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L’attentato

C ommentando con amici l’attentato al viaggio inaugurale del nuovo tronco ferroviario della ferrovia Trento-Malé, non ho potuto fare a meno di notare un sorriso di compiacimento, neanche tanto vago, increspare le labbra dei miei interlocutori; lo stesso compiacimento - lo confesso - che anch’io ho provato quando ho saputo che l’autocelebrazione in pompa magna dell’ennesima "opera di regime" era andata storta.

Sia chiaro, tutti contenti che non vi siano stati feriti, però questa strana, sorprendente e forse insana sintonia coi "ribelli" che fanno deragliare i treni sorprende e nello stesso tempo preoccupa. E’ il sintomo di un malessere sociale profondo, della distanza siderale che separa i nostri amministratori e le nostre istituzioni che, in preda a un dirigismo di stampo sovietico, passano sopra il comune sentire come uno schiacciasassi.

Con il bel risultato di suscitare in ampie fasce di popolazione una solidarietà strisciante per atti che dovrebbero essere esecrabili. Il governo provinciale è sempre più inviso a tutti quelli che non vi hanno un interesse economico diretto: come se fosse un corpo estraneo, un nemico da contrastare.

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