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QT n. 4, 26 febbraio 2005 Servizi

Voto agli immigrati: un tentativo concreto

Le associazioni che si occupano di immigrazione si accordano per una proposta scomoda: diritto di voto ai cittadini stranieri.

Giulia Clerici

Interculturalità e diritto di voto: temi di innegabile attualità ed importanza e al contempo fonte di timori e polemiche, quelli discussi nel tavolo di confronto organizzato sabato 19 febbraio dall’associazione Altrimondi-Arci.

All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di numerose associazioni attive sul territorio in questo campo, da Città Aperta, a Mi gente, alla Comunità Islamica di Trento, nonché rappresentanti delle istituzioni, come l’assessore alla Cultura di Trento Micaela Bertoldi ed Erica Mondini, consigliere comunale di Rovereto, e dei sindacati, come Antonio Rapanà, della segreteria della CGIL.

Altrimondi ha buttato il classico sasso nello stagno (l’immagine non è casuale: molti preferiscono non parlare dell’argomento per timore, soprattutto in tempi di elezioni, di perdere consensi, e così la politica si trasforma in palude). La proposta prevede diversi stadi: costituire un coordinamento delle associazioni che si occupano d’immigrazione; sottoporre all’attenzione delle forze politiche proposte per giungere una gestione più efficace e consapevole delle necessità degli immigrati presenti sul territorio; e infine spingere al conferimento, per lo meno parziale, del diritto di voto ai cittadini stranieri residenti nel territorio, attraverso quello che Rapanà ha definito "un atto di coraggio da parte delle istituzioni comunali".

E’ un parere del Consiglio di Stato del luglio 2004 ad aver reso attuabile una proposta di questo tipo. In risposta alla richiesta della Regione Emilia-Romagna, il Consiglio ha infatti concesso ai Comuni il potere di estendere, attraverso una modifica degli Statuti regionali, il diritto all’elettorato passivo e attivo nei Consigli circoscrizionali agli stranieri residenti. Ricordiamo che in precedenza, il riferimento legislativo in questo ambito era costituito dalla stessa Costituzione, il cui articolo 48 considera elettori "tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età". Ma la cittadinanza, come tutti sanno, non è cosa facile da ottenere. Ed è sempre più elevato il numero di stranieri che, pur lavorando, studiando e vivendo con la propria famiglia in Trentino ormai da anni, vivono una condizione di svantaggio, non potendo fruire dei diritti spettanti ad ogni cittadino di uno Stato democratico.

Unanime consenso è stato manifestato riguardo all’importanza del diritto di voto. Per Aboulkheir Breigheche, presidente della Comunità Islamica, esso è "un diritto indispensabile nel processo d’integrazione". Rapanà sottolinea l’importanza di questo diritto in quanto, nonostante possa sembrare secondario rispetto ad altre necessità (assistenza sanitaria, casa, lavoro) "permette di uscire dalla dimensione individuale e di concretizzare una partecipazione diretta degli immigrati alla vita pubblica". Questa positività della partecipazione alla vita pubblica viene sottolineata anche dal sociologo Adel Jabbar, secondo il quale "la rappresentanza di fatto costituirebbe la conseguenza diretta della partecipazione". Jabbar mette tuttavia in guardia dal rischio della "balcanizzazione della rappresentanza o della rappresentanza come cooptazione", in quanto basata su un’appartenenza nazionale ed etnica. Una rappresentanza di questo tipo sarebbe controproducente, perché contribuirebbe a rinnovare quella frammentazione ben conosciuta dei diversi gruppi attivi nell’ambito dell’immigrazione, frammentazione che l’incontro di sabato intendeva per l’appunto superare.

Tutti d’accordo anche per quanto riguarda la necessità di creare una rete che permetta di risolvere "il problema dell’autoreferenzialità dell’attività delle singole associazioni" (Bertoldi) e di riunire individui di diversa estrazione attorno ad un comune progetto socio-politico.

L’incontro sembra per il momento aver raggiunto il proprio scopo: un gruppo di lavoro, al quale è stato affidato il compito di elaborare il documento da presentare al mondo politico, è stato infatti costituito ed il neonato coordinamento delle associazioni si riunirà una seconda volta il 25 febbraio.

Ci auguriamo che questa iniziativa possa riuscire a dare una voce forte e comune alle esigenze degli immigrati presenti in Trentino, contribuendo a renderli a tutti gli effetti attori di quella società multiculturale all’interno della quale ormai viviamo.