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QT n. 8, 21 aprile 2001 Servizi

Arte: chi mi garantisce…?

Prima puntata di un breve viaggio nel mercato dell’arte: come difendersi dai falsi.

Giancarlo Cappelletti

Da molti anni mi occupo d’arte ed ho ormai acquistato una certa esperienza del mercato che la riguarda, che ha delle regole ben precise e particolari. E sia chiaro che la legge della domanda dell’offerta non sempre premia il valore artistico dell’oggetto trattato.

Marcel Duchamp, "Orinatoio-Fontana" (1917).

Mi rivolgo a tutti i lettori di questa pagina che amano l’arte (e in particolare la pittura, di cui qui mi occuperò, ma per analogia i ragionamenti si possono estendere a tutti gli altri campi artistici.), soprattutto a chi incomincia ora a circondarsi di cose belle e che, per un atto d’amore verso gli oggetti che ha davanti, desidera siano suoi. Poiché, come dice Pascal, "il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce", ci sarà sempre qualcosa di irrazionale nell’acquisto, qualcosa che però non deve superare certi limiti, altrimenti poi la ragione del portafoglio si farà sentire e rovinerà la gioia dell’acquisto.

In questa sede mi occupo unicamente dell’aspetto economico- commerciale, non darò valutazioni estetiche, anche se queste concorrono a definire il valore, cercando di spiegare, in base alla mia esperienza, come evitare certi passi falsi,

Dato per scontato che bisogna comperare da chi, se ci fossero delle contestazioni, può rispondere e restituire il prezzo pagato, ecco le regole che io suggerisco per evitare dispiaceri.

Prima regola. L’oggetto acquistato deve essere accompagnato da una fotografia, con scritte sul retro le sue caratteristiche e la firma di chi lo ha venduto. Questo per individuare con precisione l’acquisto. E’una regola semplice, che però quasi nessuno segue. Quanti acquirenti di un tappeto, per esempio, ne hanno la fotografia? Al massimo il venditore rilascia una garanzia con scritte le caratteristiche dell’oggetto. Ma un domani, se ci fossero delle contestazioni, chi mi dice che quella garanzia era di quel tappeto e non di un altro? Quando l’acquisto è importante bisogna esigerla sempre.

Lo stesso per i quadri. In questo caso, se l’artista è vivente, la garanzia deve essere compilata dall’artista e controfirmata dal venditore. Tenete presente che è impossibile fare una copia esatta di un quadro, del quale esiste una fotografia. Quindi se si ha un autentica di mano dell’artista, il quadro è a prova di bomba.

Perciò se avete delle opere di artisti viventi prive di foto, recatevi da un bravo fotografo e inviate tre foto all’artista, il quale ve ne rimanderà una compilata per garantire l’autenticità. Pensate che fortuna sarebbe avere delle opere di Depero autenticate dall’artista! Non si sa mai: un pittore ora poco conosciuto potrà diventare famoso.

Con Duchamp, che fin dal 1914 andava sviluppando una sorta di nichilismo estetico, proponendo polemicamente e ironicamente come opera d’arte oggetti industriali comperati al supermercato, tolti dal loro contesto e trasformati in opere d’arte con un procedimento mentale, l’intervento manuale dell’artista non individua più l’oggetto artistico. E’ solo l’autentica che dice: questo è l’orinatoio di Duchamp. E questa foto dà a quell’oggetto un valore miliardario.

Lo stesso vale per certa arte povera o arte concettuale. Certi lavori di Mario Merz sono fatti con paglia pressata o fascine di legna, a volte anche frutta; il possessore di queste opere, con relativa autentica, è autorizzato dall’autore a sostituire la paglia o la frutta quando si saranno consumate o rovinate. E allora l’opera d’arte durerà nei secoli.

E i falsari? E’ notorio che da quando esiste l’arte, esistono anche i falsi. L’arte ha sempre avuto un grande valore economico e sociale. Per lucrare questo valore il falsario entra in azione. Esiste però anche una piccola percentuale di imbroglioni, che lo fanno per prendere in giro gli esperti e che poi in qualche modo lo confessano, come vanto. Pensate alle statue di Modigliani "ritrovate" a Livorno.

I falsari "venali", poiché un’opera d’arte ormai non si compera più senza autentica, o falsificano anche la garanzia o, i più sofisticati, ricopiano l’opera vera già autenticata. Poi vendono il quadro falso con l’autentica e quello buono senza, dicendo che l’hanno perduta.

Come ci si difende? Controllando con una lente se delle piccole screpolature, dei rilievi dell’olio, delle macchioline che si notano sul quadro sono presenti anche sulla fotografia. Quando si è sicuri di questa corrispondenza, si invia la fotocopia dell’autentica a chi l’ha rilasciata, chiedendo se corrisponde a quella che hanno in archivio. Se la risposta è positiva, si può stare tranquilli. E’ impossibile infatti rifare uguale in tutti i piccoli particolari un quadro di cui si possiede una fotografia.

Ma chi fa le autentiche? Se un artista è in vita chiaramente lui stesso. Ma se è morto?

Di questo parleremo nel prossimo numero.

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