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QT n. 1, gennaio 2021 Servizi

Non c’è un virus nell’aria, eppur si muore

Con poca spesa i cittadini possono contribuire al montoraggio dell’inquinamento atmosferico.

Daniele Pizzolli, Marco Fellin, Jacopo Nespolo
Esempio di mappa dal sito sensor.community, per i sensori di PM 2.5, centrata sul nord Italia, con dettaglio di un sensore installato a Trento.

L’inquinamento ogni anno causa un numero di morti comparabile a quelli del coronavirus. Ma se per contrastare l’epidemia abbiamo intrapreso fortissime contromisure, per l’inquinamento non ci sono mai stati provvedimenti drastici.

Abbiamo ancora in mente le immagini della scorsa primavera, con le strade delle nostre città completamente deserte. In quell’occasione, l’assenza di traffico motorizzato ha comportato un miglioramento della qualità dell’aria, segno concreto che le abitudini individuali, se sommate, possono avere un forte impatto.

Quell’entità spersonalizzata che chiamiamo “traffico” per de-responsabilizzarci, ma che è in realtà l’insieme degli spostamenti di ciascuno di noi e di tutte le merci di cui necessitiamo, è responsabile di una grossa fetta dell’inquinamento dei nostri territori, in particolare nei centri urbani. Inquinamento che non va solo pensato come emissione di sostanze nocive, ma anche come il complesso di tutti gli effetti negativi sulla qualità della vita delle nostre comunità: dall’occupazione di suolo alle migliaia di persone uccise o ferite sulle nostre strade, dai livelli di rumore insostenibili allo stress per le ore passate in coda per svolgere le proprie attività.

Per approfondire questi temi, stimolare la discussione nella società civile e sviluppare possibili soluzioni “dal basso” a questi problemi, è nato circa un anno fa a Trento il progetto #CAMBIAMOLASTRADA, vincitore del bando “Intrecci Possibili 2019” della Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale - Ufficio sVOLta.

Una delle attività del progetto è il coinvolgimento della popolazione nell’installazione di una rete di sensori di misurazione delle polveri sottili (PM 10 e PM 2.5). Si tratta di un intervento di scienza partecipata a cui chiunque può prendere parte, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza riguardo all’inquinamento atmosferico e al contempo raccogliere e rendere pubblici dati sulla qualità dell’aria in maniera capillare sul territorio di Trento e Provincia.

Ci si accorge di quanto l’aria è importante solo se inizia a mancare

Ogni giorno inspiriamo ed espiriamo almeno 10.000 litri d’aria. Attraverso essa entriamo in contatto con diversi tipi di contaminanti, ciascuno dei quali è una fonte di rischio per la nostra salute. Ogni anno in Europa almeno 400mila persone (60mila solo in Italia) muoiono prematuramente a causa dell’esposizione a concentrazioni di inquinanti ritenute dannose per la salute. Sebbene il nesso tra causa ed effetto sia difficile da dimostrare, è recentissima la notizia della prima vittima per cui l’inquinamento dell’aria è ufficialmente concausa di morte: la bambina londinese Ella Adoo-Kissi-Debrah.

Il problema dell’inquinamento atmosferico è estremamente complesso: le fonti antropiche di inquinamento sono molteplici e si vanno a sommare alle fonti derivanti da fenomeni naturali; entrambe sono poi influenzate dal variare del meteo. Tra gli inquinanti dell’aria più significativi si annoverano le polveri sottili (PM) e il biossido di azoto (NO2), le cui concentrazioni ammissibili sono regolamentate per legge. Ma gli interessi economici spesso prevalgono sul diritto alla salute, e le soglie di legge sono ben più tolleranti di quelle previste dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Egualmente complesso è il monitoraggio degli inquinanti: l’Agenzia Provinciale per la Protezione Ambientale (APPA) della Provincia di Trento dispone di sette postazioni fisse di misura per l’intero territorio provinciale, due delle quali situate a Trento, una in via Bolzano e una all’interno del Parco S. Chiara. Oltre alle postazioni fisse, nel 2019 APPA ha effettuato 6 campagne di misura, in diminuzione rispetto alle 17 del 2017 e alle 11 del 2018. Tutto ciò a fronte di 1858 autorizzazioni per l’emissione in atmosfera di inquinanti registrate al 2019 (APPA, Rapporto Ambiente 2020).

Dato il numero piuttosto esiguo di postazioni ufficiali, può essere dunque un vantaggio per tutta la comunità avere a disposizione dei dati aggiuntivi.

Monitoraggio ambientale di massa e scienza partecipativa

L’assemblaggio di una centralina è un gioco da ragazzi.

L’idea di popolarizzare la scienza non è certamente nuova; ne sono esempi il monitoraggio della biodiversità aviaria da parte di appassionati di ornitologia e la costante caccia alle supernove da parte degli astrofili di tutto il mondo. Le nuove tecnologie non hanno fatto altro che abbassare le barriere di accesso alla pratica. Sensori sempre più raffinati e dal costo sempre più contenuto, oltre all’ubiquità della connessione di rete, hanno consentito il fiorire di progetti per il monitoraggio dei dati ambientali più disparati, da quelli meteorologici alle radiazioni ionizzanti, dai livelli di rumore alla qualità dell’aria.

Il progetto #CAMBIAMOLASTRADA promuove su scala locale la rete sensor.community, un’iniziativa partita dall’OK Lab di Stoccarda, che in pochi anni è diventata il progetto di riferimento per il rilevamento di dati ambientali, ed in particolare delle polveri sottili. Ad oggi i sensori collegati nella rete globale sono oltre 13mila, situati in più di 70 nazioni. In Trentino sono attivi una decina di sensori attivati negli ultimi mesi, concentrati nell’area di Trento.

Il successo di sensor.community è dovuto al costo relativamente contenuto del kit (circa 50 € e qualche euro l’anno di corrente elettrica) e alla sua semplicità: la centralina è composta da una scheda elettronica che si connette al WiFi di casa, un sensore di polveri e un sensore di temperatura, umidità e pressione. Egualmente semplice è l’installazione: è sufficiente caricare il software sulla scheda e collegare questa ai sensori con qualche filo elettrico (laboratori di assemblaggio guidato del kit sono organizzati periodicamente all’interno del progetto #CAMBIAMOLASTRADA). In un’oretta la centralina è pronta a prendere dati e inviarli automaticamente al server di sensor.community, dove vengono pubblicati in maniera trasparente e aperta.

Dati e democrazia, fra autonomia e centralismo

Anche se soggette a incertezza superiore rispetto alle postazioni ufficiali, le centraline dal basso forniscono una fotografia della qualità dell’aria in maniera capillare sul territorio. È importante poi sottolineare l’aspetto di coinvolgimento politico e sociale di una rete di misurazione gestita direttamente dalle comunità locali. Ad esempio, la misurazione degli ossidi di azoto nei pressi di alcune scuole di Roma e Milano ha dato peso alle richieste dei genitori di limitare il traffico.

Una lezione che stiamo imparando a caro prezzo (specie in Provincia di Trento, con l’amministrazione provinciale che per settimane ha nascosto e manipolato i dati sulla diffusione del Covid) è l’importanza di avere dati puntuali, accessibili e accurati. La disponibilità di dati, siano essi epidemiologici o ambientali, da un lato permette scelte politiche più mirate, dall’altra consente a popolazione ed esperti di verificare in maniera indipendente l’operato dei decisori. Una rete di misurazione autogestita dalle comunità fa un passo in più in questa direzione, consentendo loro di prendere in mano anche la fase di generazione di dati indipendenti. Per questo motivo, e per il grande potenziale didattico, le centraline dal basso si prestano ad essere installate in luoghi di comunità come scuole e biblioteche.

Respirare aria pulita è un diritto di tutti, ed è un dovere di ciascuno contribuire a preservare la salubrità dell’aria. Mezzi di trasporto e sistemi di riscaldamento poco efficienti, industria, agricoltura, allevamenti: la scelta è nostra e il cambiamento è a portata di mano. La creazione di una rete comunitaria per il rilevamento dell’inquinamento è un ulteriore passo per prenderci cura del bene comune più prezioso di tutti.

Seguendo lo spirito del progetto anche questo articolo e le immagini che lo corredano ha licenza libera: Beni Comuni: CC-BY Attribuzione 4.0 Internazionale.

Il progetto

Dal dicembre 2019 il progetto #CAMBIAMOLASTRADA (cambiamolastrada.it) riunisce un gruppo eterogeneo di associazioni di Trento:

FIAB Trento, capofila, associazione attiva nella promozione della mobilità e del turismo sostenibili e della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano (fiab-trento.it).

Ciclostile, ciclofficina popolare del Centro Sociale Bruno, collettivo impegnato nel recuperare vecchie biciclette e nel diffondere la cultura della meccanica ciclistica di base (ciclostile.csbruno.org).

LinuxTrent, associazione che si occupa degli aspetti sociali e culturali dell’uso delle tecnologie informatiche, di internet e dei dati (linuxtrent.it).

Acropoli, una piattaforma per la promozione degli aspetti più innovativi dell’architettura, mette in connessione giovani creativi come architetti, ingegneri e designer, con realtà professionali e culturali (acropolitrento.com).

Libreria due punti, una piccola libreria indipendente che vive di relazione, di collaborazioni, di visioni comuni che partendo da una dimensione culturale attraversano l’intera città.