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QT n. 2, febbraio 2020 Servizi

Collini-Fugatti 2 a 0

Medicina sarà un ramo dell’Ateneo trentino, Padova batte in ritirata. Una bella sfida, ma con tanti problemi.

Collini

La scuola di Medicina dunque, si farà. La farà l’ateneo trentino, assieme all’università di Verona e non, come fortemente (e stoltamente) pretendeva Fugatti, l’università di Padova, che avrebbe dovuto qui insediare una sua succursale, indipendentemente dall’università di Trento. Poi Fugatti aveva ripiegato su una scuola gestita paritariamente da Trento, Padova e Verona. Invece Padova non ci sarà, non si capisce se perché gli altri due atenei le hanno chiuso la porta non avendone gradito le velleità egemoniche supportate dalla politica (l’asse Fugatti-Zaia), o perchè è stata lei a ritirarsi, non accettando un ruolo di secondo piano.

Insomma, il pasticcio fugattiano (“Medicina amara” titolavamo lo scorso numero) si è risolto. Con una ritirata del governatore (che comunque pretende di cantare vittoria: “Finalmente una facoltà di medicina, quando per anni il centro-sinistra non c’è riuscito!”) ma la cosa è secondaria. Il problema ora è se il progetto, nato malamente, può andare avanti. Perché richiederà tanti soldi e tante risorse. Di questo parliamo con il rettore Paolo Collini.

Innanzitutto un dubbio: come mai è scomparsa l’università di Ferrara? Erano stati tra i primi ad aderire al progetto.

Fare un progetto interateneo a tre era complesso. Ferrara c’è ancora, darà una mano”.

E Padova? Abbiamo letto reazioni non molto amichevoli, sembra abbiano preso la vicenda come un’estromissione.

Da parte nostra c’era e c’è la volontà che Padova possa essere della partita. Ma loro fino all’8 di gennaio non ci hanno dato alcuna disponibilità a fare parte di un progetto interateneo, ma solo ad essere loro egemoni, noi subalterni. Ora i rapporti, stando anche alle loro dichiarazioni, sono molto freddi; in seguito si vedrà”.

Veramente hanno detto “Adesso saranno affari vostri”, nel senso che andrete incontro a grossi problemi

Medicina è una cosa complicata, c’è da lavorare molto. Ma il nostro Ateneo ha dimostrato di lavorare bene anche quando le cose erano difficili”.

È un po’ sparita dai radar la richiesta fugattiana più strana e per lui più qualificante: partire, oltre che con il primo, anche con il quinto anno, per avere prima medici disponibili per la sanità trentina.

L’ipotesi riguarda studenti trentini già iscritti a Padova e Verona. Ora c’è il problema che sono iscritti altrove e dovrebbero svolgere attività in una sede – Trento - presso la quale non sono state ancora accreditate le strutture sanitarie. È stato il Ministero a porre questo problema; se si potrà fare, e se ne sopportano i costi, lo faremo, ma non è un’idea nostra”.

I docenti. Quanti ci sono già, da dove e come verranno gli altri?

Abbiamo già effettuato la programmazione didattica dei primi due anni. Al primo anno sono in larga parte nostri docenti disponibili a tenere ulteriori insegnamenti. Per il secondo anno ci mancava Anatomia, e ce lo dà Verona. Per gli altri anni all’inizio saranno prevalentemente docenti veronesi, oltre a medici trentini che hanno l’abilitazione alla docenza e la professionalità adeguata. Comunque sottolineo che Verona è in grado di darci quello che avrebbe potuto Padova”.

Le scuole specialistiche? Se lo scopo è quello di fornire medici alla sanità trentina, sono l’elemento principale: mancano medici specialisti, non generici.

Partiranno dalla disponibilità di nostri docenti in alcuni specifici settori. Non ci sono impedimenti legislativi a partire con le specializzazioni prima di aver completato il sesto anno. Comunque, a regime, sarà la cosa più importante, quella che qualificherà o non qualificherà la nostra scuola. I campi specifici verranno delineati successivamente, assieme all’Azienda sanitaria”.

Veniamo ai soldi. È il tema principale: Medicina costa, gli accademici trentini sono sempre stati contrari in quanto temevano di doverci rimettere i loro finanziamenti, per il principio della coperta corta. Ora, il problema non è ancora più stringente, dopo questo avvio non proprio sinergico con l’ente pagatore, la Provincia fugattiana?

Prima di iniziare stipuleremo con la Provincia atti di programmazione finanziaria molto precisi, che stabiliscano i finanziamenti iniziali e i consolidamenti. Se non sono ottemperati, la Scuola non la possiamo fare”.

Di che cifre stiamo parlando?

“Quelle circolate sono attendibili. Dipenderà da quanto si vuole fare”.

Ma adesso, come sono i rapporti con la Provincia?

Spero buoni: volevano fare Medicina e Medicina si fa: credo che abbiano un buon motivo per essere contenti”.