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QT n. 2, febbraio 2016 Trentagiorni

Una tempesta in un piatto di pollo

“Tu che hai fatto quel servizio sui profughi - mi dice il direttore - vai a vedere cosa è successo a Marco, perché sembra che non sia tutto rose e fiori. Pare che si siano incazzati perché non gli hanno dato il pollo; è dovuta intervenire la polizia e il Cinformi ha emesso un comunicato stampa”.

Le tende dei profughi al campo di Marco

Ma porca miseria, pensa il solerte redattore che ha appena finito di raccontare come la Provincia di Trento si distingue per la sua capacità di gestire l’emergenza, e chiama il Cinformi per capire cosa sia accaduto.

Come abbiamo spiegato a tutti i giornali, - mi raccontano - c’è stato un gruppetto che ha protestato perché erano mancate alcune porzioni di pollo, ma non è che non gli abbiamo dato da mangiare. Si sono messi fuori dall’ufficio a fare una specie di sit-in, e l’operatore ha pensato che il modo più veloce di farli smettere fosse di chiamare una pattuglia”.

Una pattuglia, come quella che mi mandavano i vicini quando facevo le feste da studente?” gli chiedo, e lui ride. “Non posso giudicare cosa Lei facesse in gioventù, ma penso che l’intento fosse analogo. Tenga presente che la collaborazione con le forze dell’ordine per noi è fondamentale per una buona gestione dei progetti”.

Dai racconti circolati sembrava quasi che fossero arrivate le camionette, ma passiamo oltre.

Degli articoli comparsi sulla stampa mi aveva colpito la frase “La Provincia non consente questo tipo di atteggiamenti, al massimo una segnalazione agli operatori”: e se si verificano, quali sono le conseguenze?

Esiste un protocollo preciso: in funzione della gravità si va dalla decurtazione del pocket money fino all’esclusione dal progetto di protezione internazionale”.

Mamma Provincia, insomma, non disdegna qualche sberla.

Resto in dubbio sul motivo della protesta, ma pare davvero che si sia trattato di una manciata di porzioni di pollo mancate all’appello.

Tieni presente - mi dice in amicizia un operatore - che queste persone sono ridotte al livello minimo dell’autostima, si comportano quasi come bambini. A volte vogliono solo fare i capricci; quando poi li trasferiamo negli appartamenti recuperano consapevolezza, si arrangiano e gli passa rapidamente. Certi giorni hanno le balle girate perché dormono in tenda, e capirai che in inverno non è il massimo”.

Mi viene in mente quando da ragazzo avevo una giornata di merda e tornavo a casa a sfogarmi sulle uniche persone che me lo lasciavano fare, i miei genitori.

Riassumo sulle mie note: nessuna rivolta dei profughi, nessun pericolo per gli operatori, niente mobilitazione delle forze dell’ordine. A questo punto sfoglio l’interrogazione che il consigliere Borga (Civica Trentina) ha presentato in Consiglio Provinciale. Cito testualmente: “La protesta del pollo (laddove più propriamente a protestare dovrebbe essere non chi il pollo se lo mangia gratis, ma il contribuente italiano, anch’egli pollo per altro verso, che il pollo lo paga di tasca sua)”.

Aspetta che ho capito. Una forza politica ha deciso di abusare di uno strumento politico importante come l’interrogazione per strumentalizzare l’equivalente di una bega in famiglia e i giornali locali si sono buttati a pesce senza farsi troppe domande, seguiti da qualche sito di tendenze fascistoidi. Viene anche da chiedersi se qualche furbetto non abbia intenzionalmente passato a Borga una falsa notizia, ingigantendola.

Con gli appunti in mano mi trovo a domandarmi: e io cosa d