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QT n. 2, febbraio 2011 Trentagiorni

O Mussolini o Bondi

Mussolini Relief geht oder Bondi: o se ne va il bassorilievo di Mussolini o se ne va Bondi. Il titolo a tutta pagina del Dolomiten del 25 gennaio prepara il colpo di scena. Il segretario della Svp aveva annunciato che i suoi due deputati avrebbero votato la sfiducia al ministro: non perché Bondi ha tagliato del 40% i fondi ai musei, al cinema d’arte, ai teatri, dunque a tutto ciò che potrebbe dare lavoro ai giovani e identità all’Italia. Il motivo è che ha permesso di effettuare la manutenzione al monumento della Vittoria. Una questione tanto sentita dai politici quanto poco dai cittadini, preoccupati per ben altro. Poi si è capito che forse i due voti della Svp sarebbero stati decisivi. E Bondi, sotto scacco, ha detto sì: cartelli al monumento della Vittoria (che ci sono già, frutto di collaborazione fra tutti i gruppi politici del Comune di Bolzano), via la recinzione, sospensione dei lavori di manutenzione. Neanche una parola sull’erma di Battisti, la cui ingiusta strumentalizzazione va avanti. E inoltre: apposizione di cartelli agli ossari che “presidiano i confini” con poveri resti di caduti altrove, spostamento dell’Alpino di Brunico e infine allontanamento del rilievo di Hans Piffrader dal palazzo degli uffici finanziari (ex casa del fascio) di Bolzano, che rappresenta fra il resto il Duce a cavallo. Un “pacchetto monumentale”.

La Svp non può credere ai suoi occhi. Da un anno è sotto scacco da parte dei partiti nazionalisti di destra, che portano avanti le tematiche etniche lanciate e poi lasciate cadere dal partito di maggioranza: autodeterminazione, stato indipendente, abbattimento dei monumenti “fascisti”, cancellazione della toponomastica italiana. Durnwalder insiste col governo austriaco, perplesso per gli ostacoli costituzionali e comunitari sul passaporto (solo) per tedeschi e ladini. Il Südtiroler Freiheit, nuovo partito di Eva Klotz, ha cominciato a raccogliere le firme per un referendum sull’autodeterminazione. La Svp tace di fronte allo scandalo di Hans Munter che vuole mantenere anche il posto di direttore dell’associazione artigiani, con una lauta retribuzione che si aggiungerebbe a quella di consigliere e il benefit di lussuose auto di servizio. Tace perfino dopo che sono emerse prove che Munter abbia pagato la sua campagna elettorale coi soldi dell’associazione. Il successo sui monumenti potrà far dimenticare questi fatti?

Nonostante le proteste degli amanti dell’arte, quel gran Mussolini, illuminato di notte, non fa un gran bel vedere. E che finora non siano stati messi cartelli davanti agli ossari fa solo meraviglia. Ma non si può ignorare che questo modo di procedere della Svp sia un vulnus al metodo con cui si trovano le soluzioni. L’autonomia esiste perché è stato adottato fra stato e minoranza nazionale il metodo del consenso e lo stesso dovrebbe essere ora lealmente in uso. Paolo Campostrini sull’Alto Adige ha scritto: fine dell’illusione. Gli italiani sono rimasti a bocca aperta. I suoi partiti dimostrati inutili. La destra bypassata dai suoi ministri è sotto shock - ammette Holzmann che gli accordi li voleva fare lui; Biancofiore, che vuole mettere una bandiera italiana su ogni maso, tace; Urzì, l’estremista ora del Fli, ammonisce Bondi che “non è più gradito in Alto Adige”; Unitalia promette una manifestazione popolare che “non verrà scordata facilmente”. Il Pd, sempre impegnato a spartirsi la torta dei bilanci e dei posti di sottogoverno, ha un attimo di brusco risveglio e dichiara che lo scambio è “un orrore”. Durnwalder ha raccontato qualche settimana fa a Spindelegger, ministro degli esteri austriaco, che fra il governo di Roma e la Svp spira “Tauwetter”, aria di disgelo. Ma per l’autonomia sudtirolese è inverno.