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Mai più disastri ambientali impuniti

Terra dei fuochi, Marghera, Taranto, Gela, Eternit, Valle del Sacco, Quirra: l’Italia non può più attendere. Con l’inserimento nel Codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro, sarà possibile aiutare magistratura e forze dell’ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli di gravi reati ecologici e mettere un freno alle lucrose e - ad ora sostanzialmente impunite - attività della criminalità ambientale. Un cartello di 25 sigle (tra associazioni di cittadini, di studenti, di categoria e comitati), promosso da Legambiente e Libera, lancia l’appello al Senato indirizzato al Presidente Pietro Grasso e ai Presidenti delle Commissioni Giustizia e Ambiente, Nitto Palma e Marinello, per una rapida approvazione del disegno di legge sui reati ambientali nel Codice penale, per mettere un freno a un’attività criminale che con 30.000 reati accertati all’anno oggi frutta a chi delinque oltre 16 miliardi.

Chi ruba una mela al supermercato può essere arrestato in flagranza perché commette il delitto di furto, mentre chi inquina l’’ambiente no, nella peggiore ipotesi se la cava pagando un’ammenda. Non esistono nel Codice, infatti, né il delitto di inquinamento, né quello di disastro ambientale.

Oggi, finalmente, possiamo dare una svolta a questa situazione: nel febbraio 2014 la Camera ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce 4 delitti ambientali nel Codice: inquinamento e disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo e impedimento al controllo. Il testo, però, è fermo da mesi al Senato, per alcuni limiti tecnici superabili con poche modifiche. Approvarlo prima possibile rappresenterebbe una pietra miliare nella lotta alla criminalità ambientale, garantendo la tutela dell’ambiente e assicurando strumenti investigativi fondamentali. Serve un ultimo sforzo, non c’è più tempo da perdere, è giunto il momento che ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti al Paese.

Per firmare l’appello:

www.riparteilfuturo.it/delittiambientali, oppure www.change.org/legambiente-ecoreati

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