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QT n. 2, febbraio 2018 Servizi

Ancora montagne sventrate in nome dello sci

Questa volta nel Comelico, al confine fra le province di Bolzano e Belluno

Val Comelico

Costa 44 milioni di euro il previsto collegamento sciistico fra passo Monte Croce e il Comelico (Belluno), 26 dei quali sono soldi pubblici, una parte della quota che le Province di Trento e Bolzano annualmente (40 milioni ciascuna) devolvono ai comuni confinanti per permettere loro pari opportunità e uno sviluppo sostenibile.

Si tratta della continuazione di un progetto molto più ambizioso, che intende collegare le piste di Monte Elmo (Sesto Pusteria) con Padola e poi con l’Austria. Il primo tratto, fino a passo Monte Croce, è stato realizzato tre anni fa: si sono stracciate peccete straordinarie, si è modificato strutturalmente il territorio, nessuna attenzione è stata portata al paesaggio, e questo in provincia di Bolzano, una territorio che continua a dipingersi come virtuoso nel rapporto con l’ambiente. Ora si completa la seconda tranche del progetto: più avanti si collegherà Padola all’area sciistica sul confine austriaco, in Ost Tirol.

L’iniziativa è partita anni fa dalla società Drei Zinnen Dolomites, calorosamente accolta dall’imprenditore pusterese Helmuth Senfter. In queste settimane ha venduto le sue quote, l’intera Senfter Holding, produttrice di salumi, wurstel, speck, senapi, alla Grandi Salumifici Italiani, la Holding AG, società della quale era vicepresidente. Un’azienda leader nel settore alimentare, che dà lavoro a 1500 dipendenti e produce un fatturato che supera stabilmente i 650 milioni l’anno. Senfter ha deciso di abbandonare quasi totalmente il settore alimentare, terrà aperti solo i centri in Cina, mentre in Italia si getterà a capofitto nell’ immobiliare, nella viabilità, in ulteriori investimenti in Cina costruendo un grande impianto a biogas, e nel turismo, quest’ultimo segmento teso a valorizzare - come si usa dire - la sua terra, dove è già proprietario di un noto albergo a San Candido.

La nuova iniziativa, come si è detto, consiste nel collegare l’alta Pusteria alla vicinissima Austria: per fare questo si deve passare dal Comelico, in provincia di Belluno. La seconda tranche dei lavori era ormai data per approvata dal sindaco di Comelico Superiore, dalla SVP e dagli imprenditori della val Pusteria. Peccato che tutti abbiano finto di non accorgersi (un simile particolare strategico non poteva sfuggire) che le piste e alcuni impianti andavano ad interessare due aree delicatissime, la ZPS (Zona di Protezione speciale, Natura 2000) Dolomiti del Cadore e del Comelico, e la SIC (Sito di importanza comunitaria, Rete Natura 2000) del Gruppo del Popera, nel cuore del Patrimonio naturale di Dolomiti UNESCO. Ma ora, grazie ad una tempestiva segnalazione di Mountain Wilderness al Ministero dell’Ambiente e alla Sovrintendenza al paesaggio e beni culturali del Veneto, tutto sembra sospeso. Già nel settembre 2017 la Sovrintendenza del Veneto scriveva di “perplessità negative riguardo la funivia Campotrondo-Colesei, in quanto si banalizza l’area assimilandola alle altre aree più interessate alla pratica di sport invernali”; e poco oltre aggiungeva: “La nuova ulteriore funivia prevista da Campotrondo in direzione Cima Europa e relative piste…determina una alterazione irreversibile di quei valori oggetto di tutela, sia paesaggistica che naturalistica e ambientale”. Seguiva quindi il parere contrario alla realizzazione di questi collegamenti.

Oltre alle valutazioni ambientali, Mountain Wilderness ha portato l’attenzione su altri aspetti, altrettanto problematici: “I cambiamenti climatici in atto dovrebbero far ripensare l’intera industria dello sci in quanto investire sulla monocoltura dello sci, per lo più a quote medio basse (Padola è a 1200 metri, la Cime dei Colesei a 1900) non è sicuramente un modo lungimirante per investire cifre tanto rilevanti di soldi pubblici”.

Il Consorzio sciistico Drei Zinnen Dolomites non si accontenta delle stupende piste che già gestisce, le ritiene inadeguate alla richiesta dello sciatore odierno che sembra chieda collegamenti sempre più ampi: per ora è impossibilitato a dare l’assalto alle Tre Cime di Lavaredo, perché il territorio è inserito nell’omonimo parco naturale provinciale, la superba Croda Rossa è troppo impervia, e quindi non rimane che rivolgersi al bellunese.

L’ambientalismo bolzanino aveva avviato una decisa e lunga campagna di opposizione dal 2014 in poi, ma è stato bloccato dalla efficiente organizzazione popolare della SVP: tre anni fa, a metà settembre, una manifestazione a Sesto Pusteria aveva portato in piazza 1500 persone: agricoltori, allevatori, operatori turistici, schützen, gente del Comelico... una manifestazione che aveva spento ogni illusione degli ambientalisti di poter tutelare ambienti tanto fragili.

Per gli abitanti della valle nessun vantaggio

Per proseguire oggi si fa leva sulla gente del Comelico. Si tratta di una valle stupenda, quasi selvaggia, ricca di boschi di alto pregio. Ma è anche una valle marginale nel già marginale bellunese, dimenticata da tutti, privata di servizi essenziali, che vive un continuo, logorante spopolamento con la fuga di tutti i giovani verso prospettive di lavoro più sicure. L’ambientalismo cadorino e Mountain Wilderness avevano chiesto alle Regole del Comelico e agli operatori turistici di fermarsi e riflettere su modi migliori, più sensati e duraturi nel tempo, nell’ investire una simile cifra pubblica. Pensiamo a cosa sarebbe possibile fare con 26 milioni di euro in una comunità che arriva a superare di poco i 3000 abitanti. L’ambientalismo aveva anche fatto notare che qualora venisse realizzato il collegamento la ricaduta economica in termini di valore aggiunto nel Comelico sarebbe risultata irrisoria. Infatti la società Drei Zinnen ha sede in provincia di Bolzano, è questa entità economica che ha bisogno di aumentare il più possibile i passaggi e per farlo ricerca affannosamente gli ospiti degli alberghi dell’alto bellunese. Così i turisti del Comelico si riverserebbero quotidianamente in Sudtirolo, vista la maggiore appetibilità sciistica delle piste.

Le piste realizzate verso Padola sarebbero comunque solo un collegamento, caratterizzate come sono da scarsa pendenza, oltre che molto costose da gestire causa la necessità di costruire anche un grande invaso per l’innevamento artificiale e i relativi costi a quelle quote. In prospettiva Drei Zinnen vuole comunque sfondare in Austria, ed anche in questo caso i profitti scapperebbero dal bellunese, oltreconfine. Il Comelico sarebbe così destinato solo ad offrire manodopera a basso costo: giovani disposti a spostare seggiolini, a fare i camerieri in strutture gestite da altoatesini; e gli investimenti in filiere economiche più ricche e più adatte a quel territorio rimarrebbero utopia. Andrebbe persa l’occasione di ritornare alla coltivazione e gestione più proficua possibile del territorio, di costruire una specificità agricola – forestale e turistica propria. Al Comelico resterebbe una montagna sventrata e la ricaduta dei costi di gestione dei suoi miseri impianti.

Le Regole locali hanno consapevolmente rinunciato alle loro prerogative costituzionali, al loro dovere di tutelare a favore di tutti i residenti (non solo degli albergatori), le tradizioni secolari, i beni comuni che sono inalienabili e indivisibili. In pratica anche le Regole si stanno trasformando in puro folclore da svendere agli ospiti. Il Sudtirolo non fa beneficenza ai cugini bellunesi: questa è una vera e propria rapina a danno del territorio confinante.

Gli operatori turistici del Comelico, anche perché sostenuti da un giornalismo di parte, hanno reagito in modo aggressivo contro le riflessioni degli ambientalisti. Leggere il solito frasario degli operatori delle Alpi, tipico degli anni ‘70, è mortificante. Sconcerta la pochezza culturale delle litanie che vengono recitate: “Stiano a casa loro... hanno distrutto le città e ora vogliono impedirci di vivere la nostra montagna... intellettuali e chiacchieroni che nella vita non hanno fatto mai nulla...”.

Ancora una volta sono proprio i montanari ad accettare la svendita e la distruzione del loro paesaggio, della montagna, intesa come bene comune; era accaduto nel passato con le seconde case, ora avviene accettando questi devastanti collegamenti sciistici. Pigrizia, isolamento, mancanza di riflessioni di lungo periodo, arroganza di pochi operatori incapaci di leggere la complessità socio-economica del territorio che li ospita, portano alla morte ogni più autentica cultura e vita della montagna. In questo caso si accetta anche di mettere in crisi il riconoscimento UNESCO del territorio.

Scrive in amare conclusioni Moun-tain Wilderness: “Stiano ben attente le Regole del Comelico, poiché si stanno assumendo la responsabilità di scelte definitive: da una parte grandi interventi di capitali esterni che in pochi anni dimostreranno la loro inutilità, dall’altra si abbandona la costruzione di un futuro per le comunità locali in sintonia con un turismo rispettoso che non lascerà piste vuote e scheletri di acciaio”.