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QT n. 2, 24 gennaio 2004 Classica

Brunello vara la stagione della Filarmonica

Solo superlativi per la performance mozzafiato di Mario Brunello e l'orchestra d'archi italiana.

Stupendo, magnetico, originale ed emozionante sono solo alcuni degli aggettivi che si potrebbero impiegare per descrivere il primo concerto della stagione della Società Filarmonica di Trento. L’Orchestra d’archi italiana ha eseguito magnificamente i due concerti brandeburghesi in programma (il n. 3 in Sol maggiore BMW 1048 e il n. 6 in si bemolle BMW 1051) e la performance di Mario Brunello, in veste di solista nella seconda parte del concerto, è stata mozzafiato. Tutta la prima metà del concerto ha evidenziato la compattezza del gruppo: Orchestra d’archi italiana sul palco, almeno in versione parziale, e Brunello dietro le quinte; ma non si è trattato di un caso di vassallaggio dell’Ensemble nei confronti del solista star della serata. Da soli i due concerti brandeburghesi valevano il prezzo del biglietto.

L'Orchestra d'archi italiana alla Filarmonica di Trento.

Questi affascinanti laboratori di scrittura musicale per gruppo strumentale, che devono il proprio nome al grande biografo Philipp Spitta, offrono una tale varietà di soluzioni, da essere un’ideale esposizione delle qualità di ogni compagine orchestrale. L’attacco del concerto n. 3 richiede notevole vigore, intesa e coordinazione su passaggi concitati, nonché una ostinata precisione, tutte doti ampiamente dimostrate da questo gruppo di strumentisti.

Dal momento che il secondo concerto proposto nella serata del 13 gennaio, il n. 6, non prevede l’impiego di violini, è stato possibile notare lo stupendo suono del violoncello di Aya Shimura, in questo caso investita di poteri da "primo violoncello". Posta al centro del palco, attorniata da viole e contrabbassi, la minuta Shimura ha fatto propagare dal proprio strumento un suono deciso ed espressivo. Naturalmente, nonostante la bravura dimostrata in questi due primi brani dall’Orchestra d’archi italiana, fin dall’inizio si avvertiva l’ansiosa attesa che comparisse Mario Brunello; al quale è stata tributata una semi-ovazione. Del resto, Brunello è una presenza familiare per i trentini appassionati di musica, quasi un compagno di gite in montagna, data la sua regolare partecipazione ai "Suoni delle Dolomiti". La scorsa estate si è cimentato in una epica tre giorni di passeggiate e concerti, ed è auspicabile che voglia ripetersi, e magari ulteriormente perfezionare il proprio personale connubio di musica e montagna. Dopo i rituali inchini, Brunello ha presentato brevemente l’opera di John Taverner The Protecting Veil. L’inglese Taverner, convertitosi al culto cristiano ortodosso della Chiesa greca nel 1978, ha concepito questa serie di sette composizioni, ispirato da alcune festività mariane. Secondo la tradizione il velo di Maria si stese a nascondere e proteggere dai pericoli una cittadina greca. Taverner utilizza gli archi per impersonare altri strumenti usati nei rituali connessi a queste festività e tenta, anche graficamente nella stessa partitura, di creare un velo sonoro che dovrebbe trasmettere una sensazione di pace agli ascoltatori.

Il brano ha inizio con un lunghissimo lamento-fischio del violoncello, giocato su note alte e armonici superiori tenuto così regolare e continuo da sembrare infinito. Il violoncello di Brunello ha dominato l’intero brano. Il numero consistente di comprimari (tutta l’Orchestra d’archi italiana era sul palco) non ha mai generato un volume di suono maggiore, anche grazie ad un uso insistito di sordine e pianissimo. L’esecuzione è durata circa 40 minuti. Sono stati 40 minuti vissuti sottovuoto. In parte perché il pubblico si è dimostrato straordinariamente attento, e in parte perché questa composizione sembra davvero escludere qualunque altra percezione. Oltre alle note tenute, acute e soprannaturali, vi sono stati attimi in cui si sarebbe potuto supporre di essere di fronte a strumenti a fiato, invece che a violini, violoncelli, viole e contrabbassi, tanto era straniante l’effetto delle note eseguite. Nell’assolo poi, Brunello ha mosso le dita con funambolica grazia, in un sovrapporsi di diteggiatura complicata e movimenti d’arco incredibili. Nel finale, cortesemente, Brunello ha anche concesso un bis: Hello dell’amico Giovanni Sollima, altro grande talento del panorama musicale italiano.

Non si può immaginare una serata più riuscita a battezzare questa nuova stagione di concerti per la Società Filarmonica di Trento, che ne esce vincitrice anche in termini organizzativi. Infatti, alla folla che si accalcava per guadagnarsi un posto (ricordiamo che, per il secondo anno, la sala risulta già esaurita con i soli abbonati) la segreteria ha offerto un dignitoso sistema di attesa: ognuno munito del proprio bigliettino numerato. Così, senza recare disturbo agli abbonati, senza abusi, secondo le possibilità, alle 20.45 alcuni fortunati si sono guadagnati l’entrata. Non si sono dati casi di persone con un solo numero che abbiano acquistato due biglietti e tutto è avvenuto con ordine. Il concerto ha subito un insignificante ritardo, a tutto beneficio della visuale offerta agli esecutori. Lo stesso Brunello si è complimentato per l’affluenza del pubblico. Decisamente un promettente inizio di stagione.

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