Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Inceneritore, diossina e agricoltura

Carolina Andreatta, Walter Ferrari

Improvvisamente il rombo di un tuono in lontananza e una brezza leggera danno il segnale: si corre qua e là recuperando gli attrezzi, mentre le scure nubi che si sono addensate "via en Gagia", nascondendo alla vista la Paganella e il Brenta, chiudono velocemente il cielo sopra di noi. Pochi istanti e lo scroscio di pioggia decreta per oggi la fine della giornata di lavoro nei prati; fortuna che il grosso del fieno è stato imballato e messo al riparo, dopo tutto quest’anno il tempo è stato assai clemente ed ha permesso un raccolto di buona qualità. Mentre piove, al riparo di un "bait" di campagna, si pensa agli altri che come noi erano impegnati nella fienagione: "Averalo fenì el Toni?"; "El Bepi l’è già arquanti dì che el lo ga tut al quert"...

Quella della fienagione in montagna è una fatica che si ripete ogni anno, compensata dal profumo del fieno e dal sapore di latte e formaggi. Ma a che servirà domani correre e faticare per un buon foraggio se ti piazzano un inceneritore che fra qualche anno ti regalerà la diossina nel latte?

Inceneritore e diossina: che c’entrano col fieno? Chiedetelo agli allevatori di quella vallata della Savoia nella quale lo scorso autunno hanno trovato niente meno che la diossina nella carne e nel latte e dopo vari accertamenti è stato verificato che il responsabile era proprio un inceneritore con le sue emissioni!

Proprio pochi giorni fa sul quotidiano L’Adige quell’episodio è stato ricordato da Matteo Zini, comprese le cifre degli abbattimenti: 3.510 animali tra bovini, ovini e caprini in 5 mesi su un totale di 8.000 capi presenti nella vallata di Albertville. E pensare che qualche anno fa l’assessorato provinciale all’Agricoltura ci ha portati proprio in Savoia per un viaggio di studio, dove abbiamo potuto visitare alcuni allevamenti "modello"; chi poteva immaginare che allevamenti e produzioni così eccellenti potessero venire compromessi dalle emissioni di un inceneritore lontano magari parecchi chilometri? Sarà questo il futuro che ci si prospetta anche in Trentino con la scelta di realizzare l’inceneritore? Qual è dunque la coerenza dei nostri governanti provinciali quando da una parte non perdono occasione per sottolineare il ruolo dell’agricoltura di montagna, il suo ruolo di presidio del territorio, le sue produzioni tipiche e di eccellenza, e dall’altra operano scelte potenzialmente disastrose come appunto quella di realizzare l’inceneritore, ma anche la Pi.Ru.Bi? Sì, perché anche quest’ ultima avrebbe un effetto diretto disastroso sull’agricoltura della piana Rotaliana, ed indirettamente, contribuendo ad un ulteriore degrado del nostro territorio, sull’intera agricoltura trentina. Forse è il caso che anche gli allevatori e più in generale gli agricoltori trentini si attivino per capire meglio, facendo pressione in tal senso anche sulle proprie organizzazioni sindacali ed associazioni. Dopo tutto un esempio dal quale attingere informazioni in merito c’è: basta compiere un viaggio di studio in Savoia. Crediamo sia il caso di pensarci e farci sentire, se non vogliamo che le nostre fatiche per procurare ai nostri animali un buon foraggio siano domani vanificate da un ingrediente invisibile ma alquanto nocivo alla salute quale appunto la diossina.