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QT n. 1, gennaio 2011 Servizi

Come sopravvivere allo sviluppo

Serge Latouche ci spiega come uscire dalla religione della crescita e costruire un’altra società in modo sereno

Serge Latouche

Serge Latouche, filosofo e professore emerito di scienze economiche, a distanza di 5 anni è tornato a Trento per rilanciare la riflessione sul tema della decrescita, che da quasi trent’anni rappresenta il fulcro del suo pensiero. Gli ultimi suoi lavori in merito sono raccolti in due importanti libri di recentissima edizione: “Breve trattato sulla decrescita serena” del 2008 e “L’invenzione dell’economia”, di quest’anno.

In una Sala Depero affollata, tanto che molti hanno seguito la serata in video conferenza o in piedi, Latouche e don Achille Rossi (filosofo ed educatore umbro, coordinatore del mensile l’Altrapagina), invitati all’interno del ciclo di conferenze “Dialoghi internazionali: se vuoi la pace prepara la pace”, hanno discusso sulla crisi attuale e sulle possibilità e modalità per uscirne... quasi indenni.

“Stiamo vivendo un momento di stravolgimento storico... non si può più parlare di prevenire la catastrofe, ora si tratta di gestirla e di limitarla”: queste alcune delle frasi più significative del discorso di Latouche, il quale non nasconde al pubblico che il sistema economico e finanziario è ormai al collasso, anche attraverso immagini e parole a volte crude. Qualche persona dell’uditorio lo definisce “catastrofista”; a me, invece, viene da pensare che finalmente qualcuno dice le cose come stanno in modo ironico, qualcuno che non ha paura di dire che l’impero romano della crescita e dello sviluppo sta crollando e noi ci siamo in mezzo.

E visto che stiamo vivendo un periodo storico di tale portata come possiamo comportarci? Latouche parla di un bivio e snocciola le prime due soluzioni: possiamo continuare a credere nel mito del progresso e dello sviluppo e comportarci come abbiamo fatto finora portando il mondo e la razza umana alla distruzione; oppure imboccare, come si è iniziato a fare già nel 2008, la strada della decrescita negativa ossia la recessione che sta portando ad una società della crescita senza crescita, dove pochi continueranno ad accumulare ricchezze a scapito della maggioranza (lavoratori, giovani, immigrati,...).

La terza via

Ma esiste una terza via praticabile: la via della decrescita; o, per meglio dire, della “a-crescita”?

Non è un argomento nuovo quello della ricerca di uno sviluppo alternativo, umano, sociale, o qualsiasi altro aggettivo gli venga accostato, tuttavia Latouche, nel suo ragionamento, ha il pregio di fare un passo oltre e dire che proprio “lo sviluppo è il problema, perché è diventato la religione del nostro tempo e non riusciamo a capirlo in quanto siamo tossicodipendenti della società del consumo”.

Incamminarsi lungo la strada della “a -crescita” significa prima di tutto liberarsi dall’ideologia dello sviluppo come salvezza, rifiutare un modello economico, sociale e finanziario che uniforma e mercifica il mondo e i rapporti umani. Significa, in termini forti ma sicuramente molto espliciti, dichiararsi atei di fronte alla dottrina del Dio-crescita e agnostici del progresso. Il secondo passo si concretizza nella decolonizzazione dell’immaginario e nell’aprirsi nuovamente alla diversità e alla pluralità di stili di vita, che minino le basi del sistema attuale.

L’obiettivo non è quello di cercare una soluzione univoca al problema, in quanto la “a-crescita” è una matrice di alternative, accomunate dal tentativo di ritornare all’autonomia delle decisioni e di riprendere il potere e il controllo sulla nostra vita e sul territorio dove viviamo. È una proposta rivoluzionaria che richiede un impegno personale, a partire dal saper limitare i propri bisogni, distinguendo tra quelli fondamentali e quelli indotti. In ultima analisi si concretizza nel “ripensare in modo nuovo una società veramente alternativa alla società di mercato e di partecipare alla sua costruzione”. (dal libro di Latouche “Come sopravviere allo sviluppo”)

Le parole di Latouche suonano forti e radicali, magari di difficile assimilazione e possono anche spaventare, in quanto presentano la realtà della situazione senza mezzi termini. Tuttavia sono coraggiose, danno spazio all’immaginazione della gente e la incoraggiano e pensare ad un mondo totalmente altro da costruire giorno per giorno, a partire da subito.

Sono tanti i commenti positivi che si sentono a fine serata, commenti che sottolineano la ventata di ottimismo e di energia positiva portata dalla conferenza. Molti si fermano al banchetto allestito all’esterno della sala dove si trovano i libri di Latouche e ne sfogliano le pagine. Una mia conoscente, qualche giorno dopo, mi confida che ha comperato il libro sulla decrescita perché attratta proprio dall’aggettivo “serena”...