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“Intermedia. Archivio di Nuova Scrittura”

Riviste molto speciali, Rovereto, Mart, fino al 1° marzo.

Vladimiro Sternini

Nel 1988 nacque a Milano un’associazione culturale, l’Archivio di Nuova Scrittura (ANS), volta alle ricerche artistiche tra parola e immagine, le cosiddette ricerche verbovisuali. In 10 anni di attività tale associazione ha promosso mostre, pubblicazioni, incontri e giornate di studio legate in particolar modo a movimenti come la Poesia concreta, la Poesia visiva, Fluxus e l’Arte concettuale. Nel 1999 il patrimonio artistico, bibliografico e documentario accumulato dal fondatore dell’ANS, il collezionista monzese Paolo Della Grazia, è stato depositato equamente al Museion di Bolzano e al Mart di Rovereto.

A Bolzano finirono circa 2.000 opere d’arte, mentre a Rovereto, assieme a centinaia di lavori grafici, confluì la ricca biblioteca - che conserva ad oggi oltre 18.000 volumi, tra i quali oltre un migliaio di edizioni delle avanguardie storiche, un migliaio di libri d’artista e diverse centinaia di riviste sperimentali - e la documentazione archivistica, altrettanto copiosa e importante tanto da far assurgere il Mart a principale centro di ricerca italiano non solo sul Futurismo, ma anche sulle ricerche verbovisuali.

Per celebrare il ventennale di tale passaggio di consegne, entrambi i musei hanno da poco aperto una doppia mostra volta ad indagare alcune caratteristiche ancora poco note della raccolta. Se a Bolzano si è dato spazio alle installazioni, a Rovereto si è presa in esame per la prima volta la straordinaria raccolta di riviste sperimentali del secondo Novecento. Riviste promosse spesso in prima persona da artisti, che hanno utilizzato le pagine di questi periodici come laboratorio della sperimentazione artistica; riviste non reperibili nelle edicole, ma attraverso i fragili canali dell’esoeditoria, dallo scambio diretto tra artisti-editori alla vendita per corrispondenza nelle pochissime librerie specializzate.

Dagli oltre 600 periodici internazionali presenti nella raccolta ne sono stati selezionati 140, per un totale di 260 fascicoli esposti, suddivisi in quattro sezioni. La prima è dedicata in maniera specifica ai vari movimenti verbovisuali, iniziando da alcune riviste di Poesia concreta, come la brasiliana “Noigandres”, la tedesca “Rot”, la belga “De Tafelronde” le giapponesi “Vou” e “Asa” e la scozzese “Poour Old Tired Horse”, stampata in poche copie da Ian Hamilton Finlay nella propria private press. In tale sezione sono documentate anche rare riviste legate a Fluxus, come “cc V TRE”, stampata a New York da George Brecht, così come all’Arte concettuale, ad esempio la londinese “Art & Language” di Terry Atkinson, e soprattutto fogli legati al movimento internazionale della Poesia visiva, dall’uruguayana “Ovum 10” di Clemente Padin, sulle cui pagine furono attivi anche vari artisti italiani, a “Lotta poetica” di Sarenco, rivista approfondita anche alle pareti attraverso una serie di opere dei suoi principali collaboratori, come Eugenio Miccini, Paul De Vree e Alain Arias-Misson, oltre che dello stesso Sarenco.

La seconda sezione prende in esame quella particolare tipologia di rivista che è l’assembling, un periodico solitamente di fattura artigianale che raccoglie al suo interno contributi originali spesso spediti in un certo numero di copie direttamente dagli autori, che ricevevano poi in cambio un esemplare della rivista. Talvolta sono numeri unici, come “Pantabox 69” di Ugo Carrega, in altri casi progetti più strutturati, come le italiane “Tèchne” di Eugenio Miccini o “Geiger” dei fratelli Spatola, o ancora i raffinati periodici statunitensi “Aspen” (in mostra un numero interamente concepito da Andy Warhol) e soprattutto “S.M.S.”, rivista in forma di scatola con multipli, tra i tanti, di Duchamp, Kosuth, Man Ray, Rotella, Baj, Arman, Christo, Lichtenstein e altri.

La terza sezione parte dal concetto di Intermedia di Dick Higgins per prendere in esame riviste sperimentali che entrano in relazione con altri campi di ricerca come il cinema (ad esempio “Interview” di Warhol), la musica (come le riviste con allegati dei vinili), la moda (“Kenzine” di Cattelan), la performance (“Performance art”), la tecnologia (esemplare il numero unico “Perfect magazine”, rivista stampata con inchiostro fluorescente bianco su carta patinata bianca, leggibile solo con una lampada UV), ma anche l’ala creativa del movimento di contestazione, come nel caso delle decine di riviste controculturali dalle cromie psichedeliche, pubblicate anche in Italia nel corso degli anni Sessanta e Settanta.

Infine, una sezione è dedicata allo sconfinamento del classico formato-rivista, ove troviamo periodici-manifesto da appendere ai muri (come il “Journal Mural” dell’Atelier Populaire, sorto nel corso del Maggio francese), altri che si presentano in forma di vinile (“AHAH magazine”), di audiocassetta (“Baobab”) e videocassetta (“Cyberpunk videozine”). Infine, una selezione di numeri di “Toilet paper” di Cattelan e Ferrari, sorta di rivista d’artista 2.0 dalle cui pagine sono nate linee d’abbigliamento e di interior design.