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Mecenatismo a Bolzano

Josef Kreuzer dona alla città un nuovo museo d’arte

Ogni tanto qualcuno, e anche chi scrive, si lamenta che nella grande ricchezza che caratterizza alcune persone e alcune parti del Sudtirolo, non si trovi mai nessuno che decida di investire qualcosa del proprio per il bene comune. Tutti sono pronti a prendere a chiedere e mai a dare. Ed ecco a smentirci, una bella notizia degli ultimi giorni del 2016.

Non c’è un’opera del valore della “Dama con l’Ermellino” che Leonardo da Vinci ritrasse intorno al 1490 a Milano e che rappresenta quasi certamente Cecila Gallerani, giovane senese amante di Ludovico il Moro. Ma anche Bolzano ha ricevuto una donazione d’arte di grandissimo valore.

È accaduto qualcosa di simile e altrettanto sorprendente di quanto avvenuto in Polonia negli stessi giorni di fine anno. Là l’ultimo erede della collezione Czartoryski, iniziata nel 1700, l’ha ceduta allo Stato polacco, per 100.000 euro, una cifra simbolica di fronte al valore effettivo delle opere d’arte, valutato di 2 miliardi, oltre alla “Dama”, la cui sola assicurazione costa 350.000 euro. Il mecenate ha spiegato il suo atto dicendo che la sua famiglia ha sempre fatto il bene del Paese e anche lui, pur non vivendo in Polonia, vuole fare lo stesso.

Josef Kreuzer

Il 19 dicembre scorso Josef Kreuzer ha dichiarato la sua intenzione di donare alla Provincia di Bolzano la sua collezione composta da 1500 opere di 300 artisti e il bellissimo antico palazzo dei Portici in cui aveva sede fino al 2007 l’azienda di famiglia, per molti decenni il miglior negozio di tessuti da arredamento della città. Una commissione della Provincia ha accertato e accettato i termini della donazione. Nella loro decisione si legge: “I componenti della commissione Cultura esprimono a Josef Kreuzer la loro gratitudine e la loro stima per questa generosa donazione. Secondo il loro parere unanime si tratta di un gesto straordinario e generoso di grande significato che costituisce per la nostra provincia un enorme valore: la collezione è un’occasione unica per il Sudtirolo e un arricchimento per il panorama culturale. Josef Kreuzer con questo gesto ha dato prova di grandezza e di uno sguardo lungimirante”.

Nell’occasione è stato presentato un catalogo delle opere, frutto di un lungo e accurato lavoro di tre studiosi (Roberto Festi, Eva Gratl, Carl Kraus) in tedesco e italiano.

Già nell’autunno del 2015 una parte di collezione era stata oggetto di una mostra nel Museo Civico di Brunico, ma solo con opere dell’area corrispondente al vecchio Tirolo storico. Il titolo era “Bilder eines Jahrhunderts. Südtirol, Tirol, Trentino von 1900 bis heute. Aus der Sammlung dr. Josef Kreuzer” (Quadri di un secolo. Sudtirolo, Tirolo, Trentino dal 1900 ad oggi. Dalla collezione del dottor Josef Kreuzer).

Nella collezione, che sarà visibile negli ampi spazi del palazzo dei Portici con accesso da via Argentieri, una collezione il cui valore è stato stimato in 6 milioni di euro, a cui si aggiungono i 10 milioni di valore della casa sotto protezione delle Belle Arti, sono presenti opere che percorrono tutto il Novecento fino all’inizio del nostro secolo, con una visione attenta al territorio, ma aperta a sud e a nord e al nuovo: Albin Egger Lienz, Fortunato Depero, Max Weiler, Karl Plattner, Hans Ebensperger, Peter Fellin, Afro, Vedova, Melotti. Dal Liberty all’espressionismo, dal futurismo al cinetismo, all’astrazione. Ci sono i disegni di Oskar Kokoschka e opere di Hermann Nitsch e Walter Pichler, i futuristi trentini e italiani e le avanguardie italiane del dopoguerra, Giuseppe Capogrossi, Santomaso, e giovani artisti contemporanei.

Ci vorrà tempo per studiare e sistemare gli spazi. Fino d’ora però i bolzanini e gli amanti dell’arte possono rallegrarsi per questa novità, che non viene prepotentemente piazzata nel costruito urbano mantenendosi estranea e distante nella forma e nei contenuti, come è stato l’infelice esempio del Museion, frutto di un tempo in cui Durrnwalder decideva tutto purché fosse tanto e grande. Il nuovo museo aiuterà a comprendere le radici e la ricchezza della città e sarà anche un riconoscimento del merito di alcuni suoi colti abitanti, che hanno curato l’arte e la cultura accanto alle professioni.

Qualcosa di bello e prezioso che rincuora chi vede l’imbruttimento del capoluogo, lo squallore delle attrazioni commerciali, e dà un segnale sulla direzione che dovrebbe prendere, puntando a diventare fucina di diversità e di alta cultura e innovazione vera, senza perdere la consapevolezza della bellezza del proprio passato.

La spiegazione di un comportamento tanto raro è stata che l’arte deve essere vista e goduta e non rimanere al chiuso. Kreuzer si deve annoverare fra i grandi collezionisti che amano l’arte, la collezionano e in parte la “salvano” nei momenti difficili della storia, e la vogliono dunque libera. Libera anche di essere vista da tutti. “Der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihre Freiheit” (Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà) fu lo slogan della Secessione viennese del 1898. La collezione di Kreuzer e la sua decisioni sembrano ispirate a questo principio.

Un collezionista al pari di George Costakis, il greco-russo che salvò le opere dell’Avanguardia russa dalla dispersione e dall’oblio, e che nel 1977 donò gran parte della sua collezione, raccolta con fatica e pericolo in un periodo storico in cui quelle forme d’arte e gli artisti che le realizzavano erano messi al bando e spesso anche perseguitati, al Museo di Arte contemporanea della sua città, rendendo possibile in questo modo agli studiosi e agli appassionati di tutto il mondo di conoscere un periodo straordinario dell’arte che sarebbe rimasta altrimenti ignota.

Una vita fra codici, arte e commercio

Per tutta la sua certo più tranquilla, ma a suo modo rivoluzionaria vita, Josef Kreuzer ha coltivato la passione per l’arte. Non era stato sempre un commerciante, aveva un professione precedente, quella di giudice. Dopo la laurea (è nato nel 1938) aveva lavorato nello studio di Roland Riz, avvocato, deputato e poi senatore, docente universitario di diritto costituzionale.

Nel 1966, quando diede l’esame di avvocato, Kreuzer volle però cimentarsi anche nel concorso per giudice, che vinse. In un’intervista del 2012 al giornale dell’associazione dei commercianti, ricordò di averlo fatto perché riteneva che ci volessero giudici di lingua tedesca “per far crescere la fiducia della popolazione locale nella giustizia”. Così fu il primo giudice di lingua tedesca del Tribunale di Bolzano.

Quando la famiglia ne ebbe bisogno, lasciò, a 42 anni, il Tribunale, e per 23 anni diresse il grande negozio dei “Fratelli Eccel” sotto i Portici, dove ben pochi immaginavano che quel signore così cordiale ed esperto in materia di tende e tappeti di qualità avesse avuto in passato una professione tanto diversa.

A 67 anni andò in pensione e lo riprese l’antica passione per le questioni giuridiche: “Mi sono sempre sentito un giudice, anche quando dirigevo il negozio di famiglia” - confessò una volta. Nel 2007 il negozio, come tante altre gloriose ditte, cedette alle catene internazionali.

Il dottor Kreuzer tornò così a fare il giudice. Non in Tribunale, ma nell’appena istituita Commissione per la Conciliazione per le questioni di responsabilità dei medici della Provincia di Bolzano e nella Commissione tributaria di seconda istanza. Ancora traduce, insieme a colleghi giudici, ad avvocati e professori, le leggi italiane in lingua tedesca.

Ora la sua storia di cittadino operoso e gentile si completa con questo gesto semplice e forte di amore verso la sua città.

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