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QT n. 1, 11 gennaio 2003 Servizi

La sinistra e “l’uomo forte”

“Come ha governato la Giunta Dellai?” La sinistra di fronte a questo bilancio, dibattito con Mauro Bondi (Ds), Walter Micheli (Costruire Comunità), Giovanni Kessler (Ulivo).

Questotrentino, in un suo recente servizio ("La crisi della sinistra"), contrapponeva su tutta una serie di discutibili decisioni della Giunta Dellai al ritornello che il segretario diessino Bondi, forse un po’ stancamente, ripete: "Dellai ha governato bene" (vedi Ma i DS dicono che Dellai governa bene…). Ora, proprio sull’operato della Giunta di centro-sinistra, anzi sulla sua impostazione, si consumano i distacchi e le frizioni nella sinistra: il mondo ambientalista e Costruire Comunità da una parte, l’on. Olivieri dall’altra. Di questo abbiamo chiamato a discutere il segretario Ds Mauro Bondi, l’esponente di Costruire Comunità Walter Micheli, il deputato dell’Ulivo Giovanni Kessler.

Bondi, in concreto cosa vedete di positivo nell’operato di questa Giunta? Non è che vi accontentate del fatto che abbia il nome di centro-sinistra?

Bondi: "E’ già molto il fatto che sia una Giunta di centro-sinistra. Ciò significa l’appartenenza ad un sigla, a un mondo di valori condivisi, dalla sensibilità sociale a quella pacifista. Oppure pensiamo a un problema come quello dell’immigrazione. Immaginiamo quello che farebbero gli altri..."

A me sembra che la linea portante di questa Giunta sia da una parte il clientelismo e dall’altra la concentrazione di potere nel presidente e nel suo stretto entourage attraverso società parapubbliche.

Bondi: "Potrà anche esserci qualche episodio di clientelismo, ma non è certo questa la caratteristica della Giunta Dellai. La garanzia principale di quanto dico è che lo stesso Passerini(consigliere provinciale, esponente di Costruire Comunità, n,d,r,)non ha mai messo in discussione questa Giunta, né dentro il partito, né dentro il gruppo dei Ds di cui continua a far parte".

Micheli: "Vorrei fare qualche breve considerazione sullo stato del Trentino a fine legislatura. Mi ha colpito l’altro giorno l’intervista dove il vicepresidente Roberto Pinter ha dato dei giudizi molto severi sui risultati della Giunta, in parte imputandoli all’ostruzionismo delle opposizioni, in parte attribuendoli alla scarsa coesione dentro la maggioranza. Per dibattere sul futuro, dobbiamo tener presente questa situazione. Abbiamo una realtà istituzionale ormai fragilissima. La Regione si è dissolta, o meglio resiste in condizioni penose, ogni ipotesi di riforma è stata rinviata sine die, il buon vicinato che doveva sostituire la mancata riforma non riesce neanche a gestire la vicenda dell’Orchestra Haydn. Quanto alla Provincia di Trento, abbiamo una legge elettorale impostata per ridurre il numero delle liste ed accentuare i programmi, ma sotto gli occhi di tutti c’è una situazione del tutto opposta, con un florilegio di liste e un’assenza di programmi. Abbiamo la realtà - drammatica, anche se dimenticata - di un crescente numero di Comuni dove si va a votare con un’unica lista. Insomma, una democrazia particolarmente fragile. Credo che il centro-sinistra non possa adattarsi a tutto ciò. In mancanza di un controllo democratico, inevitabilmente si dà spazio alle corporazioni , ai clan, alle pressioni di valle. Si arriva così a forme degenerate anche nella vita economica e sociale. Ricordo le battaglie di Mauro Bondi sul discorso degli appalti, contro le scorciatoie praticate per evitare la competizione diretta basata sulla qualità. Ebbene, degli assessori di questa Giunta sono arrivati a teorizzare la bontà degli "appalti-spezzatino" e la necessità di assegnarli a tutti, così penalizzando il confronto e la qualità. Su tali questioni, voci che erano state robuste nel rivendicare un’alterità anche rispetto alla situazione nazionale, si sono affievolite fino a scomparire. E l’impressione è che la gestione della Giunta si qualifichi per questo modo di agire".

Kessler:"D’accordo, esiste il clientelismo ed esistono poteri forti che sfuggono al controllo democratico, ma affermare che il clientelismo è la struttura portante del nostro governo provinciale è un’estremizzazione che non condivido. C’è stato invece un deficit di progettualità. La causa del clientelismo e della concentrazione di poteri è da ricercare nella grande debolezza della politica trentina e anche in una debolezza istituzionale del Consiglio provinciale. Di fronte a questa debolezza c’è un potere fortissimo, fatto di poche persone che gestiscono un bilancio annuale di 7.000 miliardi di lire. Un potere così forte, se non è bilanciato da una politica forte, da una forte vita democratica, rischia di essere soffocante. E questi ultimi anni sono stati caratterizzati dalla presenza di partiti politici molto deboli, che poco hanno potuto incidere, in termini sia di progettualità che di controllo".

Andiamo su un caso concreto: il discorso inceneritore. Non so se ci sia una mancanza di progettualità nei partiti; di sicuro c’è un progetto molto chiaro portato avanti dal presidente Dellai: inserire ai vertici della società Trentino Servizi delle persone del suo entourage, stipulare un accordo con l’ASM di Brescia (la società leader in Italia nel business del trattamento dei rifiuti e quindi ostile alla raccolta differenziata) e infine nel difendere a spada la scelta del maxi-inceneritore.

Kessler:"Non credo che una tale scelta sia dettata da un particolare desiderio di fare affari. Un inceneritore di quelle dimensioni è piuttosto una scelta molto ovvia, nel senso che indica, appunto, mancanza di coraggio, di progettualità".

Ma qui c’è anche un lampante conflitto di interessi: la società che dovrebbe gestire l’inceneritore, la Sit, è la stessa che si occupa della raccolta differenziata, e che quindi meno differenzia, più guadagna.

Kessler:"Ma no, il problema è che la politica non sa fare dei progetti. La Sit fa quello che le dice chi la possiede, l’azionista di riferimento, cioè l’ente pubblico!".

Bondi: "Il rapporto fra partiti e istituzioni è del tutto ribaltato rispetto a quello che era ai tempi in cui stavo nel PSI, quando vigeva la logica secondo cui era il partito a decidere. Oggi, piaccia o non piaccia, la maggior parte delle potenzialità si sono trasferite al livello istituzionale. Per questo i partiti oggi, più che di elaborare idee, si occupano di selezionare una classe politica. Io sono favorevole a che venga rafforzata la funzione dei partiti, ma in quello che è il loro nuovo compito, che non è quello di prendere delle posizioni che non sono in grado di prendere perché gliene mancano gli strumenti. E per cambiare le cose non occorrono nuove sigle: occorre invece innovare le persone. Una delle poche cose buone che ho fatto come segretario DS è stata quella di aver messo la mia firma sotto la decisione di candidare Gianni Kessler. Io non sono in grado di indicare a Dellai un’alternativa all’inceneritore, quello che posso fare è innovare la politica".

Micheli: "Condivido questa analisi critica della situazione dei partiti, ma se la vita dei partiti dovesse ridursi soprattutto a una selezione di persone senza svolgere anche una funzione di elaborazione culturale e progettuale, allora sarei molto preoccupato.

E ancora, visto che si è parlato dell’inceneritore (ma potremmo partire anche dal caso della Jumela), mi chiedo: per quale ragione, da un punto di vista formale, c’è una scissione così forte tra un documento - il piano di smaltimento dei rifiuti - che accentua la scelta della raccolta differenziata e sollecita un approccio diverso alla questione, e la decisione relativa a quel tipo di inceneritore, di quelle dimensioni? Ebbene, in questo panorama di mancanza di cultura politica di cui parlava Bondi, è sorto (proprio sul tema inceneritore) un movimento con una partecipazione e un coinvolgimento di opinione pubblica che da tempo non si vedeva. Ebbene, a questo movimento si è risposto: voi potete dire quel che volete, potete fare anche il referendum: noi comunque tireremo dritto. E si sa che quando si tira dritto, nella storia d’Italia, spesso si finisce contro un muro... Se i partiti del centro-sinistra non riescono a esprimere una cultura, dovrebbero almeno seguire con attenzione e tutelare quelle culture che vengono espresse dalla pubblica opinione. Nei due anni scorsi abbiamo avuto il precedente analogo della politica degli impianti, che ha avuto nella Val Jumela il suo momento simbolico, e che è finito come sappiamo. Se anche con l’inceneritore si dovesse fare la stessa fine e i partiti credessero di potersela cavare dicendo che non è loro compito avanzare proposte, beh, allora ci sarebbe qualcosa che non funziona."

All’assemblea Ds con Fassino era stato detto: noi facciamo il programma e su quel programma sceglieremo il candidato. Oggi invece leggiamo in un’intervista di Bondi: abbiamo già il candidato, l’uomo forte, che farà il programma: Dellai, e vedremo di andarci d’accordo.

Bondi:"Il mitico Prodi è stato scelto un anno e mezzo prima che si facesse il programma. Non vedo cosa ci sia di sbagliato nel confermare il presidente uscente, e poi elaborare un programma, che naturalmente deve essere condiviso".

Kessler:"Che il programma lo stenda il candidato presidente lo stabilisce la legge. Per questo io ho sempre sostenuto l’idea delle primarie (e mi pare che adesso il centro-sinistra a Roma sostenga sempre di più questo principio). Le primarie, da noi, si sarebbero dovute fare per la scelta del candidato, ma anche della squadra, perché l’idea era che il candidato si presentasse con il suo programma, e che su quello si confrontasse e chiedesse la fiducia. Era un modo, oltre tutto, per compattare la coalizione, perché, comunque andassero le cose, sivincesse o si perdesse tutti insieme. Era una grande operazione di partecipazione e di coinvolgimento; ma quella scelta è stata lasciata cadere."

E’ stata fatta cadere perché l’uomo forte Dellai ha detto no; anzi, si è limitato ad aggrottare le ciglia...

Kessler:"Dellai uomo forte, magari paragonato a Berlusconi? E’ un accostamento improponibile: l’uomo forte di Roma è tale di suo: perché è ricco, perché controlla l’informazione, ecc. Dellai è forte perché è presidente della Provincia, perché qui c’è un potere locale forte che ha degli interlocutori (i partiti) deboli, se non inesistenti, a cominciare da quelli della sua maggioranza e senza dimenticare quelli dell’opposizione, purtroppo incapaci di stimolare criticamente chi è al potere. Dunque ciò che serve ora è un soggetto politico forte, significativo, capace di confrontarsi su un piano paritario col candidato presidente e col suo programma. Insomma, senza concedergli un mandato aprioristico. A questo secondo me occorre lavorare ora: iniziando a mettere insieme tutti coloro che non ri riconoscono nella Casa dei Trentini".

Micheli:"Dunque, prendiamo atto che abbiamo già perso un appuntamento importante col discorso delle primarie. C’è stata una sottovalutazione di ciò che questo poteva significare anche in termini di mobilitazione, di confronto, di trasmissione di cultura politica. Ora esiste un’ultima possibilità per riqualificare il centro-sinistra: interrompere il silenzio. Quel che uccide la politica in Trentino è il silenzio di chi dovrebbe parlare. Parlare di programmi, di progetti, non di scatole cinesi, di liste vecchie e nuove, di chi ci entra e di chi ne esce. Il fatto che il programma lo faccia il presidente non esime nessuno dal dire la sua, dal dare un contributo. Quando si rappresenta come prioritario per il Trentino il problema delle strade rispetto al bisogno di cultura, vedo che nessuno nel centro sinistra dice no; eppure la sinistra, su questi temi, ha buone idee, buone ragioni da far valere. In questa cultura, ricordiamolo, non c’è niente di radicale, è semplicemente il recupero di filoni di pensiero liberale. Se noi parliamo, il presidente della Giunta, alla fine, dovrà presentare un programma qualificato. Invece noi tacciamo e a parlare rimane solo una sgangherata opposizione di destra.

Nei mesi che mancano alle elezioni, ci vorrebbe meno diplomazia: il fatto che sulla subordinazione della struttura amministrativa alle scelte preventive della politica (com’è capitato per la V.I.A. in merito alla Val Jumela) non si si sia detto nulla, è gravissimo. Facciamo emergere la nostra elaborazione, la nostra iniziativa poltica! Altrimenti, se arriveremo in queste condizioni a metà del 2003, saremo costretti ad arrenderci ad una sorta di diktat così riassumibile: siccome non deve vincere il centro-destra, bisogna rassegnarsi a tutte le ammucchiate possibili".