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Israeliani e palestinesi: non falsifichiamo la realtà

Federico Steinhaus

Sul numero 12 avete pubblicato un lungo intervento di Walter Ferrari, nel quale chiede "parole forti" per la Palestina (Palestina: è il momento delle parole forti). Ovviamente Ferrari, come chiunque altro, è libero di esprimere le proprie opinioni in merito al conflitto che dal 1948 lacera il Medio Oriente, ma non ritengo che egli abbia il diritto di appoggiare le proprie opinioni a falsificazioni della verità storica.

Voglio procedere nello stesso ordine seguito dal Ferrari per confutare alcune delle sue affermazioni.

1. La contrapposizione fra lao ci modernità di Israele e l’ arretratezza del mondo arabrcostante, fra la libertà esistente in Israele e la repressione (anche dell’ espressione delle opinioni) esistente nel mondo arabo, fra il progresso scientifico e l’alto livello della tecnologia più sofisticata raggiunti in Israele e la struttura economico-sociale del mondo arabo sono, per Ferrari, luoghi comuni; invece, si tratta di realtà inconfutabili. Se poi il progresso scientifico sia un bene o un male, se la libertà sia un valore sempre e solo positivo, se coltivare il deserto sia una violenza fatta alla natura, sono giudizi che lascio al Ferrari ed ai suoi lettori.

Ferrari evita anche di ricordare, e lo faccio io per lui, che fino al 1999 la popolazione della Palestina godeva anch’ essa di tali benefici, con un reddito pro capite, una qualità dell’assistenza sanitaria ed una scolarità che erano i più elevati del mondo arabo, e che tutto ciò è stato buttato al vento prima dalla corruttela dei governanti palestinesi (Arafat intasca, secondo fonti arabe, il 25% degli aiuti per fini umanitari provenienti dall’ estero), poi dalla scelta della violenza fatta da Arafat a Camp David.

2. Il "palese e professato razzismo antiarabo" di Israele è frutto della fantasia di Ferrari. Provi a leggere la Dichiarazione di Indipendenza di Israele. Le basi etnico-religiose di Israele sono ugualmente una evidentissima menzogna: 110 nazionalità di provenienza sono la base della popolazione israeliana; le lingue ufficiali e più usate sono l’ebraico, l’arabo, il russo e l’inglese; e se per base etnica Ferrari intende che si tratta di uno stato ebraico, gli ricordo che solo i nazisti ed i fascisti hanno ritenuto di codificare gli ebrei come una razza; Israele è uno stato laico, con una netta separazione fra religione e politica, mentre sono proprio tutti (ripeto: tutti) gli stati a maggioranza islamica a negare una separazione fra religione e Stato, ed a costituire stati teocratici.

Infine, e siamo alla barzelletta, Ferrari accusa Israele di vivere in "continuo stato di guerra": certo, ma come tutti (salvo Ferrari) sanno, sono stati gli arabi a scatenare le guerre contro Israele per annientarlo, e se qualcuno ne dubita si legga le dichiarazioni dei leaders arabi alle Nazioni Unite nel 1947 e 1948.

3. Ferrari insiste: Israele non ha mai definito i propri confini. Ma doveva farlo da solo? Ha dovuto combattere per sopravvivere nel 1948, 1967 e 1973. Nessuno Stato arabo ha mai accettato di firmare un trattato di pace, che serve appunto a stabilire anche i confini. E quando l’Egitto, nel 1978, ha firmato un trattato di pace con Israele, ed ha potuto riavere i territori che Israele aveva conquistati nel 1967, è stato espulso dalla Lega Araba.

Israele "impedisce da più di 50 anni la formazione di uno stato palestinese"? Ma se fino al 1967 la Cisgiordania era Giordania, e Gaza era Egitto! E Gerusalemme est era Giordania anch’essa! Ma se nel settembre del 1970 re Hussein di Giordania ha fatto massacrare circa 20.000 palestinesi in pochi giorni!

4. Ferrari non sa di cosa parla, quando afferma che sinistra e destra israeliana condividono il cosiddetto diritto biblico degli ebrei ad abitare la Palestina, e che non esiste differenza politica fra le idee degli uni e degli altri.

Credo che chi voglia discutere sul delicato, drammatico, difficile scontro che impedisce ad israeliani e palestinesi di vivere l’uno a fianco dell’ altro, in pace e sicurezza (non c’è bisogno di amarsi per questo!), debba evitare di dare per scontato che è vero solo quello che afferma una parte, e che quanto afferma la controparte è automaticamente falso. Il caso di Jenin, citato dal Ferrari contro Israele, ne è un esempio: i palestinesi gridarono al massacro, denunciarono 500 civili assassinati dagli israeliani, ma alla fine gli incaricati sul posto delle organizzazioni dell’ ONU e la stessa Autorità Palestinese contarono 56 (cinquantasei) palestinesi morti, più di metà dei quali uccisi in combattimento (e gli israeliani uccisi in combattimenti o in attentati a Jenin furono 28).

E, per chiudere, un’ altra osservazione, anch’ essa facilmente verificabile nella sua triste verità: in Israele esistono da sempre movimenti per la pace, e da sempre esistono schieramenti politici che fanno della pace con gli arabi la loro bandiera; anzi, in Parlemento siedono deputati arabo-palestinesi con cittadinanza israeliana, che si dichiarano apertamente sostenitori di Arafat. Mi si citi un solo esempio di una dimostrazione di piazza per la pace con Israele che sia stata organizzata in un qualunque paese arabo dal 1948 ad oggi, mi si citi in quale paese arabo hanno potuto andare a dimostrare per la pace con Israele i nostri pacifisti.