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Sono tornati i clerico-fascisti

Eroismi, parate militari, intolleranze; e soprattutto l'incredibile antisemitismo (accusa agli ebrei di omicidio di bambini!!!) attorno al caso del Simonino. A volte i mostri ritornano...

"Dagli atri muscosi, dai fori cadenti/ dai boschi, dall’arse fucine stridenti/ dai solchi bagnati di servo sudor/ un popol dimesso repente si desta/ intende l’orecchio, solleva la testa/ percosso da novo crescente romor".

Così Alessandro Manzoni, nella tragedia "Adelchi", descriveva gli Italiani che all’arrivo dei Franchi si risvegliavano dal loro torpore, uscivano dalle loro cadenti rovine sperando di liberarsi dalla dominazione longobarda. Allo stesso modo oggi si sono ridestati, uscendo dalle caverne in cui la storia li aveva confinati, gruppi giudicati forse troppo in fretta come in via di estinzione: i clerico-fascisti.

Dall’antisemita Radio Marija polacca, recentemente bacchettata dalle più alte gerarchie cattoliche, alla nostrana Radio Maria (potentissima emittente, si dice temuta anche in Vaticano, filoberlusconiana a tal punto da descrivere, in campagna elettorale, l’Unione come una congrega di pedofili e drogati, determinata a distruggere la famiglia e la Chiesa cattolica), dagli atei devoti ai coradelliani (dal consigliere comunale trentino di AN Francesco Coradello) di tutta Italia, i clerico-fascisti si sono risvegliati alzando la cresta in maniera preoccupante. La resurrezione di idee, simboli, ragionamenti che fino a pochi anni fa credevamo residuali, se non morti e sepolti, è probabilmente dovuta al generale cambiamento di clima post 11 settembre. Questa data, divenuta ormai un simbolo forse abusato, segna comunque il riemergere di paure mai sopite (verso il diverso, l’immigrato, il musulmano), di incertezze legate alla propria identità (un termine che ha sempre evocato tempi di sventura nella storia d’Europa), di pessimismo generalizzato.

La Chiesa cattolica, appena uscita dalla lunga e carismatica era wojtyliana, sta vivendo una fase di "serrate le fila" se non propriamente di ritorno all’indietro. Il nuovo pontefice, pacatamente, umilmente, ma decisamente controriformista, sembra avere un’agenda tutta incentrata sul ritorno a una granitica riproposizione e difesa dell’identità cattolica.

L’eredità di Giovanni Paolo II, che resta tuttavia il punto di riferimento, viene riletta in questa chiave: il dialogo interreligioso diventa incontro e reciproca conoscenza di identità religiose ben definite nella loro struttura e nel loro ruolo; i rapporti con l’Islam, pur lontanissimi dalla logica dello scontro di civiltà, sono impostati sulla base dell’idea della reciprocità (non vedremo più un Papa entrare scalzo in una moschea); i dettami morali sono riproposti con teutonica intransigenza; le richieste di perdono della Chiesa sono ricondotte ai peccati dei singoli (stando comunque attenti a non giudicare il passato con i nostri parametri) perché "la Chiesa è santa"; la denuncia contro il relativismo e l’Europa che "odia se stessa", perché dimentica "le radici cristiane", è diventata quotidiana.

Raffigurazione (a Palazzo Salvadori) del Simonino trafitto con spilloni dagli ebrei per ricavarne il sangue da usare nelle loro cerimonie. La leggenda degli omicidi rituali praticati dagli ebrei (la stessa accusa che i pagani rivolgevano ai primi cristiani) è stata da tempo definitivamente smentita dagli storici. Ma qualcuno non si rassegna...

Se comunque Benedetto XVI ci sembra alla fine misurato e in linea con il suo ruolo, cardinali come Ruini debordano scientemente entrando nella politica. Ma quello che desta più impressione e che avvicina le alte gerarchie ai clerico-fascisti è la retorica militarista e patriottarda inneggiante ai martiri di Nassiriya, benedicente i nostri valorosi "ragazzi" che operano per la pace e la democrazia dell’Iraq e addirittura sostenitrice delle parate militari perché - parola di Ruini - cementano l’identità nazionale. Non meravigliano in questo quadro le messe "celebrate" da Cristiano De Eccher, il consigliere regionale di AN più a destra d’Italia, in memoria di Fabrizio Quattrocchi.

Scendendo a un livello più basso giungiamo all’idea, lanciata da Coradello su l’Adige, di revisionare il corpo del piccolo Simone (proprio il presunto santo di cinquecento anni fa!) per vedere se effettivamente fu ucciso, e da chi. Forse il nostro intellettuale spera di ritrovare nel corpo del bambino qualche spillone con la firma in caratteri ebraici: così ritorniamo direttamente all’accusa di omicidio rituale, alla colpa degli ebrei, a un cattolicesimo cupo e fomentatore di diffidenza e odio. Una proposta inquietante, e soprattutto ridicola, ma che ancora, incredibilmente, trova eco in lettere che continuano a pervenire ai giornali. Indimenticabile quella di un supporter della prima ora per cui ai cattolici interessano "solo i santi in paradiso" da venerare in processioni piuttosto di una seria ricostruzione storica operata dal cattocomunista monsignor Rogger.

Non bisogna tuttavia drammatizzare, anche se la guardia va tenuta alta. Il grosso della Chiesa e soprattutto dei credenti è lontana dagli estremisti di destra e persegue la strada del dialogo.