Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Uomini e programmi

Lorenzo Dellai candidato-unico del centro-sinistra: questa l'unica soluzione realistica.

C’è già nell’aria un turbinio di refoli elettorali. Siamo a un anno di distanza dall’appuntamento per il rinnovo del consiglio regionale-provinciale e tutti, partiti e movimenti, sono mobilitati in solenni parate declamatorie. E’ comprensibile che le minoranze attive propense ad entrare in competizione comincino a scaldarsi i muscoli. Vista la natura della competizione, sono i cervelli che cominciano a fumigare. E tuttavia l’elaborazione programmatica resta ancora piuttosto generica, mentre appare già fin da adesso assai netta la contrapposizione politica fra destra e sinistra, nonostante il perdurare di stagnanti pozze centriste. Tale netta contrapposizione è favorita dalla legge elettorale appena approvata che rende decisivo il confronto monocratico sul presidente con sistema maggioritario a turno unico. La composizione del futuro Consiglio dipenderà quindi in buona parte dall’esito della contesa attorno al presidente. Mi pare perciò che la tattica elettorale di ciascun partito o gruppo non potrà prescindere da questo dato ineludibile.

L’assemblea dei Democratici di Sinistra del 24 novembre è stato un fatto politico significativo ed importante. L’affluenza è stata sorprendentemente massiccia. La presenza del segretario nazionale del partito è stata per certo un motivo di richiamo, che però da sola non basta a spiegare una partecipazione così vasta alla manifestazione di un partito che non dispone di una rete organizzativa paragonabile a quella dei partiti di massa di un tempo che fu. Di un partito, poi, presentato dalla stampa locale come "lacerato" da conflitti interni, persino il giorno dopo che la sua direzione aveva approvato un documento all’unanimità, che, se non erro, costituisce indizio esattamente contrario ad uno stato di "lacerazione". E’ ben vero che l’on. Olivieri continua a manifestare un suo personale disagio del quale non posso dire se lo condivido o meno per la semplice ragione che non ne conosco le motivazioni assai misteriose. Sta di fatto che l’assemblea ha testimoniato una base di consenso vasta e compatta, e da tale fatto mi pare deve partire ogni progetto elettorale di sinistra.

Lorenzo Dellai vi ha portato un saluto del tutto rassicurante per ciò che riguarda la fedeltà della Margherita alla coalizione di centro-sinistra; una Margherita che sta consolidando le sue radici in tutto il territorio provinciale, assorbendone gli umori più profondi. Certamente ostili a questa destra, perché estremista. Ma anche guardinghi verso la sinistra.

Dellai, sull’onda di sondaggi che lo danno vincente e sul piedistallo di una organizzazione sempre più capillare, si propone candidato della Casa dei Trentini in leale coalizione con la sinistra disponibile ad eleggerlo. Ma non ha parlato di programma nel suo saluto. Forse non era il luogo né il momento per farlo.

Bondi ha fatto un discorso convincente, aperto a tutte le proposte presenti nella sinistra, senza patriottismo di partito, esibendo anzi prove inconfutabili che anche nel passato recente i DS sono stati generosi con gli altri gruppi di sinistra. Anch’egli però ha tralasciato ogni accenno al programma futuro e, ciò che è peggio, ha taciuto le insufficienze della giunta e della maggioranza di questa legislatura. Avrebbe dovuto e potuto denunciarle ed indicarne le cause ed i rimedi, ciò che sarebbe stato utile per mettere in chiaro le basi per il cammino futuro.

Fassino ha svolto con grande impegno una seria analisi della situazione nazionale tutta condivisibile, con però una vistosa lacuna: non una parola di politica estera, non un accenno contro la guerra di Bush. Forse tale assenza è stata congeniale ad un intervento tutto centrato sulle elezioni regionali del prossimo anno. E tuttavia il popolo di sinistra si nutre anche di speranza e volontà di pace e giustizia nel mondo globalizzato.

Le reazioni all’assemblea dei DS sono state benevole da parte di Solidarietà, Verdi e SDI, piuttosto fredde da Costruire Comunità e Rifondazione Comunista. Si ragiona attorno all’idea di formare una lista unica della sinistra o comunque tale che sia la più comprensiva possibile delle sue anime, anzi dei suoi corpi multiformi. L’idea è buona. Ma non credo che sia questo il problema principale. Ciò che conta assai più della lista unica di sinistra è il candidato-presidente unico della sinistra, di tutte le sue componenti dalla Margherita e dagli autonomisti fino a Costruire Comunità, Rifondazione Comunista, Di Pietro.

Prefiguriamoci uno scenario che affianchi alla candidatura di Dellai anche quelle di Passerini e di Gasperotti. Se vincesse il candidato di destra per i voti sottratti a Dellai da Passerini e Gasperotti? O se, ipotesi meno grave, Dellai pur vincendo non raggiungesse il 40%? Non sarebbe da prendersi a schiaffi?

Certo Dellai può chiedere l’appoggio sulla base di un programma condiviso. Ed è su questo che bisogna lavorare. Il risultato preme a tutti: alla sinistra ma anche a Dellai. Chi non pagherebbe un tributo per raggiungerlo?

C’è qualche altra soluzione possibile per impedire alla destra di vincere? O per assicurare al centro-sinistra una maggioranza efficiente?