Stagione della Haydn: un’apertura fra amici
Un frizzante inizio di stagione concertistica per l’orchestra Haydn. Al teatro Sociale non c’era l’atmosfera da grande serata di gala, niente tutto esaurito né sfoggio di eleganza, ma piuttosto un’amichevole aria da incontro fra vecchi amici, una serata in famiglia con i soliti visi noti seduti ai loro posti. Sicuramente l’ambiente migliore per gustare e invitare a suonare in maniera rilassata e scoppiettante la sinfonia in sol minore, KV 183, di Mozart. Il brano è stato piacevole e vivace ed è stato lungamente applaudito dai presenti. Certo la seconda parte del programma Das Lied von der Erde era la più attesa.
Il primo Lied, Das Trinklied vom Jammer der Erde è servito un po’ da prova, dal momento che Jan Vacik e Christoph Eberle non parevano riuscire ad armonizzare i volumi e il cantante risultava battuto dagli scoppi sonori dell’orchestra. Già in Der Einsame in Herbst, però, Michelle Breedt pareggiava i conti con un acuto d’esordio che metteva subito in chiaro i rapporti di forza nell’esibizione, un po’ come quando Del Piero o Ronaldo, i fuoriclasse, sono in forma, prendono palla, la portano dove vogliono e tutta la difesa li segue senza riuscire a raggiungerli.
Questi Lieder sono di una bellezza sconfinata. La Breedt cantava tutta impettita, nel suo completo nero con una casacca dagli intarsi dorati. Nel recitativo di Von der Schönheit dimostrava di avere una mimica espressiva, ma centellinando per il resto lunghe occhiate sognanti quando si trattava di dare manforte al compagno.
Quale effetto! Un ottimo aiuto al tenore Jan Vacik, che non sembra trovare un tono particolarmente drammatico nella resa di questi Lieder, mentre la Breedt sembrava tutta ispirata e creava atmosfera. Come accade spesso agli uomini, Vacik invece non era in grado di sostenere la compagna. Quando cantava la Breedt, infatti, non le rendeva lo stesso servizio, ma, seduto sul suo sgabellino, sembrava piuttosto pensare ai fatti suoi cercando di asciugarsi il sudore; una specie di pollo sulla graticola. Buon lavoro di tutta la compagine orchestrale. Ogni volta che un Lied terminava, nelle ultime note dell’orchestra era difficile non applaudire e con una punta di curiosità mi sono chiesta se stavamo assecondando l’etichetta o solo la nostra pigrizia. Al termine del concerto erano già le dieci e un quarto, uno scroscio di applausi in medias res avrebbe fatto allungare i tempi.
Quando si sono spente le ultime note, pareva proprio che il pubblico fosse soddisfatto di non aver fatto troppo tardi e poter vedere il telegiornale delle undici già in pigiama. Del resto anche l’orchestra Haydn si è diretta verso i camerini con marziale decisione, nonostante applausi calorosissimi e prolungati, senza concedere bis.