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QT n. 4, 21 febbraio 2004 Classica

La Haydn e lo spirito di fuoco di De Falla

L'orchestra Haydn e la mezzosoprano Sabine Willeit nell'esecuzione de El Amor brujo di Manuel De Falla.

Una figura in rosso, contro la nuvola di orchestrali nerovestiti è stato il primo colpo d’occhio, quasi una scenografia, per la magnifica esecuzione della suite El Amor brujo di Manuel De Falla. Naturalmente la silhouette era quella del mezzosoprano Sabine Willeit. I dodici brevissimi quadri sonori di De Falla non contengono tutti parti cantate, ma quando la partitura richiede che la voce si unisca agli strumenti, è necessaria una saldissima preparazione vocale nel repertorio moderno. Questa suite è posseduta dallo spirito gitano; ma si tratta di uno spirito che ha poco in comune con le sonorità melliflue di una Carmen. La voce è tirata, aspra. Si inerpica su acuti tremolanti e poi sprofonda in suoni densi e pastosi come il vino che immaginiamo sorseggiato intorno al fuoco dell’accampamento della sensuale Candela.

La mezzosoprano Sabine Willeit.

Candela è la protagonista de El Amor brujo. Amata da un marito geloso e possessivo che non vuole liberarla della propria presenza nemmeno dopo essere morto e le impedisce di incontrarsi con il nuovo innamorato, Candela invoca lo spirito del fuoco perché la liberi da questa invadente presenza. Ma sarà grazie a uno stratagemma del giovane innamorato Carmelo che il fantasma lascerà finalmente in pace la coppia. Per favorire la lettura delle liriche eseguite da Sabine Willeit, le luci in sala sono rimaste accese, il che ha parzialmente rovinato l’effetto languido e cupo di questa lotta fra amore e morte.

Il secondo brano in programma la Sinfonia n. 93 in re maggiore, KV 250 di Haydn, è stata invece eseguita nell’abituale oscurità. Gunther Neuhold ha diretto i quattro movimenti della sinfonia con la stessa imperiosa gestualità sfoggiata nella prima parte della serata. Il primo movimento inizia in grande stile, quasi a voler affermare fin da subito l’importanza della composizione. Del resto, Haydn scriveva in quel periodo per un pubblico molto esigente, del quale era necessario catturare immediatamente l’attenzione. Questo il compito, quindi, del primo movimento: incedere fra imprevedibili piano e forte. Il secondo movimento si collega con altri brani dello stesso autore: il tema viene proposto dalle prime parti degli archi, cui si unisce presto il resto dell’orchestra. In evidenza soprattutto il fagotto e il flauto, che donano un certo elemento bucolico a questa parte della sinfonia. Nel terzo movimento Haydn sembra quasi giocare con la propria musica e con il pubblico, mentre il finale è un classico esempio dell’abilità del compositore nel rimescolare le forme secondo il proprio estro creativo.

L’esecuzione è stata impeccabile.

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