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Se mille miliardi vi sembran pochi…

Il progetto del nuovo ospedale: perchè non convince. Una prima analisi dei pro e dei contro. E se poi ci ricordiamo che il terreno proposto è quello (inquinato) a Trento-nord dello speculatore Tosolini...

La giunta Dellai, insediatasi, visti i conti, si è messa a lanciare proclami allarmati: i soldi calano, bisogna ridurre la spesa, fare investimenti produttivi ecc. Dopodichè, il giorno dopo, Lorenzo il Magnifico esce con la nuova promessa ai cittadini: basta con il vecchio ospedale, non lo ristrutturiamo neanche, facciamo solo pochi lavoretti, e invece ne costruiamo uno nuovo, spenderemo mille miliardi e saremo tutti felici e contenti. La stampa, i primari ospedalieri, i partiti, tutti giulivi applaudono.

La cosa non ci convince. Abbiamo provato a porre qualche quesito ai rappresentanti della sinistra, che nei programmi parlano di qualificazione della spesa, fine degli sprechi, basta con le clientele... Spendere mille miliardi così, è un investimento? Attenzione, mille miliardi non per la sanità, ma per i muri della sanità; anzi, per rinnovare i muri, dal momento che l’ospedale c’è già, ed è stato inaugurato nel 1970, neanche trent’anni fa.

"Mah, non saprei proprio, non ne abbiamo discusso. Nel partito è da un po’ che non si parla di tali questioni..." è stata la risposta imbarazzata che tutti, quasi in fotocopia, ci hanno rilasciato.

Sulla deriva progettuale dei partiti riferiamo altrove (Dietro Pacher, la sinistra sbanda, la destra si rassegna) anche se ci sembra doveroso sottolineare la stridente anomalia tra il coro gioioso dei consensi pubblici e il nulla delle convinzioni reali: i soldi dei cittadini valgono ancora qualcosa?

Affrontiamo invece il problema nel merito. Mettendo sul piatto i pro e i contro alla realizzazione.

La Bolghera. L’attuale Santa Chiara, si dice, "soffoca nella morsa del traffico" il quartiere della Bolghera.

Storie: nella Bolghera il traffico è scorrevolessimo, al suo interno non c’è alcun semaforo, ai suoi bordi ce n’è uno solo (angolo via Fogazzaro-via Verona), ci sono due rotatorie, una sempre libera, una (largo Medaglie d’oro) con qualche problema per le macchine che entrano al parcheggio dell’Ospedale. Ecco, l’unico vero problema sono i parcheggi: ma è già in fase di progettazione un nuovo ampio parcheggio. E allora, con i 1000 miliardi, che c’entra la Bolghera, che già oggi è il quartiere più vivibile (e più richiesto) della città?

L’accessibilità. Le ambulanze per arrivare al Santa Chiara devono attraversare la città, mentre il nuovo nosocomio verrebbe costruito in prossimità di uno svincolo della tangenziale (o viceversa).

In corrispondenza della cittadella sportiva alle Ghiaie è previsto un nuovo svincolo, con conseguente accesso alla città. La distanza dal Santa Chiara è di 2,5 chilometri, che un’ambulanza, in caso di emergenza (velocità 60 km/h), percorre in due minuti e mezzo: non è un tempo ragionevole? Non solo: il Santa Chiara, situato sotto le arcate della Valsugana, destinata a diventare metropolitana di superficie, è immediatamente accessibile attraverso il trasporto pubblico; è facilmente raggiungibile in bicicletta e anche a piedi; un’altra localizzazione non avrà tutti questi vantaggi.

La ristrutturazione. Il Santa Chiara non può andare avanti così, ha bisogno di essere ristrutturato, per i parcheggi, per adeguare l’impiantistica, e per passare dalle camere a sei letti senza servizi a quelle a 2-4 letti con servizi; e i lavori di ristrutturazione renderebbero invivibile il nosocomio.

L’argomentazione non è campata in aria; ricordiamo comunque che anche il progetto del nuovo ospedale prevede comunque, nel frattempo, l’attuazione di una ristrutturazione, sia pur piùleggera; e che l’esempio del San Camillo, dove è stata appena terminata una ristrutturazione radicale, ci ha mostrato come la cosa sia ampiamente sopportabile.

I costi. La ristrutturazione pesante sarà comunque costosa: meglio farne una leggera, e investire nella nuova costruzione; si spende uguale e si ha un edifico al passo con i tempi.

Non è vero: la ristrutturazione pesante costerebbe attorno ai 200 miliardi, di cui 140 già finanziati con specifico stanziamento dello Stato. Come si vede, si è lontanissimi dai 1000 miliardi dell’edificio nuovo.

La nuova sanità. Un ospedale nuovo corrisponde meglio, nella sua organizzazione, strutturazione, alla continua evoluzione della scienza medica. Tutti i primari sono favorevoli alla realizzazione.

Che i primari siano favorevoli non stupisce certo. Provate a proporre a un preside di fargli con 50 miliardi una scuola nuova, con piscina, nuove aule tecniche e laboratori, campo di atletica: non vi risponderà di sì, che lì si studia meglio? Ma è questa la maniera per investire nella scuola? E’ questa la maniera di spendere il denaro pubblico? E per di più si parla di nuovo ospedale senza la minima idea della sanità futura, senza il minimo progetto di accorpamento di nosocomi (prima doveva essere il grande ospedale provinciale che unisce Trento e Rovereto, poi Rovereto non ci sta, non c’è problema si fa lo stesso).

"E’ la solita storia, che ci siamo perfino stancati di denunciare - ci dice il dottor Fabrizio Valcanover, medico di base - si chiacchera sempre di investire nella sanità sul territorio, secondo tutte le indicazioni internazionali; ma poi, da almeno vent’anni, si spende sempre l’80-90% del totale negli ospedali. Perchè? Perchè la prevenzione, il territorio, politicamente non rendono: evidentemente rendono molto di più gli appalti edilizi, quelli delle pulizie, le assunzioni..."

Qui forse stanno le motivazioni vere. Ci sembra doveroso ricordare come, quando dalle chiacchere si è passato al sodo, ai terreni, il buon Dellai (per bocca del suo yes-man, l’allora assessore all’urbanistica Nicolini) se ne uscì conla proposta indecente: il nuovo ospedale lo costruiamo sul terreno di Trento Nord dello speculatore Tosolini. Il terreno è inquinato? "Lo disinquineremo." Il posto è urbanisticamente un caos? "Sarà più interessante la progettazione, è troppo facile progettare nelle localizzazioni favorevoli".

Neanche fossimo in una commedia satirica di Dario Fo.