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Industriali innovatori?

La Confindustria Trentinaè passata dalla presidenza di Ilaria Vescovi a quella di Paolo Mazzalai, già vicepresidente. Continuità quindi, anche se la relazione introduttiva di Mazzalai ha fatto intuire un atteggiamento più morbido rispetto alla politica; Vescovi, pur apprezzando l’intervento della Provincia nella crisi, aveva bollato come “sprechi” Comunità di Valle e Metroland, Mazzalai ha accettato le prime, ignorato il secondo.

Ma il tema vero ci pare un altro. Gli industriali trentini insistono sulle necessità di innovare: un mantra continuo, che si vorrebbe applicato all’insieme della società. Depurato da velleità ultraliberiste, è un concetto positivo. Solo che gli industriali dovrebbero applicarlo anzitutto al proprio interno: la meritocrazia ignorata nell’azienda, dove vige la successione dinastica; il potenziale femminile snobbato, dopo la dinamica presidenza Vescovi si è passati a una Giunta (e sono in 15!) desolatamente tutta maschile.

Ma soprattutto Confindustria ha al suo interno quello che probabilmente è il settore più assistito, il comparto delle costruzioni. I nostri lettori sanno (vedi I grandi sprechi) quanto è lungo l’elenco delle opere pubbliche inutili, messe in cantiere al solo scopo di sostenere un settore ammanicato e ipertrofico (7,2% del valore aggiunto totale, contro il 5,4% dell’Italia e il 5,3% dell’Europa). Scuole, ospedali, strade, tunnel, caserme, stazioni, tutte costruzioni fatte, spostate, rifatte in un tourbillon continuo, per mantenere una struttura produttiva che altrimenti, sul mitico mercato, non si giustifica.

Il che vuol dire mantenere, a tutti i costi, l’esistente arretrato. Non investire i soldi dell’Autonomia in innovazione, ma in conservazione. Senza futuro.

Da Mazzalai è possibile aspettarsi una svolta? Pensiamo di no. Vorremmo essere smentiti ma - a parte le lezioni impartite agli altri - a casa sua Confindustria continuerà ad essere il difensore sindacale dell’esistente.