Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 15, 12 settembre 1998 Servizi

Serraia: un lago in cattive acque

Chi ha sporcato il lago di Pinè cacciando i turisti? Le fragole o la Montedison? Il dibattito è aperto.

Petermaier Luca

L'undici ottobre del '97, parlando della sconcertante condizione del lago di Pinè, titolavamo: "Serraia, il lago malato". A distanza di quasi un anno da quell'intervento, la malattia del bacino pinetano sembra essersi ulteriormente aggravata, tanto che gli esperti della Provincia lo ritengono ormai un lago pressoché morto. Il turismo estivo dell'altopiano ne ha pagato naturalmente pesantissime conseguenze: presenze in netto calo e bagnanti che si sono ben guardati dall'infilare anche un solo dito nell'acqua ormai diventata di un colore verde bottiglia. Una fobia non ancora giustificata da un divieto di balneazione (arrivato solo più tardi), ma evidentemente contagiosa. Ed il fuoco delle polemiche, puntualmente, è divampato. Scambi di accuse, reciproche denunce fra le parti in causa di aver rovinato un simile patrimonio ambientale si sono succedute sulla stampa locale per l'intera estate. Il tutto mentre il diretto interessato, il lago, rischia di trasformarsi in un acquitrino puzzolente.

Ma cosa sta veramente succedendo al lago di Serraia? E soprattutto quali cause o concause hanno ridotto il bacino nello stato in cui si trova attualmente? L'indiziato principale del disastro è quasi unanimemente considerato il fosforo, che provoca la crescita abnorme di alcune alghe. Queste in circa 15-20 giorni, "muoiono" e, dopo aver lasciato il posto ad alghe di altro tipo, vanno a depositarsi sul fondale, mischiandosi con i fanghi di fondo e contribuendo ad aumentarne pericolosamente il volume, ma soprattutto togliendo ossigeno alle zone più profonde del lago. Ne consegue che, sotto i 4-5 metri dalla superficie, la flora e la fauna lacustre non sono più in grado di sopravvivere.

Fin qui tutto chiaro. Ma da dove viene il fosforo assassino? E' proprio questo il motivo di tante polemiche, il pomo della discordia. Secondo gli studi svolti dall'Agenzia provinciale per l'ambiente e dall'Istituto agrario di S. Michele, il fosforo proverrebbe dalle coltivazioni di fragole nelle serre poste nelle immediate vicinanze del lago. Parte dei fertilizzanti utilizzati infatti si depositerebbe in alcuni rigagnoli nei dintorni e di qui, con la pioggia, verrebbe trasportata direttamente nel bacino di Serrata, provocando il cosiddetto fenomeno dell'eutrofizzazione.

Spiega il dott. Volpi dell'Agenzia per l'ambiente: "I nostri studi hanno evidenziato in modo direi inequivocabile che i ruscelli nelle vicinanze delle colture di piccoli frutti contengono un tasso di fosforo molto più alto di quello rilevato in tutti gli altri rigagnoli che affluiscono nel lago." Dunque le fragole starebbero distruggendo il lago di Pinè.

Q uesta conclusione però non convince tutti, a partire proprio dal sindaco di Baselga, dott. Claudio Ioriatti che obietta: "Non sono affatto convinto che l'unica causa della situazione attuale del nostro lago siano i fertilizzanti. Credo invece che le cause vadano ricercate ben più a monte. Per quasi trent'anni il lago di Serrala è stato il bacino nel quale finiva la maggior parte degli scarichi fognari del paese. Queste sostanze nutritive organiche, depositandosi sul fondo, liberavano grandi quantità di fosforo. Io credo che il lago abbia retta finché ha potuto ed ora abbia ceduto. Non posso veramente credere che il fosforo prodotto da pochi ettari di fragole sia il solo responsabile della morte di un lago che contiene tré milioni di metri cubi d'acqua." Ioriatti quindi è convinto che la coltura dei piccoli frutti non c'entri o comunque c'entri solo in minima parte: "Non posso fare altro che prendere atto delle conclusioni dei tecnici della Provincia, ma vorrei far notare che, ad esempio, è stata rilevata una quantità di fosforo piuttosto alta anche in un ruscello che non si trova affatto nelle vicinanze delle fragole ma in prossimità di colture di prodotti totalmente diversi e site a più di 400 metri dal lago. Cosa dovrei fare -conclude- impedire l'agricoltura in tutto l'altopiano ? "

In realtà il sindaco punta il dito contro chi, a suo giudizio, ha abilmente strumentalizzato la situazione critica del lago per interessi puramente turistici. In particolare, il primo cittadino di Pinè ritiene che non si sia ben distinto tra l'impatto ambientale e quello invece paesaggistico delle serre poste in prossimità del lago: "Credo -dice- che si sia approfittato del poco fosforo che pur proviene dalle colture di fragole per creare il più classico dei capri espiatori, in modo che le serre potessero venire facilmente smantellate, in quanto ritenute sgradevoli alla vista. Che non siano belle da vedere è un discorso, che siano le responsabili di disastri ecologici è un altro. Io sono il sindaco sia degli operatori turistici sia degli agricoltori di Pinè e come tale voglio e devo essere certo, prima di intervenire, che chi è accusato sia poi l'effettivo colpevole. E sul fatto che la morte del lago dipenda esclusivamente dal fosforo contenuto nei fertilizzanti usati nelle serre io nutro ancora molti dubbi."

La tesi del Sindaco sembra comunque aver convinto il Consiglio Comunale di Pinè, che ha da poco approvato un documento nel quale si chiede che il fondale del lago possa venire dragato, a riprova del fatto che sarebbero i fanghi di fondo accumulatisi nel corso degli anni i veri responsabili della morte del bacino.

Dal canto loro, gli agricoltori della zona non hanno di certo piegato il capo alle accuse, e la presa di posizione contro le conclusioni degli esperti non si è fatta attendere. In particolare gli agricoltori non solo contestano gli studi dell'Agenzia per l'ambiente e di San Michele, ma rilanciano le accuse a quelli che, a loro dire, sono da considerare i veri responsabili. Spiega Ilario Ioriatti, direttore dell'associazione frutticoltori dell'Apaso: "Riteniamo gravemente incompleti e superficiali gli studi del gruppo di lavoro provinciale. Non hanno affatto dimostrato che il fosforo prodotto dalla coltivazione di fragole finisca effettivamente nel lago. E' vero infatti che la quantità di fosforo dei fertilizzanti che rimane nel terreno dopo il drenaggio è di circa 200 kg. l'anno, ma non è stato mai verificato quanto di quel fosforo effettivamente venga trasportato dalla pioggia nell'acqua e quanto invece si fermi nel terreno. Non è stata nemmeno misurata la portata dei rivoli che affluiscono nel lago: è evidente come senza questo dato fondamentale, anche la percentuale di fosforo rilevata nei ruscelli sia del tutto relativa."

Insomma, gli agricoltori non ci stanno, ma sono comunque pronti ad assumersi ogni responsabilità per quanto loro direttamente imputabile. Hanno perciò dato la disponibilità a spostare una parte delle colture, impegnandosi inoltre ad ultimare entro settembre un impianto di raccolta e riciclo dei fertilizzanti in eccedenza, così da chiudere ogni polemica.

Ma non è tutto. Nei giorni scorsi infatti il direttore dell'Apaso ha preso posizione contro la Montedison ed in particolare contro la pompa utilizzata dall'azienda per prelevare acqua dal lago di Serraia verso il lago di Piazze, acqua che serve per alimentare la centrale di Pozzalengo.

Dice Ioriatti: "La mia presa di posizione non è tanto contro l'Edison, che ha regolare concessione provinciale per pompare l'acqua dal lago di Serrala. Voglio comunque sottolineare come non credo sia casuale che I 'esplosione delle alghe sia cominciata nel '97, guarda caso solo un anno dopo che, nel '96, la Montedison, su indicazione della Provincia, ha cominciato a pescare dalle acque profonde del lago e non più dalla superficie. Credo che una pompa di mezzo metro di diametro sul fondo del lago, che l'anno scorso ha prelevato circa 1.700.000 metri cubi d'acqua, non possa non aver rimescolato i fanghi di fondo, liberando in tal modo il fosforo mineralizzato. Perché -conclude Ioriatti- gli studi dell'Agenzia provinciale per l'ambiente non hanno nemmeno preso in considerazione questa ipotesi?"

Ad avallare parzialmente questa possibilità, alcune ricognizioni subacquee svolte dal Comune di Pinè hanno indicato chiaramente come, in prossimità del limno, l'apparecchiatura sistemata dalla Provincia per ossigenare il fondale, che ha un diametro ben più piccolo della pompa Montedison, i fanghi siano molto più rimescolati che nelle altre parti. Un caso?

La telenovela continua, ma pare che il lago Serrala sia sempre più in cattive acque.