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Silenzio su villa Angerer

L'edificio di pregio nel Comune di Arco affidato ad una cordata di investitori privati, per fare business e riservato ad una élite dal portafoglio gonfio

Raffaella Prandi
villa Angerer

La questione di villa Angerer è da considerarsi tutt’altro che conclusa. Il progetto di riqualificazione ideato da Provincia e Comune di Arco prevedeva il coinvolgimento di una cordata di investitori privati, lo stravolgimento della destinazione d’uso della Villa, l’ampliamento dei volumi degli edifici e la modifica irreversibile del contesto paesaggistico di un luogo unico sotto l’aspetto botanico, architettonico, culturale, identitario.

Il progetto dimenticava totalmente, o quasi, le dimensioni appena citate. Il valore chiamato a sostituire l’eternità racchiusa in quelle forme e l’equilibrio delicato del paesaggio era sostanzialmente uno: il business. Un parco asservito al comodo lusso di una élite dal portafoglio gonfio, storia dei luoghi dimenticata. E pazienza se il borgo che racchiude a sé la villa e le sue stradicciole fosse del tutto inadatto a sostenere lo sfrecciare di migliaia di nuovi passaggi in auto. Qualcuno riteneva e ritiene tuttora che questa sia l’unica faccia dello sviluppo, l’unica via percorribile da persone “responsabili” dei beni e delle sorti della comunità.

Peccato che questa “responsabilità” se ne sia uscita fuori solo di recente, dopo quarant’anni in cui nessuno ha mai pensato all’ingiustificabile abbandono, al degrado in cui villa Angerer versava, mentre l’azione impietosa del tempo la danneggiava irreversibilmente e i vandali e i ladri facevano il resto.

L’amministrazione comunale di Arco viene sollecitata senza sosta anche in questi giorni, in merito alla ripresa del dialogo sui destini della villa. Esiste una parte attiva di cittadini che desiderano essere coinvolti nella discussione inerente al recupero e riqualificazione di villa Angerer e del Sanaclero, e che non accettano che l’affossamento del progetto di un hotel di lusso e centro per la longevità chiuda la possibilità di proseguire nel vaglio delle destinazioni per mezzo di un confronto sereno e produttivo, che sin qui è mancato.

Questi cittadini sanno bene che esistono luoghi dell’anima, capaci di avvicinare le persone alle loro radici e alla loro appartenenza culturale: luoghi non disponibili al possesso e al consumo. Villa Angerer è uno di quei luoghi, e la comunità deve avere titolo di beneficiare di quel bene, di esprimere il proprio sentire rispetto a quel patrimonio di ricordi e di storie, e di far parte del processo decisionale sulle sue sorti.

All’indomani di un consiglio comunale aperto molto partecipato che ha visto avvicendarsi voci appassionate in difesa dell’opportunità di fruizione pubblica del compendio, è nuovamente calato il silenzio della Amministrazione arcense. Silenzio sulla possibilità di istituire una commissione mista di cittadini e rappresentanti delle istituzioni, silenzio in risposta alla richiesta di aprire almeno il parco. Silenzio.

Qualche anonimo in questi giorni di festa ha messo una corona natalizia sul cancello d’ingresso sbarrato della villa, e un legnetto scolpito con un messaggio benaugurale. Proprio come si fa con la porta di casa propria, in un gesto pieno di cura e di senso di appartenenza.

La gente di Arco non ha mai perso la memoria del suo “Kurort”, né ha mai confuso il valore storico e identitario con quello sberluccicante dei simulacri del turismo, e in questi mesi lo ha dimostrato in molti modi: nei cortei, nelle raccolte di firme, alle serate informative. Ecco perché le Amministrazioni devono prenderne atto e dar vita a progetti più ambiziosi di quello frettolosamente imbastito e poi ritirato.

È necessario salvare Villa Angerer e ciò che essa testimonia e racconta, ridarle vita e significato. Restituirle una funzione autentica. Occorre conferire più forza al fruire comune, riattivarsi al senso del bello, ad Arco, in Trentino, ovunque sia necessario tutelare un bene storico sia esso un giardino, una pieve, un capitello. È necessario farlo per chi verrà, per chi la vita e le sue bellezze deve potersele ancora trovare a portata di sguardo e di mano.

Raffaella Prandi, del Coordinamento Villa Angerer

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