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Un virus più antico del Covid: la truffa

Pare che l'unica arma contro le truffe telefoniche sia quella di non abboccare, perché la polizia postale risponde che non può farci nulla…

Luigi Francesco Traverso
Truffe on-line

Di questi tempi non si parla che del virus che ha messo in ginocchio il mondo intero. Se ne parla in termini tecnici, in termini scientifici, in termini medici, in termini economici ed in termini negazionistici. C’è spazio per tutti, mi permetto di dire anche per gli imbecilli. Io vorrei invece parlare delle truffe, che sono un virus, più antico del Covid, nei confronti del quale non siamo protetti e che anche in pandemia non smettono di essere perpetrate.

Ricevo un sms da un numero telefonico visibile con il quale mi si dice “La sua carta PostePay è stata bloccata. Siete pregati di accedere a …. per eseguire la procedura di ripristino”.

Essendo maggiorenne, vaccinato e non del tutto rimbambito, non accedo, anche perché non ho nessuna carta PostePay.

Dopo poco tempo mi arriva da un numero telefonico coperto, con scritta ISP, un altro messaggio simile al precedente dove mi si dice: “L’accesso al suo conto è stato limitato. Sblocchi la sua utenza alla seguente... Distinti saluti. Intesa San Paolo”.

Non accedo e contatto la banca, dove mi confermano che non si tratta di un loro messaggio.

Arriviamo ad oggi: altro messaggio con numero telefonico visibile e messaggio simile ai precedenti: “Gentile cliente di Intesa San Paolo, stiamo provvedendo a sospendere il suo conto per mancato aggiornamento dati. Per evitare acceda a.....”.

Ovviamente non accedo, ma decido di telefonare questa volta alla Polizia Postale.

Parlo con un funzionario, spiego i fatti e dico che ci sono numeri di telefono di provenienza dei messaggi, ma mi viene risposto che sono anni che ci sono questi metodi di tentata truffa e che non possono farci niente. Mi permetto di dissentire, dicendo che anche se la truffa non c’è stata, il tentativo appare evidente, ma il signore mi raccomanda solamente di non accedere ai link che vengono inviati.

A questo punto mi ritornano in mente i fondamentali per chi esercita le funzioni di polizia in merito ai reati: prevenire, ricercare, reprimere.

È mai possibile che lo Stato sia così debole e così poco attrezzato da non ritenere utile approfondire un tentativo di truffa per il quale si può cercare di risalire agli autori, attraverso i numeri telefonici?

Ma veramente per queste problematiche ci si deve rivolgere a “Striscia la notizia” o ad altre trasmissioni televisive?

Ma veramente dobbiamo prima permettere la truffa e dopo, magari, avviare le indagini?

Ma l’opera di prevenzione viene svolta dicendo ai cittadini :”State attenti”?

Ma l’opera di ricerca, se non vengono accettati neanche i numeri telefonici dai quali si tenta la truffa, come viene esercitata?

I sacri testi dicono che si procede d’ufficio quando i fatti sono particolarmente gravi e pericolosi non solamente per la vittima, quanto anche per la collettività. Sull’opera di repressione, non mi pongo la domanda.

Penso a quando sarò più vecchio e meno lucido e penso a chi è già in queste condizioni. Che tristezza!

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