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Sport e scuola

Alberto Bianchini

Gentilissimo Direttore, scusi il mio sfogo ma rimango sempre più perplesso e sconcertato dagli interventi e dai toni che sta prendendo la telenovela "ITAS". Non è mia intenzione criticare o elogiare patron Mosna e la sua gestione, anzi, ma vorrei portare ancora una volta l’attenzione sul divario esistente tra risorse (e attenzione) destinate allo sport e all’attività motoria e sportiva dei nostri giovani.

A tale riguardo, vista la mia professione, vorrei soffermarmi sull’educazione fisica e sportiva nella scuola e partirei da un dato inconfutabile: l’educazione fisica e sportiva nella scuola è ignorata.

Molto spesso i politici ci ascoltano e ci osservano più per compiacenza (e finalità elettorali) che per interesse per le nostre proposte. Da molto tempo si susseguono iniziative e proposte per cercare di insinuare nella "conoscenza politica" la cultura della pratica motoria e sportiva come una necessità del vivere quotidiano, una necessità sociale alla quale la politica deve porre rimedio se davvero vuole porre le basi per un benessere futuro della gioventù. Ma spesso (sempre?) sono iniziative e proposte inutili.

Alcuni dati allarmanti non vengono presi in considerazione o, forse, vengono sottovalutati; ne cito solamente due riportati con grande enfasi alcuni mesi fa dalla stampa nazionale: il 35% degli alunni delle elementari risulta in sovrappeso, il 12% risulta obeso.

Ma la nostra scuola continua ad essere l’ultima in Europa con le sue 528 ore complessive dedicate all’educazione fisica al termine del curriculum scolastico contro le 1500 ore di Austria e Inghilterra o le 1200 ore di Finlandia e Croazia.

Il nostro è uno dei pochi sistemi scolastici che prevede l’obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione fisica solo a partire dalle medie, mentre in Europa prevale un modello di scuola che ne prevede l’insegnamento dalla scuola elementare e in alcuni casi fin dalla scuola materna (Francia, Belgio, Olanda o Spagna).

Ai nostri amministratori chiediamo da tempo di investire risorse nell’attività motoria e sportiva a scuola; uno sport scolastico "di eccellenza", insegnato da professionisti del settore, significa promozione alla salute, creare una mentalità sportiva più solidale e rispettosa, combattere il disagio giovanile, ma significa anche valorizzare e innalzare il movimento sportivo giovanile.

Ma, ad oggi, cosa è stato fatto?

Ognuno di noi risponderà in base alle proprie esperienze o alle proprie convinzioni; per quanto mi riguarda, in qualità di insegnante di educazione fisica impegnato nello sport dentro e fuori la scuola, la risposta è: poco o nulla.

Vorrei infine riproporre due proposte importanti che l’ATIEF (Associazione Trentina Insegnanti di Educazione Fisica) ha inviato all’Assessore Salvaterra e all’Assessora Berasi:

- valorizzare l’attività motoria, fisica e sportiva adeguando il monte ore annuale rivolto agli studenti, ai livelli medi europei, in tutti gli ordini di scuola (almeno tre ore settimanali);

- inserire a pieno titolo nel processo educativo di formazione dell’alunno nella scuola primaria un insegnante diplomato ISEF o laureato in Scienze Motorie.

Alberto Bianchini, del Consiglio Direttivo ATIEF (Assoc. Trentina Insegnanti di Educazione Fisica)

PS: Vedo con piacere le partite dell’ITAS (come alcuni incontri di basket del Bitumcalor); sono contento che esistano realtà che portano migliaia di tifosi nei palazzetti e nei campi sportivi avvicinandoli all’attività sportiva, ma sono anche convinto che tutto debba essere governato con regole chiare ed etiche. Poniamoci obiettivi importanti ed impegnativi, ma anche dei limiti.