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QT n. 10, 17 maggio 2003 Servizi

Val di Sole: morire di benessere

Gli attentati, i suicidi, l’alcolismo...: lo sconquasso sociale in una valle passata troppo in fretta dalla grama povertà alla ricchezza. Il crollo delle autorità e dei valori, il mito del denaro e del successo, le fragilità dei singoli. Il “pensiero unico” dominante in valle, e quelli che cercano un’altra strada.

L’attentato al treno della Trento-Malè; e prima altre azioni dolose contro i depositi della società. Il tutto avvolto in un clima di intimidazioni e vaghe omertà, "si sapeva... se ne era parlato nei giorni prima..." squarciato solo in questi giorni dalle indagini degli inquirenti.

Ma non ci sono solo gli attentati contro la Trentino Trasporti. "Sì, gli incendi ai masi negli scorsi anni, la catena di suicidi, le sacche di alcolismo, la scarsa scolarizzazione..." - ci elenca con voce sommessa Ulderico Fantelli, dirigente scolastico, per 17 anni sindaco di Dimaro. E’ una triste litania ("Attentati, suicidi, alcool, bassa istruzione") che recitano tutti i nostri interlocutori della Val di Sole.

Appunto la Val si Sole. Così bella e ora anche così ricca. Che forse però non è felice e fortunata come le fotografie patinate vorrebbero far credere. L’ultimo attentato, soprattutto perché appendice di tutta una serie di fatti negativi, non è forse indice di un male diffuso? Di una perdita di coesione sociale?

Partiamo dal discorso dei suicidi. "Crisi d’identità e suicidi in Val di Sole" - è il titolo della tesi di laurea con cui Sabina Penasa indaga il problema. I dati analizzati da Penasa sono eclatanti. I tassi di suicidio (numero di suicidi per mille abitanti) in valle sono più che doppi di quelli del Trentino (peraltro più alti della media italiana, vedi tab. 1).

Tab.1-TASSO MEDIO DI SUICIDIO Per ogni 1.000 abitanti (dal 1980 al 2001)
ITALIATRENTINOVAL DI SOLE
0,060,080,17

Non solo: il fenomeno è in progressiva, allarmante crescita: dal 1980 ad oggi il tasso di suicidio continua a crescere (tab. 2): dallo 0,11 dei primi anni fino allo 0,25 degli ultimi, per raggiungere il massimo (0,47) nel 2001, ultimo anno considerato. E tutto questo mentre nel resto del Trentino, dagli anni 80 al duemila, il numero di suicidi non varia.

Tab.2-ANDAMENTO STORICO DEI SUICIDI Tasso di suicidio in Val di Sole per ogni 1.000 abitanti
ANNITASSO SUICIDI
1980-860,11
1987-910,17
1992-960,18
1997-20010,25
Nello stesso periodo il tasso di suicidio in provincia di Trento si mantiene costante attorno a 0.08.

"L’elevato numero di suicidi in Val di Sole è un sintomo particolarmente grave di una società malata" - afferma Penasa a conclusione del suo lavoro, che non a caso intitola "Alla ricerca di senso". Un senso della vita perduto, "una disgregazione sociale e conseguente crisi di identità" che creano "tensione nei legami sociali e rendono l’individuo fragile".

La valle, nel giro di trenta, massimo quarant’anni, è passata da una grama economia silvo-pastorale a una ricca monocultura turistica. "Cambiamento positivo dal punto di vista economico, ma devastante dal punto di vista dell’equilibrio sociale" - commenta Penasa. "E’ uno squasso sociale che stiamo tutti pagando; - afferma il prof. Fantelli - per assimilare il cambiamento ci vuole tempo, e noi non ne abbiamo avuto."

La prima istituzione ad essere investita è stata la famiglia, "dove avveniva la continuità nella trasmissione di senso della vita - afferma Marcello Liboni, bibliotecario a Dimaro - Oggi tra i nonni e i nipoti è come fosse passato qualche secolo: chi viveva nell’economia silvo-pastorale, nell’economia turistica ha ben poco da dire. E la sua autorità crolla. Anche perché porta una visione velata dalla nostalgia; e le sue eventuali proposte sono tutte rivolte a un’improponibile riedizione del passato: il ritorno alla malga, quando c’è, oggi avviene con gli albanesi."

La crisi della famiglia è forse emblematica della difficoltà dei singoli ad adeguarsi allo sconquasso sociale. "Nuovo modello economico significa nuove esigenze, e non solo superficiali. Appunto, nella famiglia - afferma Penasa - ci sono nuove richieste, come l’affetto dei genitori, che invece non c’era nella famiglia tradizionale."

E qui ci si scontra con i nuovi problemi: attività turistica significa stagionalità, iperlavoro in alcuni mesi all’anno "che travolge i rapporti familiari, coi bambini che si trovano di fronte a genitori assenti" - afferma Liboni. "Viene a mancare la presenza e il dialogo. - rincara don Renato Pellegrini, parroco di Rabbi - Delle famiglie sono arrivate a confidarmi: ‘Se ci fermiamo a parlare, ci sembra di perdere tempo’".

Non si tratta di mancanza di sensibilità; ma di incapacità a gestire una situazione nuova. "Il genitore assente, quando poi c’è, pensa di compensare con la qualità dei rapporti alla scarsa quantità: e così diventa iperprotettivo" -afferma Liboni.

Sono dinamiche che avvengono anche in città. Ma qui sono intervenute a ritmo accelerato. E hanno contemporaneamente travolto tutta una serie di momenti fondanti. Il secondo infatti è stato la Chiesa.

"Un recente sondaggio, pur non scientifico, effettuato dal Centro Studi Val di Sole - ci dice Liboni - ha rilevato come, rispetto alle altre vallate alpine, la nostra abbia ancora un numero di praticanti relativamente alto; però in costante diminuzione. Oggi la Chiesa fornisce indicazioni al pari di altre agenzie, come la Tv, o le esigenze del mondo economico. Ma non sa più che dire in tema di politica. E sconta la (passata) sessuofobia: in 15 anni i preti sono passati da indicazioni duramente prescrittive sul sesso, a non parlare più del tema. Ma 15 anni sono pochissimi; aver influito così pesantemente sulla vita, sull’agire intimo delle persone, e non saperlo più motivare, porta al crollo della credibilità."

"La religione forniva i momenti aggregativi più importanti: con la messa, la catechesi, i sacramenti. Era un momento di identificazione, pur nella sottomissione a un’autorità indiscutibile. - sostiene Penasa - Oggi, soprattutto nei giovani, essere cattolici è solo una consuetudine. Una cosa secondaria, che non è in grado di modificare alcuna decisione: dall’aborto all’etica pubblica, al lavoro".

Il prof. Piergiorgio Rauzi, docente a Sociologia, è anch’egli solandro, ed ex-prete: "I parroci sono disperati: in tempi brevissimi gli si è disgregato un mondo."

"Della religione è rimasta una bella cornice: con dentro, più o meno il vuoto" - conferma don Pellegrini.

Con che esiti, per la società?

"Manca un’autorità morale - risponde Penasa - E le persone non sono abbastanza forti da districarsi nelle difficoltà. Allo sciogliersi dell’insieme di regole, autorità, consuetudini, è subentrato il vuoto".

Tutto questo è ancor più dirompente nei paesi di montagna, nelle località più sperdute, che via via si svuotano. "Ci sono due momenti in cui nei paesi si percepisce la disgregazione: quando chiudono la scuola, e quando chiudono la canonica. - dice Rauzi - E’ una razionalizzazione dei servizi che magari ha anche un’oggettiva razionalità (il bambino in una scuola non asfittica sta e impara meglio); ma dalla comunità è avvertito come un momento traumatico; come il senso del paese che viene a mancare."

Tab.3 - SUICIDIO E ALTITUDINE Tasso di suicidio in Val di Sole e altitudine del Comune di residenza
ALTITUDINETASSO SUICIDI
sotto i 700 m0,13
700-1000 m0,14
sopra i 1000 m0,20

E difatti le statistiche sui suicidi sono impietose (vedi tab. 3): più si sale di quota, più i suicidi aumentano.

Come si vede, uno sbandamento sociale preoccupante, accentuato dai modelli culturali proposti dal turismo stesso e assunti senza criticità: "Il milanese in settimana bianca si comporta in maniera diversa da quando è sul lavoro - ricorda Rauzi - Ma questo il giovane solandro non lo sa. Ed ecco che si abbandonano i vecchi modelli comportamentali, per seguirne di nuovi, ma fasulli".

Qui forse sta il punto. La cultura. "Manca un progetto culturale. Nessuno si è posto seriamente il problema di cosa si fa di fronte al processo di modernizzazione" - prosegue Rauzi. Invece...

Invece il modello culturale imperante, sospinto anche dalle Tv, si può sintetizzare con un "chi non ha soldi è un fallito". Il che genera un giro vizioso: il crollo del vecchio sistema valoriale abbisognerebbe di maggiore e nuova cultura; ma la cultura in sé non è un valore, il valore sta nei soldi.

"Prevale in valle un’interpretazione dei problemi tutto in chiave economica. Lo sviluppo integrale dell’uomo, l’istruzione, la sostenibilità sociale, sono belle parole che la classe politica sempre ripete, ma non pratica. - afferma Fantelli - E’ quello che più mi ha deluso, dopo 17 anni da sindaco: vedere come la mia gente non capisca che questo è il problema. La nostra è diventata una valle ricca, e questo è un bene. Ma abbiamo disperato bisogno di una mediazione culturale, di un nuovo equilibrio fra i tempi della pellagra e dei gozzi, e quello dello spaesamento e dell’egoismo."

Purtroppo si marcia su altre strade. "Lo spostamento dei voti su Forza Italia e Lega è il versante politico della visione della vita e della società ridotte ad azienda" - prosegue Fantelli. Né si va meglio nel centro-sinistra; all’interno del quale "il modello dominante è il grisentismo: il pubblico vantare dell’assessore provinciale Grisenti i benefici dell’ignoranza, intesa come stimolo a non perdere tempo nel decidere, fare affari, avere successo" - afferma Rauzi.

In questo contesto si trova a dover operare la scuola. In una società in cui l’economia portante non ha richiesto, almeno finora, alcun particolare livello di istruzione. Per cui il giovane spesso si trova di fronte all’alternativa fra proseguire gli studi e non avere soldi, e lavorare subito, e così diventare ampiamente autosufficiente e magari fare contenta anche la famiglia, bisognosa di aiuto nel portare avanti l’azienda.

"Chi studia non fa soldi nell’immediato. E in una valle che solo da poco è uscita dalla povertà, i soldi contano. - afferma Liboni - E’ un concetto che si sta lentamente modificando; si sta aprendo il discorso dello studio come ricchezza personale; di un valore non legato al denaro".

"E’ vero, un confortante numero di genitori sta investendo nello studio, inteso non solo come professionalizzazione, ma come capacità di farsi una visione del mondo. - conferma il prof. Fantelli -

Anche se la maggioranza chiede ancora alla scuola una rapida competenza professionale da spendere nell’immediato".

"Lo stesso turismo avrebbe bisogno di maggior istruzione: più informatica, più inglese per cominciare, e fra poco bisognerà sapere il polacco. Ma non solo; - sostiene Penasa - mancano le basi per indirizzare il turismo, altrimenti non si sa dove andare, e si percorrono solo le vecchie strade, magari consunte. Per esempio il turismo sostenibile, eco-turismo, turismo culturale, ecc: bisogna saperlo indirizzare, e poi abbisogna di una cultura diffusa, tra gli operatori e nella popolazione."

Ed è ancora in questo contesto che si sviluppa l’associazionismo. Punto forte del Trentino tradizionale, come ha retto alla modernizzazione? Bande, cori, filodrammatiche hanno negli ultimi anni recuperato, anche se in genere aggregano persone non giovanissime. C’è il dato forte delle biblioteche, frequentate e attorno alle quali sono sorte piccole realtà culturali. C’è il Centro Studi Val di Sole, di cui Fantelli è presidente, con i suoi 2.500 soci (cioè che ogni anno pagano la relativa quota). Il Progetto Giovani, che ha curato alcune inchieste; associazioni giovanili dal nome significativo come Resistenza culturale di Terzolas. Un gruppo giovanile (cattolico) di Vermiglio che ha prodotto recital impegnati, ad esempio dal titolo "Una vita spericolata" sul proprio modo di vivere; o a Rabbi un altro gruppo (Solidarietà), che si propone uno studio/progetto/intervento ancora sul mondo giovanile.

"C’è un rifiorire di attività, l’associazionismo ha tenuto bene. - commenta Fantelli - Però è acqua che scorre: non si riesce a dare un’interpretazione generale della società, e a volte si finisce per essere un’appendice del turismo, per fornire il folklore al turismo culturale. Un rapporto che mi sembra troppo stretto, una complementarietà al modello esistente; un gruppo culturale dovrebbe invece fungere soprattutto da momento critico".

E’ il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, a seconda dei punti di vista. Una certa aridità del mondo solandro la si può intravedere, fisicamente, dalle belle case ristrutturate: su poche, pochissime, è inalberata la bandiera della pace; nel Trentino provincia più arcobaleno d’Italia (vedi su questo numero Bandiere post-belliche), la Val di Sole è un punto grigio. "Lo si è visto a Terzolas, all’incontro promosso dal Laboratorio della Pace: c’erano una ventina di associazioni della Val di Non, e alcune persone singole della Val di Sole" - raccontano i nostri interlocutori. "Il fatto è che in Val di Non la famiglia ha resistito perché ha tenuto l’agricoltura" - commenta Fantelli. "E’ che, al di là delle opinioni politiche, da noi prevale l’imperativo di farsi gli affari propri, di non esporsi. Per stare bene basta pensare ai fatti propri, o al massimo a quelli della valle" - aggiunge don Pellegrini.

Non abbiamo sentito nessun esponente dell’establishment. E’ forse un nostro errore di giornalisti; ma non ce la sentivamo di sorbire - noi e i lettori - le solite tirate sugli "sviluppi sostenibili" puntualmente contraddette dai fatti.

"Una nuova società ha nuove esigenze: come i bambini nella famiglia avrebbero bisogno di più affetto, così i giovani di più cultura, così gli adulti tutti di un nuovo sistema di valori. - conclude Sabina Penasa - Queste sono necessità; ma la maggioranza non è consapevole, e quindi non si tramutano in richieste. Ad esempio, le associazioni sportive sono tutte finalizzate all’agonismo, con il risultato che creano nuove tensioni e frustrazioni".

Forse tutto questo è adeguato alle richieste…

"Non è adeguato alle necessità. Anche se i giovani non se ne rendono conto. Così per i gruppi culturali: non li chiedono, però se ci fossero sarebbero positivi, come si vede. Più in generale ci sono nuove esigenze, ma non sono espresse. E nessuno se ne fa carico - replica Penasa.

"Noi seminiamo; - conclude Fantelli - quello che cresce stento però a vederlo; e di sicuro non è adeguato alle necessità. Anche se è vero che fa più rumore un albero che cade di mille che crescono. E in valle ci sono quelli, e forse sono tanti, che stanno crescendo".