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Chi votiamo alle Europee?

Giovanni Colombo

Come ulivista della prima ora, alle prossime europee non potrò non votare "Uniti nell’Ulivo". Da tempo anch’io auspicavo la convergenza in un unico contenitore di storie e identità diverse. Detto questo, mi sento libero di affermare che la saga delle candidature si è conclusa malamente. Quasi che l’impopolarità dell’attuale maggioranza e le promesse dei sondaggi - che danno il listone come prima formazione politica del Paese - abbiano prodotto nei vertici di DS e Margherita un soprassalto di superficialitá e di spregio verso le attese della base.

Doveva essere questa l’occasione per marcare la nostra diversità rispetto al pattume del centro-destra, soddisfacendo le aspettative di rinnovamento, moralità, competenza nutrite dagli elettori, portando a Strasburgo una squadra da scudetto. Invece le liste sono state blindate per garantire l’elezione sicura ai capilista contrattati dalle segreterie nazionali. Sono stati esclusi, con studiato accanimento, gli outsider che potevano provocare qualche sopresa, si è preferito inserire personaggi molto modesti e farcire il tutto con una buona dose di transfughi del centro-destra (ma come si fa a presentare nel Nord-Ovest, in un colpo solo, Marco Formentini e Vittorio Dotti? E chi sarà mai questo siciliano Latteri Ferdinando che in meno di 24 ore è riuscito a passare da Forza Italia alla candidatura nell’Ulivo?).

Ma veniamo alla chicca: la presenza in lista dei due noti giornalisti Michele Santoro e Lilli Gruber. Questa scelta pare dimostrare due cose: 1. che anche nel centro-sinistra circola l’idea che il ricorso alle vedettes televisive sia l’unico modo di abbacinare un elettorato ignorante; 2. che il rapporto a suo tempo instaurato dal centro-sinistra con la tv non era poi troppo diverso da quello che attualmente intrattiene la maggioranza di governo: anche per l’Ulivo la tv è un megafono propagandistico, uno spazio da presidiare con personaggi di provata fede, che vanno risarciti, nei momenti di bassa fortuna, con qualche prebenda elettorale.

Quello dell’elettore è un compito nobile, ma spesso arduo. Il 13 giugno purtroppo non potremo cantare. Niente "La canzone popolare", niente "Una vita da mediano", niente "Inno alla gioia". Andremo in cabina mogi mogi. Per dovere, soltanto per dovere.

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