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Un grazie a Nicola Gratteri

Una conferenza a Civezzano sull'infiltrazione mafiosa

Walter Ferrari
Nicola Gratteri

A Civezzano ho dovuto ascoltare la conferenza del dott. Gratteri stando in piedi, come molte altre persone, in coda all’esterno di una porta del teatro comunale. Forse gli organizzatori hanno sottovalutato l’interesse per l’argomento in una provincia che, a detta di chi l’ha governata negli ultimi decenni e di chi la governa ora, è ancora immune dal contagio mafioso e per questo hanno scelto un luogo del tutto inadeguato ad ospitare le molte persone giunte per assistervi. Una partecipazione che testimonia un interesse per l’argomento che mi auguro non sia solo di facciata, perché i tanto decantati anticorpi di cui sarebbe dotata la gente trentina non sono altro che una invenzione tranquillizzante e per di più razzista, perché sottintenderebbe che la popolazione di altre regioni ne sia priva, ma le cose in realtà non stanno così.

Quello che però mi preme in questo momento è ringraziare il dott. Gratteri per la lezione di umanità che ha dato parlando del dolore e dell’infelicità presenti all’interno delle famiglie mafiose. Nonostante infatti il loro potere e il lusso spesso nascosto dentro le loro case, a volte anche ostentato, dietro le apparenze si nasconde l’apprensione per mariti, fratelli, figli in carcere e il dolore per i famigliari morti. Ebbene, questa capacità di provare compassione anche per chi si sta tenacemente combattendo è il tratto che più ho apprezzato. Un atteggiamento che sempre dovremmo sforzarci di assumere per non perdere la nostra umanità disumanizzando l’avversario, creando un nemico portatore del male assoluto. Sarebbe salutare ricordarci che dentro ognuno di noi convivono e si confrontano quotidianamente male e bene e la società che contribuiamo a costruire, anche con il nostro silenzio, può aiutare gli individui e non lasciarli soli in questa quotidiana sfida o abbandonarli alla deriva di un individualismo egoistico che, ignorando gli altri, farà prevalere il male. Quanto affermato dal dott. Gratteri mi ha fatto riaffiorare nella memoria il “restiamo umani” di Vittorio Arrigoni, la cui giovane vita è stata spezzata mentre dava il suo aiuto al popolo palestinese.

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