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E li chiamano “saggi”!

Matteo Savastano

Sono riemersi dal lontanissimo passato politico personaggi come Mario Raffaelli e millantano di essere i leader di una nuova fase costituente, i salvatori della Sinistra trentina! Raffaelli nemmeno i socialisti doc (quelli del pentapartito, delle spartizioni, delle percentuali, ecc.) lo considerano più, e noi dovremmo ringraziarlo perché si è offerto di traghettare i DS verso una nuova esperienza politica che vede lui eletto alla prossime provinciali ed i militanti DS ad imprecare perché non hanno più rappresentanti politici.

Altro grande saggio Leveghi, che di saggio ha certamente la capacità di farsi eleggere, non si sa come, e questa volta ha scelto la coalizione trasversale della sinistra quale strumento utile e necessario per conservare la carega. E’ ovvio che sostenga l’annientamento dei DS, sa benissimo che è assessore solo per colpa dei numeri e sa altrettanto bene che Dellai non vede l’ora di poterlo mettere alla porta.

Pinter, avendo capito che con Passerini non si prendono poltrone, si è prima messo in sala d’attesa dei DS facendo capire che non avrebbe detto e fatto niente in contrapposizione al partito che lo può riconfermare alla vice presidenza della Provincia, ed adesso, vedendosi minacciato dalla locomotiva Olivieri (che non ambisce solo a fare il consigliere provinciale ma qualcosa di più importante), si è dovuto schierare e per la prima volta deve difendere la propria posizione.

Gigi Olivieri, scaltro, deciso e determinato, all’ultima direzione dei DS alla quale ho preso parte, ha detto testualmente: "Io e solo io decido come, quando e perché candidarmi alle Provinciali e né i DS del Trentino né altri potranno fermarmi". E’ stato di parola, come sempre per la verità: tutto quello che non è di suo interesse si può anche buttare, anche se da buttare è il partito che lo ha portato alla gloria ed alla pubblica stima. Però altro che saggio traghettatore verso nuovi lidi, pensa solo alla sua riuscita politica!

Pacher, bravo sindaco dal consenso plebiscitario. Non si schiera, non prende posizione, mi verrebbe da dire un bravo democristiano, il custode del muro di gomma.

Kessler ovviamente sta consacrando quello che va dicendo da tempo. Ha ragione a dire che bisogna andare oltre i partiti, aprirsi alla società civile, ma non può lasciare pensare che gli iscritti ai partiti appartengano alla società incivile perché i partiti sono la rovina della società. Tanti militanti e simpatizzanti dei DS hanno contribuito alla sua elezione, lo hanno fatto non perché è bello e bravo o magari figlio di persona illustre, lo hanno fatto perché i DS hanno sempre cercato di uscire fuori dalle logiche dei partiti dando spazio proprio a persone come Kessler. Egli stesso è l’immagine di un partito aperto alla società

Dimentica, oltre tutto, che i democratici di sinistra di bandierine da ammainare e mettere in soffitta in vista di una nuova e più solida formazione politica ne hanno parecchie, mentre i cosiddetti nuovi riformisti a cosa devono rinunciare? Cosa hanno da offrire oltre a se stessi? Niente, perché non hanno niente da offrire, hanno solo la consapevolezza che senza i DS il principe Dellai non li farà entrare a corte.

Forse è proprio perché c’è estrema consapevolezza di quanto poca sia la loro rilevanza politica che faranno di tutto per vomitare addosso ai democratici di sinistra ogni nefanda responsabilità della divisione delle forze di sinistra.

Se l’obbiettivo è l’annientamento dei DS per dare sei seggi ai sei saggi si è partiti proprio col piede sbagliato.

Improvvisamente tutti sono esperti di problemi della sinistra e si offrono di curarla meglio di chiunque altro. Ma davvero queste vecchie facce con le loro vecchie idee ci salveranno?

Ritengo che ogni iniziativa sia positiva solo se i promotori dell’iniziativa dichiarano in anticipo le proprie intenzioni. E questo vale anche per Costruire Comunità. Si chiamano movimento ma poi si vedono sempre e solo le solite facce.

Vogliono fare tutti i padri fondatori della nuova sinistra? Bene, sono d’accordo. Loro inventano il gioco e noi che dovremmo essere i loro figli ci giochiamo.