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QT n. 2, febbraio 2011 Monitor: Musica

Severin von Eckardstein alla Filarmonica di Rovereto

L’emozionante compostezza di un pianista

Severin von Eckardstein

Entra nobile e quasi schivo, Severin von Eckardstein, sul palco della Sala Filarmonica di Rovereto. Si accomoda al pianoforte senza indugiare a ricevere gli applausi, ma senza fretta. Nel pubblico è già attesa silenziosa, seppur senza alcuna tensione, nessun respiro trattenuto, aspettando il primo suono. Nulla, nei suoi gesti, nella sua presenza, diventa elemento spettacolare, esibizionistico della propria individualità. E il pubblico, in maniera più o meno consapevole, ha potuto davvero applaudire in questo caso alla musica, di cui von Eckardstein è stato magistrale e raffinato interprete.

Se si dovesse usare una sola parola per raccontare il concerto, questa sarebbe “equilibrio”: del suono, del fraseggio, delle dinamiche, delle intenzioni, dell’intero programma.

Von Eckardstein apre e chiude la prima parte del concerto con Beethoven: nonostante la costruzione romantica delle Sonate in Sol e La bemolle maggiore, in parte già lontana dagli stilemi compositivi del periodo classico (cui cronologicamente Beethoven appartiene), ci sono piaciuti molto le dinamiche ben controllate, l’asciuttezza del suono, composto, privo dello smodato uso del pedale e degli eccessivi manierismi sentimentali, che rischiano spesso di ridurre l’opera di Beethoven solo a un susseguirsi di contrastate passioni tradotte dai suoni.

Incastonati tra le due sonate alcuni Pezzi Lirici del compositore norvegese Grieg, una serie di brevi quadri che ricostruiscono il mondo popolare e fantastico dei paesi nordici, a portare il pubblico ad un ascolto sospeso e trasognato.

La seconda parte del concerto evidenzia l’attenzione posta nella scelta dell’intero programma: rispetto all’emozionante equilibrio della prima parte, la complessità tecnica ed espressiva dei brani proposti affiora gradatamente in un crescendo sempre controllato, sia all’interno di ciascuno di essi che tra un pezzo e l’altro. Interessante l’ascolto della Sonata opera 27 di Nikolai Medtner, compositore russo spesso rimasto all’ombra dei contemporanei Skrjabin e Rachmaninov: pur essendo una scrittura ricca di contrasti e tumultuosa, alla stregua di quella lisztiana, non vi è nulla in questa esecuzione che lasci trapelare un’inutile esagerazione del suono e dell’intento espressivo. Potrebbe cogliere di sorpresa quindi la vitalità metafisica della Fantasia quasi Sonata di Liszt, ma la complessità tecnica della scrittura è controllata da Von Eckerdstein in maniera estremamente elegante e nulla di questa musica ultraterrena (composta infatti “après une lecture de Dante”) deve abbassarsi per lasciare spazio all’abilità virtuosistica, tutta umana, dell’esecutore.

Purtroppo non sempre si ha la fortuna, come invece in questo caso, di poter ascoltare un ottimo musicista che sappia però lasciare spazio, ancor prima che alla propria eccellente abilità, alla musica.

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