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Non toccatemi Elisa!

Egregio signor Stefano Giordano, solo recentemente ho letto il suo articolo Elisa e il suo finto Rock apparso su Questotrentino n°22 del 20 dicembre 2003. Che Elisa sia una cantante che lei non ama si era già capito ai tempi di Sanremo 2001, quando parlando del buonismo della Carrà durante quella manifestazione, scriveva (Il trionfo di una soporifera tradizione), sempre su questo giornale (e cito testualmente): "- A cosa pensi Elisa quando passeggi sulla spiaggia di Sanremo? -

‘Ai miei genitori’. - Giustissimo! Bravissima, bellissima! - La famiglia, certo, i valori. E la canzone, la musica? Ma i cantanti sono lì per quello o per mostrare quanto sono pii anche loro?".

Già…i cantanti, ma strano che lei abbia scelto Elisa per il suo esempio, non le sembra? Ed ora, dovendo scrivere un articolo sul concerto del 6 dicembre, ecco che, ancora una volta, ritorna un giudizio negativo nei confronti di Elisa o comunque nei confronti della sua musica.

Lei parla di Andrea Rigonat (il chitarrista, quello a sinistra del palco… certo che almeno il nome…) dicendo che accarezzava la chitarra, quasi fosse una delicata amante. Ma la chitarra deve essere per forza suonata con violenza? Si deve per forza sfasciarla sul pavimento del palco per essere dei buoni chitarristi? Oppure lei scrive questo soltanto perché il Suo modo di suonare la chitarra elettrica è diverso e più violento?

Visto che io c’ero a quel concerto, posso assicurarle che non ci sono andato per godermi uno dei tanti beni di consumo che la nostra realtà ci propone, e come me moltissime altre persone che gremivano in ogni ordine di posti l’Auditorium. Ci sono andato per ascoltare Elisa, per sentire quelle emozioni che nascono in me quando sento la sua voce su un cd, si figuri dal vivo.

Cosa ho vissuto? Quando ho vissuto? Quella sera ho vissuto grandi ed intense emozioni, ho vissuto la musica di Elisa; sul quando…beh, io sto vivendo… Magari Lei non conosce il percorso musicale che Elisa ha fatto, non credo nemmeno capisca cosa significa questo cd "Lotus" per Elisa e per persone che come me la seguono dagli esordi, l’hanno vista crescere musicalmente fino ad arrivare all’artista che è oggi.

Per quel che riguarda le sue amate e, come dà da intendere, maltrattate "Hallelujah", "Redemption Song" e "Femme fatale", nel contesto dello spirito di "Lotus" Elisa non poteva proporle diversamente. Sono tre brani che hanno colpito Elisa e che lei ha adattato all’intimità e al genere acustico che ha voluto dare ai suoi concerti.

Per terminare, credo che andare ad un concerto (oltretutto seguendo solo la seconda parte) solo per scrivere un articolo, partendo già con dei pregiudizi (perché secondo lei la musica è solo il rock’n’roll) non sia il modo migliore per giudicare una cantante, il suo concerto ed il suo pubblico. Anche perchè leggendo articoli di noti critici musicali, questo album e questi concerti vengono descritti in modo molto positivo. Se lei voleva esprimere una sua personalissima opinione, doveva metterlo per iscritto come introduzione al suo articolo.

In questo senso, ma senza cattiveria, le suggerisco, egr. sig. Giordano, di sedersi sul divano, togliersi il paraocchi ed ascoltarsi "Dancing", "Electricity", "Gift", "Sleeping in your hand" e molte altre ancora e soltanto per una volta tralasciare il rock’n’roll e godersi anche un genere diverso di musica che può suscitare emozioni intense, mi creda.

Mi dispiace molto che lei stia sottovalutando l’artista Elisa, mi dispiace davvero, per lei.

Risposta

Ma il rock è un'altra cosa

Egregio Mr. Jack, potrei rispondere alla Sua lettera ribadendo punto su punto, ma non lo farò perché mi sono reso conto che Lei non ha capito niente del mio articolo. Soprattutto non ne ha capito il senso, che prevedeva la critica ad un concerto come sguardo allo scenario musicale attuale. Vede, non voglio negare ad Elisa qualità e onestà: come moltissime altre sue colleghe, è una brava interprete ed autrice pop. Ascoltando la sua musica si possono chiudere gli occhi, farsi trasportare e provare emozioni. Bene. Il discorso cambia se da qui ci si allarga alla storia della musica, se si intende il rock’n’roll non solo come genere nato negli anni ’50, ma nel senso etimologicamente espanso di musica di rottura con la tradizione armonica (definizione che, peraltro, può trovare sullo Zingarelli). Perché allora che c’entra Elisa con i Velvet Underground, rumorosa furia urbana che cantavano la decadenza del mondo occidentale? Con Bob Marley, voce della protesta del Sud del Mondo escluso dall’opulenza?

Le sembrerà strano, ma per molte persone della mia generazione quella musica non era solo un modo per sognare ad occhi chiusi, era anche significato, messaggio, protesta, rottura, rabbia, scontro, opposizione al capitalismo consumista, sogno di un mondo altro e tante altre illusioni. Dunque, vedersi proposte queste canzoni in forma devitalizzata e decontestualizzata a normali consumatori di prodotti discografici, mi ha fatto riflettere su un modo di appropriazione di un patrimonio che ad Elisa, e al suo pubblico, proprio non appartiene. Tutto il resto, le sue accuse comprese, sono sciocchezze. Stefano Giordano