano Itzik Galili, autore di “Chamaleon”, uno dei pezzi più originali della serata, in cui l’estrosa interprete si esibisce in un camaleontico assolo sulle metamorfosi di personalità. Molto originale infine anche la rivisitazione in chiave scenica contemporanea della “Bella Addormentata” rappresentata dallo Junior Balletto di Toscana, dove la celebre fiaba di Perrault viene attualizzata in un’amara riflessione sull’impossibilità di raggiungere la perfezione e sulla lotta tra caos e armonia che contraddistingue la vita moderna (simbolizzata dalla caduta delle quinte e dallo scoprimento del retroscena del teatro Zandonai). In entrambi gli spettacoli, nonostante la giovane età, i danzatori hanno dimostrato una buona padronanza tecnica e scenica, pur non riuscendo a trattenere del tutto l’espressione di disappunto scaturita al momento dell’accensione delle luci dallo svelamento di una platea quasi deserta.

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