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QT n. 9, settembre 2019 Trentagiorni

Fridays For Future torna al lavoro

Una serie di incontri per tornare a sensibilizzare l’opinione pubblica sui cambiamenti climatici

In previsione della terza manifestazione di Fridays For Future, confermata per venerdì 27 settembre, i giovani organizzatori alzano il tiro, o perlomeno ci provano. Diciamo così perché leggendo le proposte scaturite dalla recente assemblea tenutasi in Piazza Duomo si intuisce che il buon esito delle iniziative dipenderà dalla capacità di mettere in campo non l’impegno di pochi attivisti, ma la partecipazione di molte risorse umane.

L’idea di fondo è quella di dare risalto ed attirare l’attenzione sulla sfilata cittadina del 27 prossimo, facendola precedere da una settimana di iniziative, una al giorno e una diversa dall’altra quanto a modalità di svolgimento e temi trattati. Filo conduttore, ovviamente, quello dei cambiamenti climatici, conseguenza di quanto abbiamo fatto di sbagliato ed ancora stiamo facendo.

Si comincerà giovedì 19 settembre con un incontro/dibattito/aperitivo al Caffè de la Paix, dal titolo “Il gusto di partecipare” (inserito nella serie di incontri pre-fiera di “Fa la cosa giusta”), a cui seguirà venerdì 20 un flash mob allineato con quanto verrà fatto a livello nazionale e non ancora divulgato.

Da sabato 21 a giovedì 26 (esclusa domenica 22, quando si terrà uno spettacolo a tema presso il Teatro Portland a Piedicastello) si svolgeranno in diversi punti della città una serie di attività su temi che sono già stati scelti, ma che dovranno ora essere sviluppati prima delle date previste: Fast Fashion - Combustibili - Plastica - Impianti sciistici, acqua ed uso del territorio - Alimentazione.

Bei temi, senza dubbio.

Il primo di questi, relativo all’abbigliamento, ci ha colpito particolarmente e, avendo deciso di approfondirlo, ci ha svelato aspetti negativi in tema di impatto ambientale, la cui portata ci era ignota.

La fast fashion è una moda pensata per un consumo a basso costo e assai rapido: in sostanza, mentre la moda tradizionale propone solitamente due collezioni ogni anno, quella fast fashion porta sul mercato decine di collezioni all’anno, esasperando, anche nel campo del vestiario, una già troppo diffusa tendenza all’usa e getta. Il boom di questo settore ha inevitabilmente portato con sé un pari boom di consumo di materie prime, associato al conseguente aumento di gas serra: nonostante quello che si potrebbe immaginare, infatti, la stragrande maggioranza dei vestiti usati finisce in discarica o negli inceneritori (secondo alcuni la cifra arriva ad oltre l’80%).

È facile prevedere che i giovani aderenti a Fridays For Future riusciranno a mettere in evidenza, probabilmente con idee fantasiose e capaci di attirare l’attenzione dei cittadini, gli aspetti sbagliati dei nostri comportamenti e magari anche indicare parte delle soluzioni. La modifica dei comportamenti dei singoli è importantissima e quindi ben vengano queste azioni di sensibilizzazione.

La scommessa da vincere, però, sta nel riuscire a convincere chi ha il potere decisionale che è ora di agire se, come dice Greta e come sempre a più persone appare evidente, “la nostra casa brucia”.