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Sulla riforma Dalmaso

Veronica Gatti, coordinatrice della Reds (Rete degli studenti medi-sindacato studentesco)

Negli ultimi mesi si è discusso molto sulla riforma Dalmaso, si sono lette accuse e lettere di protesta da parte di insegnanti e dichiarazioni in risposta da parte dell’assessore Dalmaso e del presidente Dellai. Quest’ultimo ha dichiarato che gli studenti, nella loro protesta, “ripetono come pappagalli”. Noi membri della Reds (rete degli studenti medi-sindacato studentesco), siamo rimasti sconcertati! Per dimostrare che noi studenti, nonostante siamo considerati spesso l’ultima ruota del carro, ci siamo seduti intorno ad un tavolo a discutere. Abbiamo analizzato i piani di studio senza pregiudizi, puntando a comprendere piuttosto che a criticare con presunzione. Dal dibattito sono sorti alcuni dubbi e osservazioni che vorremmo ricevessero risposta dai responsabili della riforma. Comprendiamo il motivo e l’utilità del biennio orientativo, l’importanza che assume l’innalzamento dell’obbligo fino a 16 anni, anche nel rispetto delle indicazioni date dall’Unione Europea, per formare cittadini attivi che abbiano una buona cultura di base. Ma il rischio è che venga meno la varietà dell’offerta formativa successiva, fondamentale in una società che richiede competenze trasversali, con un triennio focalizzato esclusivamente sulle materie di indirizzo.

Pertanto vorremmo sottolineare alcuni aspetti a noi poco chiari:

- perché limitare la scelta a una sola lingua straniera? E concluderne lo studio alla fine del biennio senza poter proseguire? Si investe su una lingua che nei successivi tre anni quasi sicuramente verrà dimenticata!

- perché togliere Fisica al biennio dello scientifico senza prevedere un recupero delle ore nel triennio con l’impossibilità di svolgere tutto il programma? Esprimiamo anche il timore di arrivare impreparati ai test d’ingresso universitari; si abbasseranno gli standard o dovremo supplire con lezioni private?

Ugualmente ci chiediamo il senso di eliminare storia dell’arte al ginnasio, rendendo impossibile effettuare importanti collegamenti interdisciplinari;

- per quanto riguarda gli istituti tecnici, ci appare deleterio togliere attività di laboratorio, sicuramente costose, ma essenziali per una completa formazione tecnica;

- infine la scelta di eliminare l’istruzione professionale (IPC) ci sembra ingiustificabile. Siamo convinti che sia necessario preservare un percorso formativo che offra un buon equilibrio tra studio teorico e attività di avviamento al lavoro, che meglio si adatta alle diverse esigenze degli studenti e che continui a garantire uno spazio di accoglienza ai ragazzi con handicap, che dubitiamo possano usufruire altrove di percorsi individualizzati.

Auspichiamo quindi di essere maggiormente coinvolti in tutte le decisioni che riguardano il nostro futuro e che venga presa in maggior considerazione la nostra esperienza quotidiana, perché noi se protestiamo è per avere un’offerta formativa sempre migliore.

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