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QT n. 3, 8 febbraio 2003 Servizi

L’Ulivo che verrà

La sinistra trentina è in un angolo: come tenta di uscirvi. Un dibattito fra Kessler (Ulivo), Andreolli (Ds) e Micheli (Costruire Comunità).

L'on. Giovanni Kessler (Ulivo).

La sinistra trentina continua nel suo travaglio, tra opposte prospettive: quella del completo vassallaggio a Dellai, quella della rifondazione dell’Ulivo in chiave anti-dellaiana, quella di continuare nell’attuale immobilismo. E su queste tre opzioni rischia di frantumarsi in altrettante formazioni: la "Margherita rosa" dell’on. Olivieri, Costruire Comunità di Passerini e Micheli, i Ds del segretario Bondi.

Per sfuggire a questa deriva è stata lanciata venti giorni or sono la proposta di un "nuovo soggetto politico": che dovrebbe unificare tutti gli attuali soggetti, rinnovare i gruppi dirigenti, uscire dall’immobilismo arrivando a decisioni chiare e operative, prese secondo il principio democratico "una testa un voto", e non attraverso le logoranti mediazioni tra le segreterie dei tanti partiti.
A questo processo ostano le resistenze di alcune burocrazie, che si sentono l’erba tagliata sotto i piedi; e la scarsa chiarezza sul punto centrale, Dellai è "il nostro leader" o una sciagura per il Trentino?

Su questo abbiamo organizzato un dibattito, con uno dei promotori dell’iniziativa, l’on. Giovanni Kessler, con Walter Micheli di Costruire Comunità, e con l’assessore provinciale Remo Andreolli, dei Ds.

Sul progetto del nuovo soggetto politico su cui dovranno lavorare i cosiddetti sei saggi (o sei seggi, come dicono i maligni) sono fiorite diverse interpretazioni, come pure diverse denominazioni (Margherita rosa, Rifondazione ulivista, Sinistra riformista...). Chiediamo ad uno dei promotori, l’on. Gianni Kessler, di spiegarci come l’idea è nata originariamente e a che punto stanno, attualmente, le cose.

Kessler: "L’idea originaria era un appello ai partiti, ai movimenti e agli elettori ulivisti, in particolare a quell’area che non si è ancora accasata, a confrontarsi, al di là degli steccati esistenti, su un progetto per il Trentino dei prossimi cinque anni. Un confronto che deve partire da un’analisi di quanto è stato fatto durante questa legislatura. Se si troveranno delle convergenze su questo progetto, si tratterà di costituire un soggetto politico comune per rappresentare tali idee comuni. Dunque, prima un confronto sulle cose da fare, poi, in presenza di una larga convergenza, la costituzione di un soggetto politico forte (non un’alleanza, una coalizione o una federazione di partiti), con organismi propri, al quale dovranno poi rispondere gli eletti".

Questo discorso del programma dovrebbe interessare particolarmente "Costruire comunità". Un programma, si dice, da fare assieme, non presentando ciascuno il suo progetto per poi confrontarlo con quello degli altri, perché questo sistema finirebbe per rafforzare le singole identità. Ma "Costruire Comunità" sembra invece aver scelto questo secondo percorso...

Micheli: "Un partito nuovo non può che nascere da contenuti e da un impegno concreto nel sostenerli. Un partito non nasce a tavolino. E concordo con Kessler che bisogna costruire un progetto complessivo per il Trentino, piuttosto che una lista di appunti di carattere programmatico. Questa necessità la constatiamo continuamente, anche in questi giorni. E’ il problema di un’organizzazione della vita democratica che non dev’essere fatta in maniera piramidale, con un principe, dei vassalli e dei valvassori. E’ il problema dello sviluppo: è incredibile il fatto che di compatibilità ambientali si discuta, di solito, solo da fine ottobre a fine novembre, quando piove molto, ci sono frane e alluvioni; ma poi, appena torna l’asciutto, si continua con una politica aggiuntiva, e a volte anche di sfregio. Vediamo, ancora, che il discorso della Regione, dei rapporti fra Trento e Bolzano, sembra finito con la spedizione a Mosca. E poi il problema delle nuove minoranze, dell’immigrazione: c’è una legge approvata dalla Giunta nel 2001, ma nessuno l’ha posta all’ordine del giorno come urgente. Abbiamo ancora una legge (la proposi io, quando ero in giunta) che risale al 1991, quando gli immigrati erano 4000, quasi tutti maschi, provenienti dal Nordafrica, mentre oggi sono 17.000, ci sono molte donne, e anche la provenienza è cambiata. Su questa, come sulle altre questioni, occorre che il centro-sinistra abbia una sua idea, che venga sostenuta da un soggetto politico.

Quanto a "Costruire Comunità", non abbiamo nessun patriottismo si sigle o di burocrazia... Abbiamo se mai bisogno di testimoniare un progetto politico; non credo vada sottovalutato il ruolo della testimonianza. Se manca la testimonianza, raramente si passa alla realizzazione. Danilo Dolci diceva: "Solo chi ha un sogno riesce a realizzare qualcosa".

L'assessore provinciale Remo Andreolli (Ds).

Lei, Andreolli, è esponente nella Giunta provinciale
dei democratici di sinistra, che parlano con diverse anime. C’è l’on. Olivieri, uno dei promotori di questa iniziativa, della quale però vuole delimitare sia i contenuti in discussione che i soggetti partecipanti. Il segretario Bondi, invece, è di diverso avviso, mentre altri ancora temono di perdere l’aggancio alla realtà nazionale. C’è infine il problema della qualità delle persone scelte per avviare questo confronto: persone degnissime, ma che forse non sono le più adatte per svolgere quel ruolo...

Andreolli: "E’ una fortuna che all’interno dei DS vi siano anime e sensibilità diverse. Il nostro non è un partito leaderistico, abbiamo radici ed esperienze diverse: da quella del PCI a quella dei Cristiano-sociali, a quella socialista, a quella ambientalista... E’ chiaro che sui temi cruciali esistono accenti diversi. Il percorso che si è avviato in questi ultimi mesi è il prodotto di una necessità che c’era all’interno della comunità trentina: ricordo, un paio d’anni fa, l’avvio di "Costruire Comunità", poi, 7-8 mesi fa, c’è stato il documento della cosiddetta Sinistra conciliare e infine l’appello dei promotori di questo nuovo progetto. Tutte queste iniziative testimoniano la necessità che la politica contenga in sé dei valori, e che non si appiattisca sull’esistente. Per queste ragioni guardo con favore alla costruzione di un nuovo soggetto politico che come primo obiettivo deve avere quello di aggregare: senza porre paletti o divieti nei confronti di nessuno. I DS stanno facendo, pur con qualche contraddizione, questo sforzo di aggregazione verso un progetto più ampio".

Io credo che la nascita di Costruire Comunità, la Sinistra Conciliare e il documento dei 6 saggi nascano dalla profonda crisi di una sinistra schiacciata dall’esperienza della Margherita e frantumata al suo interno. Come superare questa frantumazione e acquistare una maggior fifducia nei propri programmi? Certo che quando si sentono alcuni dei promotori del nuovo soggetto politico dire "Dobbiamo fare come Dellai"....

E poi, nel discorso dei saggi, come pure nel dibattito di questi giorni, mi pare ci sia una lacuna: manca una valutazione dell’operato di questa Giunta...

Micheli: "Anche dentro la Margherita c’è stata una sostanziale metamorfosi, dal 1998 ad oggi: da partito di movimento che sollecitava tante speranze, la Margherita è diventata un partito prevalentemente incardinato su un discorso di potere, squisitamente leaderistico. Rispetto a questo, quanti nel centro-sinistra si sono impegnati per una politica di valori, in questi anni hanno peccato per i silenzi e le omissioni. Avevamo un buon programma, ma ogni volta che le pagine di quel programma venivano stracciate, la reazione è stata solo il silenzio. Ora abbiamo bisogno di tornare a parlare, a dire che quel modo di fare non va; e questo dalle grandi alle piccole questioni. Vedi, in questi giorni, la vicenda del fumo nei bar e del comitato faunistico: sono metodi indicativi di un sistema assolutamente inaccettabile. Su queste cose non si doveva tacere e non si deve più tacere. Se ci sono metodi dispotici anche su queste piccole cose, cosa accadrà quando dovremo discutere dello strumento urbanistico o dei problemi di carattere istituzionale? Se non rileggiamo in maniera critica quanto è successo negli ultimi anni, difficilmente riusciremo a rendere credibile il nostro impegno per il futuro. Per scuotere una certa apatia nei confronti della politica e tornare a dare speranza agli elettori dell’Ulivo, serve una bella scossa, e per ottenere questo risultato non basta mettersi a tavolino a scrivere dei bei programmini".

Kessler: "La sinistra ha due elementi di debolezza. La sua divisione, il suo parlare lingue diverse porta con sé da un lato il rischio di apparire insignificante di fronte agli elettori, che non capiscono qual è la linea. Dall’altro, sul piano dell’amministrazione, rende più difficile il confronto con le altre forze dell’alleanza: si parlano lingue diverse e si finisce così con l’essere subalterni. Quest’ultimo è stato un po’ il limite dell’attuale esperienza in Giunta. Non che non si avessero idee, ma mancava la forza per farle valere. Il discorso sulle forme della politica, sui modi con cui portare avanti le proprie scelte, diventa quindi una necessità: dalle forme nascono anche i contenuti. La nostra ambizione è quella di cambiare completamente la geografia del centro-sinistra, e anche di cambiare una parte della classe dirigente, se non altro perché da molte forze politiche vogliamo farne nascere una sola".

Ma su questa ipotesi, chi ci sta?

Andreolli: "Vorrei prima fare un passo indietro, riprendendo il discorso di Micheli là dove parlava dei silenzi e delle omissioni della sinistra in questi anni. Io credo che sulle grandi questioni la sinistra abbia fatto sentire la propria voce Abbiamo discusso, criticato, cercato di determinare esiti diversi. Certo, la nostra forza è quella che ci hanno dato gli elettori, insufficiente a risolvere tutte le contraddizioni che albergano in Trentino. Siamo 5 consiglieri, questi sono i numeri. Poi esiste un’altra sinistra che opera all’interno della comunità - non nelle istituzioni - che può farsi valere, proponendo temi nell’agenda politica, allo scopo di condizionare la sinistra presente nelle istituzioni. Io vedo in termini positivi il dibattito di questi ultimi mesi; da qui può venire una nuova linfa capace non di rianimare una sinistra esangue e appiattita sul governo, ma di darle più forza. E questo può avvenire solo se c’è una sinistra con sensibilità ed esperienze diverse, che però si presenta unita".

I DS ne hanno 5 consiglieri, più Leveghi, Benedetti e Berasi. E la Margherita, con 8 consiglieri, ha fatto tutto quello che ha voluto. Non mi sembra che il rapporto di forze fosse poi tanto sbilanciato. Tanto più che su certi temi c’era un consenso vastissimo nell’opinione pubblica sulle posizioni della sinistra.

Andreolli: "Se è così, come mai quando poi si va alle elezioni, Forza Italia prende il 30%, com’è successo alle ultime politiche? Stiamo attenti a non confondere tutto il Trentino con certi suoi settori più avanzati. Noi dobbiamo riuscire a tenere insieme da un lato queste nostre attenzioni su alcuni principi e valori e dall’altro un contatto con quei ceti produttivi, quella borghesia professionale a cui una visione localistica dell’autonomia sta stretta. Dobbiamo dialogare con loro, c’è bisogno di un Trentino aperto, dinamico. Non possiamo pensare che tutto il Trentino possa riconoscersi nella sinistra".

Ma perché questo ceto produttivo dovrebbe essere favorevole agli impianti sciistici in val Jumela, da tenere in piedi poi con i soldi pubblici perché passivi, o favorevole al fumo nei bar? Cosa c’entra la modernità con queste cose?

Andreolli: "Io dico che dobbiamo saldare i nostri principi con i bisogni di una modernità consapevole, matura, che viene espressa da queste forze produttve. Ci sono delle potenzialità, in termini di consenso, ma non illudiamoci che tutto il Trentino sia pronto a seguirci. Non dobbiamo essere così presuntuosi da pensare che l’Ulivo siamo solo noi: ci sono anche gli altri. Ci sono i nostri alleati, ed altri ancora che per ora stanno alla finestra. Con tutti questi dobbiamo confrontarci!"

Kessler: "Forse una parte dell’elettorato vorrebbe vedere in maniera più riconoscibile alcuni temi del nostro agire politico, il che è difficile quando sei costretto a praticare delle mediazioni estenuanti, inevitabili proprio per la frammentazione della sinistra. Se la sintesi programmatica non l’hai fatta prima (cosa che un soggetto politico comune ti impone), la devi fare dopo, col risultato di apparire poco riconoscibile e poco efficace. L’emergenza, a livello locale, è dunque quella di unirsi per contare di più e per far contare di più gli elettori, facendoli partecipare a questo nuovo soggetto.

Micheli: "Costruire Comunità è nata proprio per scuotere questa situazione, per porre il problema dei contenuti, di un ruolo diverso del centro-sinistra nella gestione della Provincia. Su questo terreno ci si può ritrovare. Ad esempio, in questo nostro dibattito, tutti abbiamo ribadito con forza la necessità del progetto, dei contenuti. E in questo - volenti o nolenti - credo che ci aiuterà anche quel che avviene a livello nazionale. E’ insensato barricarci in Trentino, illudendoci di poter tirare a campare solo con un discorso di potere, quando tutto, a livello nazionale, ci fa intendere la necessità di rinvigorire le nostre ragioni e le nostre idealità. Non ci sarà né autonomia né partito territoriale che ci esima dalla necessità di essere partecipi di quanto sta avvenendo".

Kessler: "E allora anche Costruire Comunità dovrà confrontarsi con gli altri soggetti che ci sono nella sinistra".

Micheli: "Noi abbiamo sempre detto di voler arrivare a questo confronto portando un contributo di posizioni che finora sono rimaste assolutamente sullo sfondo. Saremo partecipi di questo confronto. Lo siamo stati nei mesi passati, quando altri tacevano, figurarsi se non vogliamo esserlo nelle prossime settimane".

Andreolli: "Questa disponibilità è importante: Costruire Comunità può dare una caratterizzazione positiva a questo percorso, e dunque è importante che sia parte attiva nel processo che si sta avviando".

Ma se un Leveghi o uno Zoller dicono, in maniera neanche tanto velata, che non vogliono Costruire Comunità, cosa succede?

Micheli: "Un possibile soggetto politico non può nascere che su una piattaforma programmatica condivisa. Il problema non è di Costruire Comunità: sarà degli altri, se non ci stanno. Francamente, tutto questo cicaleccio..."

Ma l’impressione è che questo cicaleccio sia stato messo in piedi proprio per tagliar fuori Costruire Comunità, e che Costruire Comunità se ne sia fatta condizionare...

Micheli: "Assolutamente no. Siamo nati due anni fa e da allora abbiamo tranquillamente portato avanti i nostri temi, i nostri progetti, i nostri contenuti. Abbiamo una sufficiente auto-stima del nostro percorso per non lasciarci condizionare da questi tormentoni".