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QT n. 4, aprile 2020 L’editoriale

Il contagio e le diseguaglianze

Come i tagli al welfare stanno rivelando la loro assurdità

Tutto cambierà, è il ritornello che ci sentiamo ripetere. Probabilmente a ragione. Vediamo allora cosa potrebbe\dovrebbe cambiare.

La prima cosa, che balza agli occhi, è l’assurdità dei tanti tagli al welfare. Oggi tutti vorremmo una sanità più robusta, più articolata sul territorio: i tanti risparmi, “razionalizzazioni”, “efficientamenti” si sono rivelati suicidi, in termini di vite umane anzitutto, ma anche di conti economici. E qui si dovrebbero vedere i limiti dell’economicismo: valutare tutto in termini di mera contabilità, porta a non considerare l’insieme, dei problemi e della società, per poi trovarsi con gli stessi adorati conti che vanno a catafascio. Negli ultimi venti anni abbiamo “risparmiato” una quarantina di miliardi in sanità, quanti ne perdiamo se il contagio dura sei mesi invece di due?

E inoltre il welfare non va ridotto alla sola sanità, ma alle condizioni di vita della popolazione. Il lock down ha reso palesi disparità e disagi sottaciuti. Cosa ben diversa è vivere due mesi rinchiusi in una casa ampia e confortevole, e scambiarti con gli amici liste di libri da approfondire e film da rivedere; oppure due mesi in quattro in una stanza, con il frigo vuoto e le tasche pure, e la moglie che va al balcone a gridare “aiutateci, non abbiamo più niente, venite a vedere!”.

Il governo ha preso la cosa sul serio e sta provvedendo con interventi di sostegno si auspica celeri. Ma sono le politiche globali da rivedere. Non solo va riabilitato, consolidato e rafforzato il tanto spernacchiato reddito di cittadinanza, è l’impostazione di politiche economiche fondate sulla crescente disuguaglianza a dover essere messa al macero. Tra esse la politica fiscale e la tassazione ai benestanti, che una volta andava dal 65 al 90% e oggi è ritenuta “intollerabile” al 45%. Altrimenti è a fortissimo rischio la democrazia, come indicano i primi segnali di assalti ai supermercati.

Donald Tramp

Il secondo aspetto è la politica internazionale. Non può essere un caso che tutti i leader populisti - da Johnson a Trump a Bolsonaro, per non parlare del nostro grottesco Salvini - si siano dimostrati del tutto inadeguati di fronte alla nuova sfida. Innanzitutto perchè è inadeguato il loro retroterra culturale pesantemente conservatore (in America un sedicenne è morto di CoVid dopo essere stato rifiutato al Pronto Soccorso in quanto sprovvisto di adeguata assicurazione sanitaria; in Italia confidiamo che nessuno parli più di flat tax). In secondo luogo perchè la ricerca spasmodica del consenso immediato li rende incapaci di vedere in avanti, e prendere per tempo provvedimenti difficili. Infine perchè il contagio rende inutili e al contempo odiosi i vari “America first”, “Prima gli italiani” ecc. Non è ancora un caso se l’Italia ferita dal virus si sia trovata assistita da strumentazioni e medici cinesi, russi, cubani (!), albanesi (!!) ma solo in ultimissima istanza americani, quando ormai la faccia era persa, anzi si era addirittura tentato di scippare a un laboratorio europeo il copyright su un vaccino per farne strumento di arricchimento e dominio. Russi e cinesi fanno geopolitica attraverso i virologhi e le mascherine? Certo, ma è meglio che attraverso le cannoniere di un tempo o gli attuali dazi commerciali o il tentativo - è il caso del vaccino - di imporre il predominio dello speculatore più lesto. Vogliamo essere ottimisti: il contagio, proprio perchè non conosce barriere e tutti accomuna in un analogo destino, forse pone in primo piano le ragioni della solidarietà e rende pateticamente vetusti gli sfoggi di potenza.

Il tema si riversa anche sull’Europa. Che, come giustamente sostengono diversi governi tra cui il nostro, ha un senso solo se riesce a rispondere collegialmente alle calamità. Che stato sarebbe uno che lasciasse da sole le popolazioni vittime di un sisma? O in scala micro, una famiglia che non si curasse del figlio ammalato? E quindi: quale è il senso di un’Unione che non si faccia carico dei disastri piovuti addosso ad alcuni suoi membri? Si sta assieme per sorreggersi vicendevolmente, non è ammesso fare i furbi quando è il tuo turno di aiutare. Merkel non si sta dimostrando all’altezza, la Germania prenda lezioni dall’Albania.

Insomma, il contagio è una livella. Trarne le logiche conseguenze non dovrebbe essere difficile.