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Attenta, curiosa, non prevenuta

padre Sandro Lagomarsini

Ho conosciuto Serena Tiella dieci anni fa. Giunse una domenica, senza preavviso, mentre stavo predicando in una delle mie chiese. Pranzò con me e lodò il mio risotto ai funghi. La trovai critica, ma anche attenta, curiosa, non prevenuta. Ci accomunava la passione per la scuola e, su molti punti, le nostre analisi coincidevano. Su un giornale trentino tracciò poi su di me un profilo favorevole. Continuò negli anni a seguire con simpatia le mie battaglie. Ne avvertiva il significato civile e non restava indifferente alla loro dimensione religiosa. Mi dedicò un altro articolo nel ’98, su Questotrentino. Sui miei contrasti con l’Amministrazione comunale di Varese Ligure, prese una posizione netta, in contrasto con tante notizie fumose o folcloristiche apparse su vari giornali italiani.

Quel gesto di amicizia mi fece molto piacere, dato l’isolamento in cui mi trovavo. Vi lessi anche la volontà di testimoniare che, nonostante la crisi delle ideologie e i galoppanti riflussi nel privato o nel tecnologico, qualcuno continuava a tenere alta la bandiera della resistenza contro le prevaricazioni del potere.

Durante la sua battaglia contro la malattia, i nostri contatti furono più frequenti. Conoscendo il suo interesse per la poesia, le inviai una piccola raccolta di versi e di riflessioni, pensate - almeno in parte - per continuare il filo di una conversazione e alimentare il suo interesse per la vita. Serena decise di farne una pubblicazione con le Edizioni Osiride di Rovereto e non abbandonò l’idea nonostante i sempre più frequenti ricoveri. Preparammo l’edizione ai primi di novembre del ’99, in una stanza dell’ospedale, dopo una improvvisa bisboccia a base di strudel, caldarroste e vino trentino e dopo alcuni bruschi congedi di Serena ai gentili visitatori di quel pomeriggio. Volle seguire da sola le ultime fasi della stampa, sentendosi premuta dall’urgenza.

L’accoglienza favorevole ricevuta dalla prima edizione dell’Orto (questo il titolo del libretto) la rese felice. Era affascinata dal mio tentativo di cogliere nel perimetro di un orto casalingo i rimandi ai grandi temi della riflessione filosofica e religiosa, espressi nel linguaggio della Bibbia o filtrati dalla letteratura.

Proveniva da una formazione laica e ogni tanto lo ricordava, ma si trovava a suo agio in un discorso cristiano che apprezzava in tutti i suoi aspetti la realtà mondana, mentre ne attende un più alto compimento. Non intendo fare indebite annessioni, ma sono convinto che, nel profondo, a questa realtà futura "non costituita da mani d’uomo" facevano riferimento anche la speranze di Serena.