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Il Trentino degli sport estremi

Francesco Borzaga

A lunghi intervalli, simile ad un fantasma nella nebbia, riappare sulla stampa il “Parco naturale del Bondone”. La più recente traccia di questa indistinta entità è del 6 novembre: si apprende che il nuovo ente andrà dal lago di Cei ai laghetti di Lamar, e che la Provincia ha delegato il Comune di Trento a realizzare un “accordo di programma” con i comuni di Cimone, Garniga Terme, Terlano e Villa Lagarina in modo da allargare le aree protette. Inoltre la Provincia, in un empito di generosità, ha girato al comune la somma di 14.500 euro per le spese. Non abbiamo certo di che lamentarci.

Osservo come l’avvio del progetto di valorizzazione e salvaguardia naturalistica della montagna di Trento arrivi alquanto tardi. È evidente che la PAT ha dato ogni precedenza alla scelta di fare della piana delle Viote il paradiso (a pagamento) dei fondisti. Di qui, dopo altre pesanti elargizioni di soldi pubblici, è arrivato il pesante intervento di nuova viabilità e relativi parcheggi che ha provocato tante giustificate proteste. Lo sfregio fa ormai bella mostra di sé in mezzo alla piana e non sarà certo il Parco naturale, ammesso che un bel giorno veda la luce, a rimediarne gli effetti.

Vi sono anche le casermette austriache, in parte crollate e tutte ormai in abbandono, dopo la tempestiva eliminazione del C.E.A. Sembra abbandonato il bieco proposito di cederle ad un gruppo speculativo tedesco per farne un villaggio turistico. Mi chiedo quale sarà il loro destino...

In altri settori, giudicati di maggiore interesse, la Provincia è più svelta e meno avara. In 10 anni, mi informa la stampa, agli impianti e agli albergatori del Bondone sono arrivati dalla PAT 60 milioni di euro. L’ultimo regalo alle funivie del Bondone, in cronico passivo, è arrivato da Trentino Sviluppo: 5 milioni!

Credo che nell’ottica degli strateghi provinciali il futuro turistico trentino non riposi sui Parchi naturali. Esso va piuttosto cercato negli sport estremi, capaci di procurare potenti scariche di adrenalina.Ce n’è per tutti i gusti: speleologia, rafting, hydrospeed, canyoing, kitesurf (?), downhill, bouldering (?)...

Fra tutte queste opzioni sembra essere il downhill, che bene risponde alle aspettative di impiantisti e albergatori. La disciplina sembra consistere nello scaraventarsi dall’alto di un monte su ogni possibile traccia, prato o sentiero, naturalmente equipaggiati di costose biciclette speciali, caschi, tute e quant’altro. Già in Paganella, vetrina del nostro turismo, è il Natural Bike Park a farla da padrone, usufruendo di una serie di vecchi sentieri e mulattiere in disuso o in abbandono. Ma ormai tutte le montagne trentine, a cominciare dal Bondone e dal Baldo, sembrano destinate ad ospitare il nuovo, costoso svago. Non a caso una recente legge provinciale ha introdotto il “bike park”, vale a dire l’uso delle piste da sci nella bella stagione. Gli interessi degli impiantisti restano al primo posto per i nostri governanti.

Il normale escursionista e l’amante della natura si aspettino quindi di vedersi piovere addosso, da prati e sentieri, torme di avventurosi; l’alternativa sarà rifugiarsi sui monti del più tranquillo Alto Adige.

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