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QT n. 10, ottobre 2017 Trentagiorni

ITAS: il Trentino ci prova a riprendersi la Mutua

Forse non è perduta la partita Itas. “Ci hanno scippato la Mutua” titolavamo a giugno: il presidente Giovanni Di Benedetto, da ex-presidente degli agenti della compagnia, controlla gli agenti, i quali, in base a uno statuto bizzarro, di fatto controllano la Mutua. E molto chiare erano le manovre del Presidente per perpetuare la propria carica e per portare la compagnia fuori dal Trentino, per lui poco controllabile.

Giovanni Di Benedetto

“Un’ultima, esile speranza: il Tribunale…” scrivevamo nel sottotitolo. Bene, ora questa speranza è diventata (quasi) realtà: Di Benedetto si è dimesso. Cosa è successo? C’entra forse il Tribunale, cioè il procedimento giudiziario che ha travolto il direttore generale Ermanno Grassi ed ha scoperchiato un verminaio ai piani alti della società?

Indubbiamente c’entra. E non è assolutamente un caso che le dimissioni siano arrivate esattamente il giorno prima dell’udienza preliminare. Intendiamoci, Di Benedetto non risulta né imputato né indagato, anzi vittima di un’estorsione perpretata (attraverso pedinamento e intercettazioni effettuati da un detective privato) ai suoi danni da Grassi, estorsione che peraltro il Presidente nega di aver subito. Però è una situazione confusa processualmente, e ancor più confusi sono i rapporti tra Di Benedetto e Grassi, posto che Itas per mesi ha tenuto un profilo molto basso, quasi conciliante nei confronti del suo direttore colto in castagna, e ancor oggi Di Benedetto non si è costituito parte civile per la supposta estorsione.

Se poi guardiamo alla vicenda dalla visuale aziendale, o da quella dei controllori delle assicurazioni, è chiaro che desta forti perplessità una presidenza che non si è accorta del marcio che stava impestando i piani alti della società.

Ed ecco quindi arrivare dei robusti altolà. Il primo dall’Ivass, Istituto di vigilanza assicurazioni, che ha seguito con irritazione il dipanarsi dello scandalo; e che nel regolamento che sta varando introduce per i membri del Cda dei requisiti di onestà e corretta condotta, cui Di Benedetto, a suo tempo imprigionato e condannato per corruzione e vari altri reati, non potrebbe ottemperare.

Il secondo altolà è arrivato dall’interno. Probabilmente incoraggiati dalla posizione della Vigilanza, i membri trentini del Cda, a iniziare da Zanoni e Vescovi, assieme a Gerarth Gostner rappresentante dei delegati sudtirolesi e ai consiglieri tedeschi, aggregano una maggioranza, 8 voti su 12, attorno a una mozione di sfiducia: o Di Benedetto si dimette, oppure viene sfiduciato.

La soluzione finale è un mezzo compromesso: Di Benedetto lascia la presidenza, ma rimane nel Cda, verrà nominato presidente onorario, si tiene un ufficio in sede per controllare la situazione, resta vicepresidente dell’Associazione nazionali imprese assicuratrici.

Insomma, ha perso una partita, ma è sempre in gioco. Il Trentino non si è ancora ripreso la sua Mutua.

“Va ridefinita la governance, a iniziare dalle modalità di nomina dei delegati, che non possono essere la creatura degli agenti – ci dice Marina Mattarei, tra i delegati più combattivi - Finora nessuno si poneva problemi sulla democrazia interna. Abbiamo toccato con mano quanto questo sia negativo, e ora lo scossone ricevuto può aprire nuove opportunità.”