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QT n. 6, 23 marzo 2002 Scheda

Le previsioni e la realtà

La macchina ad aria compressa che automaticamente estrae le palline.

In fase di presentazione del gioco (nell’estate del 2000), il Ministro delle Finanze Ottaviano Del Turco aveva glorificato il Bingo sgranando una serie di cifre mira-bolanti: 40 posti di lavoro in ogni sala per le prime 420, il che equivaleva a quasi 17.000 occupati diretti (40 x 420) da raddoppiare entro il 2002 con l’apertura di altre 400 sale, più 50.000 posti nell’indotto (ristorazione, nursery, pulizie, esperti di computer) nei primi cinque anni, più 1,5 miliardi di euro nelle casse dello Stato, più una parte dei proventi alla ricerca sul cancro.

Quanto agli effetti collaterali, invece, non si dava alcuna indicazione.

In realtà, già nelle domande degli aspiranti gestori le attese erano state nettamente ridimensionate. 17 dipendenti per sala, 64 estrazioni al giorno, 3 cartelle acquistate in media da ogni cliente, sedici ore di apertura giornaliera per trecento giorni all’anno, con un incasso medio annuo per sala di 26,8 milioni di euro (circa 52 miliardi di lire), di cui 4,7 di utile e10 allo Stato.

Un rapido conto: 17 dipendenti a sala per 420, il totale fa 7.140 occupati (per 800 sale si arriva a 13.600) e incasso di 11,256 miliardi di euro per 420 sale (50 miliardi per 800) e il doppio per 800 sale, con l’erario che incassa 500 milioni annui invece degli annunciati 1.500.

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