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QT n. 11, novembre 2023 Trentagiorni

Fiemme e Fassa: avanti a destra

La stanca vittoria della destra, il non voto dei progressisti

Le valli di Fiemme e Fassa confermano il loro deciso orientamento politico verso destra. Nonostante l’evidente fallimento della destra sia sul tema delle politiche sociali che imprenditoriali.

La farsesca proposta di investimento in un project financing sull’ospedale di Fiemme, sostenuta dalla giunta Fugatti nonostante l’opera risultasse imposta in un’area a rischio idrogeologico e non risultasse inserita in alcuna programmazione urbanistica, né provinciale, né di Comunità di valle, né del Comune di Cavalese. Di fatto la giunta Fugatti ha impedito a Fiemme il nuovo: erano stanziati i fondi (bilancio 2018), ma sono stati tolti nel 2019 e il progetto è stato cassato. Nel 2025 Fiemme e Fassa avrebbero avuto un ospedale tutto nuovo. Così si dovrà ricominciare un nuovo percorso: la localizzazione, un progetto, uno stanziamento di fondi. Dieci anni saranno sufficienti?

Accanto a questo aspetto strutturale, è l’intera offerta di assistenza pubblica alla salute e agli anziani che in valle è stata mortificata. Dal punto di vista strutturale niente è cambiato sul territorio: non è partita la casa della salute di Predazzo ed è fermo il rifacimento del teatro comunale di Cavalese. Certo, si sono offerti favori all’industria dello sci: qualche ferrata e percorso di bike in alta quota - vedasi Cermis e Ciampac -, qualche aggressivo sentiero, vedasi passo Pordoi, nuovi bacini di raccolta delle acque per l’innevamento artificiale, Pordoi e passo Feudo, altre promesse. Null’altro. Nonostante il totale fallimento amministrativo, Lega, Fratelli d’Italia e PATT nelle due valli hanno vinto, con percentuali nettamente superiori alla media provinciale. Si fallisce ogni obiettivo e si vince. Perché?

E’ probabile che le motivazioni non risiedano solo nelle modalità dell’impostazione della campagna elettorale. Certo, la coalizione Alleanza democratica guidata dal candidato Valduga non la si è percepita. Ogni gruppo ha agito per conto suo chiudendosi nell’area di riferimento. Specie il PD.

Del movimento lo si è visto solo nella promozione delle contraddittorie liste che reggevano il candidato Filippo Degasperi. Ma la sua è stata solo una campagna contro: la presunzione della perfezione contro quelli che nulla hanno compreso, specie a sinistra, un accanimento. Nonostante i temi proposti e il linguaggio utilizzato fossero ampiamente comprensibili.

È così accaduto che anche i “perfetti” siano rimasti all’angolo. È accaduto che siano finiti nelle sabbie i partiti della grande coalizione del centro sinistra. Escluso Campobase. L’area erede di Dellai-Gilmozzi ha saputo investire in un candidato umile, con una vita coerente di impegno nei giovani, negli oratori, nella scuola, nel sociale: Michele Malfer, che a sorpresa è risultato eletto. Al movimento 5 Stelle è mancato un minimo di radicamento sul territorio, dato comune su tutta la provincia, nonostante l’enorme lavoro di qualità e contenuti svolto dal suo candidato presidente Alex Marini.

Ha vinto la destra, ha stravinto, nonostante la debolezza dei suoi candidati. Certo, sul terreno sono rimaste vittime importanti, i consiglieri leghisti e di FdI Cavada e Dalpalù. Ma il navigatore opportunista Degodenz, più attento agli interessi del mondo degli impiantisti che al bene sociale, ha portato in Consiglio un’altra sorpresa, Maria Bosin, sindaca uscente di Predazzo, donna pragmatica, intelligente, che ha saputo organizzare una campagna intensa e spregiudicata al limite della correttezza sui social e ha trovato alleati non trascurabili come l’ex sindaco di Ziano Fabio Vanzetta, e specialmente la stampella strategica in Progetto Trentino di Silvano Grisenti, il promotore della proposta di nuovo ospedale di Fiemme nell’area del vivaio forestale di Masi.

In valle di Fassa la lista inserita nella coalizione del centro sinistra, Fasegn, è uscita mortificata. Ha ottenuto centinaia di voti nelle città, ma in valle ha vinto solo nel comune di Moena. Ovunque ha lasciato spazio alla ricandidatura, vincente, del consigliere leghista Luca Guglielmi. Una mortificazione culturale dei ladini.

Chi faceva riferimento all’area progressista (una forzatura l’aggettivo) era troppo simile alla controparte. Non è stato sufficiente scrivere nel programma tracce importanti quando poi nei fatti, in Comun General, si è dimostrato di essere uguali agli oppositori. Se c’è da scegliere si sceglie l’originale. Chi viveva altre prospettive, un reale cambiamento, è rimasto a casa. In Fassa come in Fiemme.