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QT n. 5, maggio 2023 Seconda cover

Una toppa peggiore del buco

La lista paracadutata, non credibile, sponsorizzata dai soliti noti.

Ecco i nomi dei candidati nella lista “Insieme per Lona-Lases” che il 21 maggio si misurerà col quorum necessario per rendere valida l’elezione nel caso di lista unica.

Candidato sindaco Pasquale Borgomeo: da poco comandante della Polizia stradale, con un passato di responsabile dei “Falchi” a Napoli, il raggruppamento della polizia impegnato nel contrasto alla Camorra. Candidati in lista: Paolo Molinari residente a Lona-Lases (consulente Piccole Medie Imprese); Damiano Luchi residente a Calliano (responsabile provinciale sindacato UGL); Enrico Laich residente a Vigolana (tatuatore); Claudio Laich residente a Vigolana; Nicol Cont residente a Nomi; Michele Sebastiani residente a Trento (imprenditore); Veronica Moisei residente a Pergine, di origine moldava (operatrice socio-sanitaria); Lino Capozza nato a Solingen, domiciliato a Levico e residente a Lona-Lases (ingegnere nucleare); Daniele Toller Madalin nato in Romania e residente a Civezzano.

Pasquale Borgomeo, candidato sindaco di Lona-Lases

Questa lista è stata partorita negli incontri riservati avvenuti tra venerdì 14 e sabato 15 presso il municipio di Lona-Lases tra il presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder, il vice presidente della Regione Roberto Paccher e il capogruppo in Consiglio provinciale di Fratelli d’Italia Claudio Cia (in rappresentanza di tutte le forze politiche, tranne il M5S, stando alle loro dichiarazioni) da una parte; dall’altra il Commissario straordinario Francini, il candidato sindaco, l’ex sindaco Manuel Ferrari, rappresentanti dell’Asuc, imprenditori locali e una rappresentanza della lista “Comunità del domani”. Una soluzione volta a por fine alla grave situazione in cui versa il comune di Lona-Lases da quando, il 15 ottobre 2020, l’operazione “Perfido” ha scoperchiato una realtà imbarazzante (una presunta locale di ‘ndrangheta insediata nel Comune) e minato la fiducia tra le persone al punto che ben tre tentativi elettorali consecutivi sono falliti per mancanza di candidati.

Di qui una soluzione abborracciata, in cui la stragrande maggioranza dei candidati nulla ha a che fare col paese di Lona-Lases. Una soluzione esterna, con dei cirenei che si prendono sulle spalle il fardello dell’amministrazione di una realtà di cui nulla o ben poco conoscono, in puro, democratico, spirito di servizio? Oppure, importando gente estranea, si vuol nascondere la polvere sotto il tappeto, non fare i conti con quanto successo, non mettere in discussione interessi consolidati?

Tra l'altro, la nostra autonomia si accinge a gestire un pacchetto di 20 milioni destinati a quella valle dei Mocheni dove alcuni imputati in “Perfido” coltivavano relazioni importanti. Come dimenticare le relazioni tra Domenico Morello, appena condannato in primo grado per “associazione a delinquere di stampo mafioso”, con l’ex sindaco di Frassilongo Bruno Groff, a suo volta indagato per “scambio elettorale politico-mafioso”? E come dimenticare che nell’Ordinanza di custodia cautelare firmata nel 2020 dal Gip, il dott. La Ganga scriveva che “Vozzo Vincenzo (imputato nel processo “Perfido”, ndr) si adopera per favorire i sodali nello stabilire contatti con personaggi politici locali per i fini dell’organizzazione. Ne è dimostrazione il rapporto che Vozzo ha con Walter Kaswalder e di cui intende avvalersi Morello Domenico. Questi infatti si rivolge a Vozzo e Costantino (Costantino Demetrio imputato nello stesso processo, ndr) per avvicinare personalmente Kaswalder nei pressi della sua abitazione a Vigolo Vattaro (ove vive anche Vozzo)”.

Le dichiarazioni rilasciate in questi giorni dal candidato sindaco a Lona-Lases, l’ex dirigente della Polstrada di Trento, confermano quanto il Coordinamento Lavoro Porfido e il consigliere regionale Marini sostengono da due anni: non esistono al momento le condizioni per lo svolgimento di libere elezioni. “L’unico punto essenziale - ha chiarito Paolo Molinari (vice sindaco in pectore) su il T del 18 aprile – sarà fare un governo di transizione per portare alla normalità democratica questo paese nel giro di un anno e mezzo, massimo due”.

L'ex sindaco Marco Casagranda

Questa dichiarazione, così come quelle del candidato sindaco Borgomeo, che sull’Adige ha parlato di “paura” senza esplicitare di chi avrebbero paura gli abitanti di Lona-Lases e al Tg3 del 21 aprile ha sostanzialmente ripetuto quanto dichiarato da Molinari, certificano l’esistenza a Lona-Lases di un deficit democratico che non consente il libero esercizio del voto, essendo venute meno le condizioni che consentono libere candidature.

Com’è possibile fare ancora finta di nulla e sostenere che tale situazione niente abbia a che vedere con la degenerazione avvenuta in un quarto di secolo, segnato da amministrazioni comunali condizionate dalla presenza diretta o indiretta dentro le stesse di soggetti oggi accusati di avere legami con cosche ‘ndranghetiste? Soggetti coi quali non hanno disdegnato giungere a patti i maggiorenti locali, per conquistare, mantenere o rafforzare il loro controllo su amministrazioni locali con un forte potere discrezionale di intervento (o non intervento) nella gestione dell’attività estrattiva (questione evidenziata nel 2016 dal consigliere Filippo Degasperi con la proposta di modifica della legge cave, alla quale ha sbarrato la strada l’allora assessore Olivi). Questo è il il punto sul quale dovrebbero puntarsi i riflettori.

Fin qui invece le istituzioni preposte hanno preferito girarsi dall’altra parte e la politica provinciale (eccezion fatta per Marini e Degasperi che hanno rispettivamente proposto un Osservatorio criminalità e una Commissione d’indagine prontamente cassate dalla maggioranza) ha preferito assecondare versioni minimizzatrici al fine di non attirare l’attenzione.

Paradossalmente, però, la scelta da parte del commissario straordinario (ed ex questore di Trento) Alberto Francini di sponsorizzare una siffatta lista quale ultimo disperato tentativo di chiudere il sipario, fa emergere la gravità della situazione, mandando all’aria le versioni minimizzatrici che vogliono la comunità sana e in grado di reagire.

Icandidati più significativi.

Cominciamo da quel Lino Capozza che era destinato ad essere il candidato sindaco della lista “Comunità del domani”, ancora una volta non presentata e che nonostante le dichiarazioni rilasciate alla stampa da Rinaldo Caldera di indisponibilità a confluire nella lista guidata da Borgomeo, di fatto ha messo a disposizione di quest’ultimo anche Daniele Toller Madallin.

Capozza, insegnante all’Istituto “Ivo de Carneri” di Civezzano, si dedica anche ad attività imprenditoriali nel campo della formazione e delle nuove tecnologie. Risulta essere amministratore unico della “Trentino Formazione Srls” (in attività dal 2019), consigliere e responsabile tecnico del “New Solar Group Srls” (in attività dal 2022), e amministratore unico della “Triveneto Formazione Srls”(in attività dal 2022).

L'ex sindaco Manuel Ferrari

In precedenza risulta essere stato titolare della “Computer 2000” (in attività dal 1998 al 2000), amministratore unico della “Eurocomputer Srl” (in attività dal 1999 al 2012), entrambe con sede a Paupisi in provincia di Benevento, amministratore unico della “Trentino Formazione Srls” (in attività dal 2019 al 2022) con sede a Fragneto Monforte (BN) e amministratore unico della “TOP COM Srl (inizio attività 2012) con sede legale a L’Aquila. Una persona dunque dalle indubbie capacità manageriali e sicuramente per questo scelta quale candidato sindaco da “Comunità del domani”, che saprà offrire a Lona-Lases e “restituire al Trentino” (come ha dichiarato alla stampa) sicuramente più di quanto ha ricevuto.

Altro personaggio meritevole di commento è quel Damiano Luchi, laureato in Legge con un master in Scienze Criminologiche e Investigative, che potrà fornire un contributo all’eventuale nuova amministrazione, qualora si ammettesse che i problemi a Lona-Lases vanno oltre l’ordinario. Vale anche la pena ricordare che nel 2013 è stato candidato alle provinciali per Fratelli d’Italia e nel 2021 è stato eletto responsabile regionale dell’associazione “CulturaIdentità” che si propone di “dare nuovo vigore e ottimismo ai territori”, difendendo “i valori del lavoro, dell’impresa, dell’Identità italiana e, conseguentemente, la Cultura di un popolo, che corrisponde alla certezza che quel popolo veda il futuro”. Potrebbe essere il motto della nuova lista, soprattutto il riferimento all’ottimismo!

Un ultimo accenno va fatto sul vice sindaco in pectore Paolo Molinari (ne scriviamo anche nella scheda a lato), già gestore di bar a Trento (il bar Posta, il Cavour in Piazza Santa Maria, il Black Sheep andato a fuoco), che oggi si dichiara di professione “consulente delle p.m.i.”, anche se in paese sostengono sia percettore di reddito di cittadinanza (si tratta evidentemente di malignità, visto che le due cose sarebbero forse incompatibili). Attivo nella campagna elettorale per le ultime elezioni provinciali nelle file della Civica Trentina a sostegno del candidato locale (ex sindaco) Marco Casagranda, è anche legato da parentela a un concessionario di cava (e non uno qualunque), essendo nipote di quel Francesco Tondini già socio nella “Trento Porfidi” (vi dice nulla la frana dello Slavinach?) e, con la figlia Monica Tondini, in società nella “Porfidi Doc” nientemeno che con uno dei fratelli Battaglia, oggi imputati nel processo “Perfido”. Per il resto, va sottolineata la grande attenzione per Lona-Lases da parte di persone che probabilmente fino a pochi giorni fa nemmeno sapevano dove fosse, così come la commovente messa a disposizione di una operatrice socio-sanitaria di origine moldava residente a Pergine, mossa sicuramente, come i compagni di lista, dal desiderio di restituire, con l’impegno al fianco di loni e lasesi l’agibilità democratica della quale sono stati privati.

Ma davvero si vuole voltare pagina?

Che però ciò rappresenti un tentativo, per quanto anomalo, di voltar pagina è smentito dall’attivo sostegno arrivato al progetto da parte di due ex sindaci del calibro di Marco Casagranda e Manuel Ferrari. Il primo, eletto per tre volte primo cittadino con l’appoggio dei soggetti oggi a processo, ha poi governato il Comune dal 2005 al 2010 assieme ai fratelli Battaglia (uno consigliere della sua maggioranza, l’altro chiamato come assessore esterno alle cave) oggi processati per “associazione a delinquere di stampo mafioso” e “riduzione in schiavitù”. Peraltro il suo capogruppo di maggioranza era allora quell' Umberto Dalmonego che figura con Rinaldo Caldera tra i promotori della proposta di lista “Comunità del domani”, a dimostrazione del fitto intreccio di interessi coagulatosi in questi anni tortuosi.

Casagranda inoltre - protagonista della mancata fusione nel 2015 - risulta anche imputato in un procedimento penale per “abuso d’ufficio” proprio in relazione a fatti concernenti la ditta Anesi srl, i cui titolari sono coinvolti in “Perfido” assieme all’amministratore Mario Nania, già condannato in primo e secondo grado per “estorsione nei confronti dei lavoratori”.

Il municipio di Lona Lases

Manuel Ferrari invece, ultimo sindaco eletto (oggi lanciato in una fulgida carriera sindacale, iniziata nell’USB a fianco di Ezio Casagranda, per passare poi alla Fillea-Cgil di Zabbeni e attualmente nella UIL poste), ha rivestito la carica di presidente dell’Asuc di Lases tra il 2016 e il 2020, subendo passivamente la disdetta della convenzione per la gestione delle cave da parte del Comune; uno dei primi atti adottati dal sindaco Roberto Dalmonego (suo predecessore quale presidente Asuc ed attualmente indagato per scambio elettorale politico-mafioso) dopo la sua elezione nel 2018. Da quel momento le cave a Lona-Lases sono rimaste prive di qualsiasi vigilanza: il Comune, che ne avrebbe avuto la possibilità, non ne era più abilitato e l’Asuc proprietaria non aveva la struttura amministrativa per poterlo fare. Eletto sindaco nel 2020, poche settimane prima che scattassero gli arresti dell’operazione “Perfido”, Manuel Ferrari avrebbe potuto ripristinare tale convenzione, riportando sotto controllo la situazione delle cave.

Nulla però ha fatto e ciò è sufficiente a testimoniare come anche quella parentesi amministrativa (durata meno di 9 mesi) non fosse in discontinuità col passato, e oggi se ne ha ulteriore conferma.